Il Futurismo è nato a Milano e da ottobre Milano avrà il museo del Futurismo più importante al mondo. Il museo del Novecento ha ottenuto in comodato gratuito per cinque anni prorogabili la collezione Mattioli, un nucleo di 26 opere dichiarato indivisibile e insostituibile dallo Stato italiano nel 1973. Il valore assicurativo è di 142 milioni 700 mila euro ma in realtà si tratta di opere inestimabili, come dimostrano i successi alle aste di altri dipinti acquisiti da Mattioli, come Il nudo rosso o Nu couché di Amedeo Modigliani venduto all’asta nel 2015 per oltre 170 milioni di dollari.
La collezione, che dal 1997 al 2015 è stata esposta al Peggy Guggenheim di Venezia, include capolavori assoluti realizzati negli anni Dieci del Novecento come ‘Materia’ di Umberto Boccioni del 1912, la ‘Ballerina Blu’ di Gino Severini, ‘Bottiglie e fruttiera (natura morta)’ del 1916, uno dei dipinti più significativi di Giorgio Morandi, o ancora ‘Composizione con elica’ del 1919 di Mario Sironi, collage che rappresenta il momento di passaggio dell’artista dal futurismo alla metafisica e ancora opere di Depero, Modigliani, Carrà, ‘Solidità di nebbia’ del 1912 di Russolo. ” Con questa collezione unica, straordinaria, importante il museo del Novecento di Milano diventa il più importante al mondo per il futurismo” sottolinea all’ANSA Anna Maria Montaldo, la direttrice del polo di Arte moderna e contemporanea del Comune di Milano, di cui il Novecento fa parte. Arricchisce un nucleo di opere già presenti, grazie anche a donazioni e comodati di altri collezionisti. In termini calcistici sarebbe come annunciare che Messi giocherà in squadra con Ronaldo. Ed è a questo che ha pensato Giacomo Rossi, unico erede della collezione Mattioli, quando ha deciso di affidare al Novecento il ‘tesoro’ del nonno. “Le collezioni di Jucker, Azari e Mattioli, insieme, permetteranno al Comune di Milano di riunire i maggiori capolavori futuristi. Pensare a ‘Elasticità’ insieme a ‘Materia’ di Boccioni o alla “Ballerina blu” accanto alla “Ballerina bianca” di Severini (solo per fare due esempi), oltre a provocare una grande emozione – ha osservato – permetterebbe al Comune di Milano di radunare le più importanti opere del collezionismo milanese”. E questo senza contare che il museo garantirà “una fruizione ampia da parte di un pubblico vasto come sempre voluto da Gianni Mattioli”. Commerciante in cotone, Mattioli amava l’arte, considerava Fortunato Depero non solo un amico, ma una sorta di padre e attraverso lui si avvicinò al futurismo e alle opere delle avanguardie di inizio Novecento. Amava l’arte così tanto da considerarla una necessità per l’uomo, soprattutto dopo le brutture della guerra. Così progettò e realizzò – anche grazie all’aiuto della cugina Fernanda Wittgens, la prima donna direttrice di Brera, che ebbe il merito di difendere la Pinacoteca (e non solo) dai bombardamenti e dalle razzie dei nazisti – la sua collezione. Una collezione aperta a studiosi e pubblico. Per questo affittò nel 1949 un appartamento in via Senato dove fino al 1967 accolse tutte le domeniche mattina pubblico e studiosi. Dal 1997 al 2015 i quadri sono stati esposti al Peggy Guggenheim museum di Venezia mentre è del 2017 l’annuncio che le opere sarebbero andate a Palazzo Citterio, la sede della Pinacoteca di Brera pensata per le opere di arte del Novecento, che però non è ancora pronto. Al momento si trovano al Museo Russo di San Pietroburgo, come parte fondamentale della mostra ‘Futurismo italiano della collezione Mattioli. Cubofuturismo russo del Museo Russo e collezioni private’ in programma fino al 4 ottobre. A Milano arriveranno “nella primavera del prossimo anno con la prospettiva di presentare la galleria del futurismo con la collezione Mattioli – ha spiegato Montaldo – nell’ottobre 2022” creando “un grande racconto del Novecento” che sarà unico al mondo. (ANSA)