Drogati, sballati e storditi… Questi sono i protagonisti del romanzo di Davide Rossi “E alla fine c’è la vita”. Un sottosuolo mal celato e che si palesa con puntualità al calare delle tenebre, nei vari locali di Pavia. Tour alcolici, ragazzi e ragazze disinibite, troppo presi dall’autodistruzione per accorgersi della fine dell’adolescenza e della morte delle speranze.
Un ritratto impietoso, forse un po’ forte, ma purtroppo estremamente realistico di un’intera generazione. Studenti svogliati, ingabbiati nelle dinamiche ottuse di una civiltà assente. Nella società in cui la parola rottamazione o lo slogan “Prima gli italiani” vengono ripetuti come un mantra e sbattuti in faccia brutalmente a tutti, loro sono gli esclusi. Un futuro negato, un’esistenza frustrata e un’ambiente che li vorrebbe conformare a una dimensione di completo anonimato. Vite bruciate dagli eccessi, che sembrano le uniche scappatoie per queste anime tormentate, lasciate marcire ai margini. L’unica scappatoia sembra il cambiamento, ma a quale costo?
Rossi descrive l’abbandono delle illusioni in maniera nitida e violenta, l’attimo in cui tutte le fragili certezze dei protagonisti si frantumano e rimangono solo i cocci, acuminati come lame, pronte a ferirli. Un romanzo che l’autore, vercellese d’adozione ma pavese di nascita, racconterà giovedì 8 Novembre alle 19.00 presso Scriptorium Cafè, in via Sant’Agnese 12 a Milano, leggendo piccoli stralci del romanzo, per far immergere nelle atmosfere il pubblico. Una presentazione che l’autore svolgerà insieme allo speaker radiofonico Enrico Redaelli, grande professionista ed esperto del settore letterario.