Gioele Dix porta Giorgio Gaber su ITsART con il documentario dedicato al teatro-canzone del Signor G.

Nel 1970, poco più che trentenne, Giorgio Gaber stava ottenendo un grande successo televisivo e discografico. Ma si sentiva ingabbiato in un ruolo che non gli apparteneva. Il desiderio di trovare una forma espressiva personale lo portò a creare il teatro-canzone, struttura unica che definirà il suo stile per sempre.

Quel Gaber, dissacratore di miti e mode, provocatorio e pungente, torna su ITsART con il documentario Gioele Dix in: Il mio Gaber. Inediti e altre note (disponibile gratuitamente a partire da stasera alle 21:00 al link https://bit.ly/3HeCQ5d), di Gioele Dix, con la regia di Michele Mally e sceneggiatura di Paola Jacobbi, tratto dallo spettacolo Gioele Dix. Inediti di Gaber e Luporini, andato recentemente in scena al Piccolo Teatro di Milano.

Il documentario, omaggio a Gaber in vista del ventennale della sua scomparsa, è una produzione originale ITsART, realizzato da 3D Produzioni, con il patrocinio del Comune di Milano e in collaborazione con la Fondazione Gaber.

Gioele Dix in: Il mio Gaber. Inediti e altre note verrà presentato in anteprima stasera, 13 dicembre, al Teatro Menotti di Milano. Una serata interamente dedicata al cantautore che si concluderà con lo spettacolo teatrale Far finta di essere sani, di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, per la regia e l’adattamento di Emilio Russo, con Andrea Mirò, Enrico Ballardini e Musica da Ripostiglio. Lo spettacolo è prodotto dal teatro Menotti. L’evento rientra nell’ambito di Milano è Viva, iniziativa del Comune di Milano, che mette al centro i quartieri della città e porta su tutto il territorio cittadino la cultura e lo spettacolo dal vivo.

A mano a mano che ci si allontana dalla sua scomparsa, l’assoluta modernità di Gaber si conferma ogni giorno di più – dichiara l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi – La sua assenza dai palcoscenici, soprattutto quelli della sua e nostra Milano, provoca in tutti noi una nostalgia senza fine per l’acume, la profondità, l’originalità del suo pensiero, che ha attraversato decenni senza perdere un grammo del suo smalto. Siamo quindi orgogliosi di patrocinare questa serata-evento in suo onore che vede riunire cinema, teatro e musica, com’era nello stile eclettico di un artista a tutto tondo, qual era Giorgio Gaber.

 

Dix, artista anch’egli milanese, ha scoperto il Signor G da ragazzino. Da subito lo colpì una faccia simpatica che, in mezzo a un mare di cantanti “cuore & amore” tutti simili tra loro, raccontava le storie di una Milano sottotraccia, con i trani a gogò e i Riccardi che giocavano a biliardo. Già nel 2004, Dix è stato il primo a riprendere il teatro-canzone e da allora ha dedicato numerosi omaggi a Gaber. Oggi, Gioele Dix racconta e omaggia, insieme ad altri amici “gaberiani”, la sua passione.

Il Piccolo Teatro di Milano è il luogo in cui si svolse il primo esempio di teatro-canzone gaberiano: Il signor G. Al termine della prima stagione, Gaber fece un bilancio. I risultati non lo soddisfecero, ma Paolo Grassi, allora direttore del Piccolo, lo incoraggiò a proseguire lo spettacolo nella stagione successiva. Fu in quel momento che Gaber chiese all’amico Sandro Luporini di scrivere assieme i testi delle canzoni e dei monologhi.

ll documentario segue la prova generale dello spettacolo Gioele Dix. Inediti di Gaber e Luporini, in cui Dix, accompagnato da Silvano Belfiore al pianoforte e Savino Cesario alla chitarra, tra un brano e l’altro, ci racconta la storia del ritrovamento di quei testi e delle scelte fatte. Le immagini sono accompagnate da una serie di interviste, con ricordi e curiosità sul mondo di Gaber e le sue creazioni. Intervengono, tra gli altri: Dalia Gaber e suo figlio Lorenzo Luporini, il musicista Paolo Jannacci, Paolo Dal Bon della Fondazione Gaber, l’attrice Maria Amelia Monti, il drammaturgo Edoardo Erba, lo scrittore ed enigmista Stefano Bartezzaghi, Emma Bonino, il giornalista Andrea Scanzi.

Gli ospiti raccontano aneddoti personali e rispondono a domande su quale sia l’eredità culturale di Giorgio Gaber, su quanto ancora siano attuali il suo pensiero, il suo sense of humor e il suo modo unico di stare sul palco. Inoltre, il documentario contiene il repertorio video di diversi brani nella performance originale di Gaber: I Soli, Lo Shampoo, Un’idea, È sabato.

La scoperta del teatro, cioè di un mezzo che mi consentiva di dire quello che pensavo tramite il mio mestiere, è stata di enorme importanza – ha raccontato Gaber – Le due ore di spettacolo, per esempio: guai se fosse un quarto d’ora, perché io ho problemi di sblocco iniziale, di accostamento a quella spudoratezza che ogni artista credo debba avere, e che a me arriva man mano che vado avanti, perché all’inizio dello spettacolo io scapperei via. Credo di avere, di base, una sorta di chiusura che mi fa quasi dire alla platea: ‘Scusate, io sono su e voi siete giù, ma è un fatto casuale, succede perché stavolta sono io che devo dirvi qualcosa’.

Un artista, da approfondire e riscoprire su ITsART, in un documentario che racconta l’esperienza che più di ogni altra dimostra la sua genialità: il teatro-canzone.

Un tributo a un artista unico come Giorgio Gaber. Il documentario prodotto da ITsART e questa serata-evento – afferma Cristina Pistis, Head of original content development ITsART – vogliono celebrare, a vent’anni dalla sua scomparsa, un intellettuale libero che ha inventato la canzone pensata per il teatro creando un vero e proprio genere artistico.

E Insieme al documentario, come ulteriore omaggio al cantautore, sarà disponibile gratuitamente su ITsART anche lo spettacolo teatrale di Gaber Far finta di essere sani.

Monologhi e canzoni per riscoprire quel percorso narrativo con cui Gaber e Luporini nel 1973 affrontavano i temi universali del disagio sociale e generazionale, puntando l’attenzione sull’essere schizoide dell’uomo contemporaneo. Da una parte pronto agli slanci ideali, dall’altra tenuto a terra dal proprio egoismo e dai finti bisogni materiali.

Sono passati quasi 50 anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia prim’ancora che questa fosse presente: terribilmente d’attualità, del resto lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma, allo stesso tempo, di andare oltre – afferma Emilio Russo, regista dello spettacolo, drammaturgo e direttore artistico del Teatro Menotti – In Far finta di essere sani  tutto questo è ancora più evidente seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.