È stato siglato oggi l’accordo quadro tra l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Giannino Bassetti nell’anno del centenario dell’ateneo milanese e del trentennale della Fondazione, che vede, tra le altre attività, l’apertura ai ricercatori della Statale dell’Archivio di Piero Bassetti, scrigno della vita politica e culturale di Milano degli ultimi 70 anni. Il progetto ha come referente il Dipartimento di lingue, letterature, culture e mediazioni e Roberta Garruccio ricercatrice di storia economica.
La presentazione dell’accordo quadro è avvenuta questa mattina alla presenza del Rettore della Statale Elio Franzini e di Piero Bassetti, Presidente della Fondazione Giannino Bassetti.
L’accordo, della durata di tre anni, prevede attività di ricerca, la pubblicazione di studi e l’organizzazione di dibattiti pubblici sulla tematica del potere e dell’innovazione responsabile, grazie al trasferimento dell’archivio personale di Piero Bassetti alla Fondazione, un patrimonio imponente di documentazione che corre ininterrotto dal 1947 a oggi e che si dipana lungo diverse dorsali istituzionali, politiche e culturali, rendendolo una fonte preziosa che finalmente potrà essere aperta alla consultazione per la ricerca. Tra i primi passi attuativi dell’accordo, la borsa di studio appena finanziata dalla Fondazione Bassetti presso l’ateneo milanese, nella cornice del dottorato nazionale facente capo all’Università di Genova e afferente al curriculum di Storia dell’idea d’Europa e dell’integrazione europea , al cui collegio partecipa il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico – Politici della Statale di Milano.
“Siamo profondamente orgogliosi di aver stipulato questo accordo con la Fondazione Bassetti, e un sentito ringraziamento va al suo Presidente Piero Bassetti”, ha commentato il Rettore dell’Università degli Studi di Milano Elio Franzini. “In questo modo, i nostri scienziati accederanno a un patrimonio di grande valore per la ricerca, mentre, come Statale avremo, ancora una volta, la possibilità di coinvolgere anche i cittadini verso un’innovazione aperta e sempre più responsabile”.
“Il motivo dell’incontro tra Università e Fondazione”, ha aggiunto dal canto suo Piero Bassetti – affonda nel convincimento che le istituzioni nelle quali siamo abituati a cercare il sapere – le università – e quelle cui pensiamo sia affidato il potere – anzitutto gli Stati – siano ormai a tal punto sfidate dalle innovazioni da doversi porre una domanda di fondo: nei decenni a venire, a quale sapere andrà il potere?”.
L’archivio testimonia innovazioni istituzionali e riflessioni teoriche in ragione dell’esperienza di Bassetti, prima in veste di assessore del Comune di Milano, poi come primo Presidente della Regione Lombardia e successivamente Deputato al Parlamento, Presidente della Camera di Commercio di Milano, di Unioncamere, delle Camere di Commercio Italia all’estero, dell’IPALMO e del Gruppo Italiano della Commissione Trilaterale.
A conferma di questa prospettiva, il segretario generale della Fondazione, Francesco Samorè (a sua volta storico e autore di Guardare oltre, una biografia politico culturale di Bassetti) ha ricordato come le attuali istituzioni “bassettiane” – Globus et Locus e la Fondazione – siano il frutto più recente dell’itinerario culturale iniziato nel 1959 col libro Le Redini del Potere e proseguito nel corso dei decenni fino al recente Oltre lo specchio di Alice: governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca (scritto da Bassetti durante la pandemia).
L’idea che le istituzioni non siano statiche, ma sempre precedute dalle innovazioni, e che dunque non basti “normare”, ma occorra sapere meglio e di più per reinventare continuamente le istituzioni, è dunque il filo rosso che la stessa Università degli Studi di Milano cominciò a raccogliere negli anni Duemila, promuovendo un convegno sulle carte dell’archivio Bassetti (con l’allora rettore Enrico Decleva) sfociato nel volume Milano tra ricostruzione e globalizzazione. Dalle carte dell’archivio di Piero Bassetti. La Statale pubblica inoltre, tramite University Press, la rivista Glocalism voluta da Bassetti e diretta dal professor Davide Cadeddu.
“L’intelligenza artificiale”, ha proseguito Bassetti, “ci ha messi di fronte ad una rivoluzione nelle modalità di trasmissione del sapere, come fu nel quindicesimo secolo con Gutenberg. Per chi come me è da sempre convinto che la storia sia guidata dal sapere, e che non vi siano istituzioni credibili e legittimate senza la capacità di padroneggiare responsabilmente un sapere aggiornato, la sfida inizia ora. All’università domandiamo il coraggio di ripensare se stessa come protagonista della storia. In un mondo “glocale”, dominato dal movimento, in cui sembra indebolito ogni interesse generale e in cui le innovazioni trascendono ampiamente i poteri pubblici (pensiamo alle big tech), Milano e la Lombardia – questo è almeno ciò che mi ha impegnato per tutta la vita – possono rappresentare “la sveglia”: non possiamo separare innovazione e valori, non possiamo sperare in istituzioni “giuste” se non le costruiamo su saperi aggiornati”.
A margine della presentazione sono state aperte alla stampa alcune sezioni dell’archivio, la cui digitalizzazione è in corso grazie all’apporto di un giovane esperto in digital humanities e applicazione di intelligenza artificiale al patrimonio archivistico, il dottorando Dario Baldini.