Come rendere leggibili le didascalie abbinate a opere di grande formato come la ‘Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto’ di Gentile e Giovanni Bellini? Semplice, basta apporle sugli schienali delle ‘Brera bench’, le panche appositamente disegnate dal celebre designer Giulio Cappellini. Passa anche dall”art comfort’ la nuova Brera immaginata dal direttore James Bradburne, quasi giunta al termine del processo di rinnovamento, che sarà salutato il 29 marzo con la riapertura delle sale napoleoniche, completamente restaurate, e l’inaugurazione del dialogo ‘Attorno agli amori.
Camillo Boccaccino sacro e profano’. Per l’occasione, la Pinacoteca sarà aperta gratuitamente.
L’accostamento di opere nella disponibilità della Pinacoteca e di capolavori prestati è giunto al sesto capitolo, il penultimo di questo percorso di rinnovamento di Brera, che terminerà a giugno con le ultime 2 sale. Avrebbe dovuto aprire a giugno, ma inaugurerà solo in autunno il Caffé Fernanda, così chiamato in onore della celebre direttrice Wittgens, che Bradburne ama citare ad esempio insieme ad altri suoi predecessori, primo tra tutti Franco Russoli
con la sua idea di museo “che vada oltre la banalità di portare visitatori, ma come luogo fondante dell’identità di una città”. Quando è arrivato, nel gennaio 2016, Bradburne ha immaginato di “rimettere Brera nel cuore della città e di rimettere il visitatore al centro del nostro lavoro”. Una missione che oggi – con Brera che ha guadagnato 7 posizioni nella classifica dei musei più visti – sente di aver compiuto perché “abbiamo fatto un museo che merita di essere visitato e rivisitato”. Merito anche di iniziative come le didascalie a misura di bambino e quelle firmate da autori celebri (l’ultima è del Nobel Orhan Pamuk), della ‘Brera bench’ by Cappellini e degli sgabellini modello bike sharing da portarsi appresso per sedersi dove e quando si vuole, in contemplazione del ‘Cristo morto’ del Mantegna o o della pala della ‘Madonna con il Bambino e i santi del Boccaccino’, questa volta messa in dialogo con ‘Venere e Amore’ di Giulio Cesare Procaccini.
A Pinacoteca quasi del tutto rinnovata, si guarda già avanti, a Palazzo Citterio che, in vista del trasferimento della collezione novecentesca, dal 22 novembre ospiterà ‘Brera ascolta’, “una mostra – anticipa Bradburne – su come si fa una mostra”, con 52 capolavori della Pinacoteca – da Picasso a Boccioni e Morandi – e alcuni touchscreen interattivi con cui i visitatori potranno creare il loro allestimento. “Come un mazzo di carte, i visitatori avranno a disposizione 52 capolavori con cui immaginare 4 o 5 diverse mostre possibili, affrontando i dilemmi di ogni curatore: come utilizzare un Picasso? Ogni mostra dice una cosa e ne esclude un’altra, vorrei – spiega Bradburne – che il pubblico fosse coinvolto in questa riflessione, che sarà accompagnata da una sala radio con i contributi dei testimoni della Brera di un tempo”. La mostra sarà aperta dal 22 novembre al 27 gennaio, poi si passerà all’allestimento definitivo di palazzo Citterio – parte del progetto della Grande Brera – che per ora “è ancora nelle mani della sovrintendenza, sembra che vorrebbero aprire in anteprima l’11 aprile, ma – dice Bradburne – dovete chiedere a loro. Noi siamo pronti a prendere le consegne e andare avanti, facendo un museo all’altezza della città e della collezione che abbiamo a Brera”.