Come usare i beni immobili della Chiesa?

Il patrimonio immobiliare della Chiesa ambrosiana è fatto di luoghi di culto e oratori, ma anche di scuole, ospedali, cinema e teatri, musei, centri sociali, appartamenti ecc. Un patrimonio enorme, creato nei secoli grazie alla generosità e alla operosità di generazioni di fedeli, oltre che a una oculata amministrazione. Oggi però, a causa del calo dei sacerdoti e dei praticanti (oltre che demografico), un numero crescente di immobili risulta inutilizzato e mette la Chiesa di fronte a una sfida molto difficile: come gestire quei beni? Se ne occupa il Segno di ottobre, rileggendo le linee guida che la diocesi ha diffuso di recente con due documenti firmati dall’arcivescovo Delpini, e sentendo il responsabile dell’ufficio Parrocchie della curia, don Paolo Boccaccia. Ci sono due diverse prospettive che “si possono, anzi si devono conciliare”: c’è chi, “mosso dall’ardore della carità desidererebbe mettere a disposizione di chi ha bisogno ogni spazio della parrocchia”. E ci sono altri che, “consapevoli del valore che hanno certi immobili nelle zone più appetibili delle città, vorrebbero metterli tutti a reddito a prezzo di mercato, per finanziare le opere parrocchiali stesse”. La sfida, appunto, è tutta nel trovare “un giusto equilibrio e uno sguardo che non sia rivolto solo alla realtà locale, ma all’intero orizzonte diocesano”.
Lasciar decidere alle persone disabili “cosa è meglio per loro”, quale dovrà essere il loro futuro quando i genitori non ci saranno più. Non è solo un principio (che ribalterebbe la situazione attuale, in cui decidono solo operatori e familiari), ma una pratica possibile, seppure nei limiti delle facoltà personali di ogni persona. Lo dimostrano le prime, pionieristiche Agenzie per la vita indipendente sul cui modello nel 2022 è stata approvata una legge della Lombardia che a regime porterà ad attivare più di trenta “Centri” in tutta la regione. È il tema del “dopo noi” – sentito da migliaia di famiglie – e della sua evoluzione moderna, a cui il Segno dedica un lungo servizio di copertina in cui parlano esperti e si riportano alcune esperienze che dimostrano che un progetto di vera autonomia si può costruire insieme.
Da segnalare tra gli altri contenuti, l’articolo del sociologo Maurizio Ambrosini, che interviene nel dibattito sullo ius scholae, innanzitutto facendo chiarezza e indicando poi i benefici di una possibile riforma che valorizzerebbe la scuola e farebbe crescere il senso civico e della cittadinanza attiva di tutti gli studenti, non solo di quelli di origine straniera.