di Andrea Lacoppola
Domenica 6 novembre gli amanti dell’arte e della cultura non sono mancati all’appuntamento proposto dal Teatro Carcano per assistere alla rappresentazione teatrale de “I due gemelli veneziani”. Gli spettatori sono rimasti particolarmente affascinati dal tema del doppio che è uno dei motivi ricorrenti della produzione goldoniana. L’intreccio si basa sullo scambio di persona e sugli equivoci che da esso risultano; si tratta di un tòpos caratteristico, che trova le sue origini nella commedia latina di Plauto (Menaechmi e Amphitruo).
Il tutto è ambientato nella Verona di metà ‘700 dove si trovano due fratelli gemelli, identici nell’aspetto: Tonino e Zanetto. Il primo è astuto ed arguto, l’altro invece è sciocco ed ingenuo. Liti, duelli, fraintendimenti caratterizzano così ogni scena. Grazie alla visione dello spettacolo è stato possibile constatare come con Goldoni ci sia stata una vera rivoluzione: non esistono più tipi fissi, nascono gli individui.
Dunque, il commediografo trasforma la Commedia dell’Arte in commedia di carattere. Così si cambiano le ambientazioni, cambiano i personaggi rappresentati. Non si tratta più del ricco col servo povero, Goldoni dice “stop” allo stereotipo. Notevole appare l’approfondimento psicologico dei ruoli. Vengono messe in scena diverse sfaccettature dell’animo umano: dal cinismo di Pancrazio all’ingenuità di Zanetto, conquistando il pubblico grazie all’ironia che caratterizza l’intero spettacolo. E Pancrazio, si rivela un personaggio principale, assumendo il ruolo del co protagonista. Egli è un uomo debole che teme le donne ma ne è anche molto attratto. È convinto la donna possa portare alla perdizione. Particolarmente interessante agli occhi degli spettatori è il riadattamento in chiave moderna: le figure femminili, basti pensare a Rosaura, appaiono più forti e determinate. Sono pronte a seguire i loro ideali, a tirarsi indietro se qualcosa può ferirle e denunciare le mancanze di rispetto. La loro esistenza è sempre stata determinata da quella dell’uomo, per questo si decide di allargare la prospettiva dei personaggi femminili e, con un taglio decisamente moderno, la regia (Valter Malosti) ha voluto dare un’immagine diversa della donna, sicuramente più vicina a quella dei nostri tempi. I continui cambiamenti di scena con i relativi fraintendimenti, insieme ad un linguaggio più sporco, ruvido e birichino, hanno creato un forte dinamismo rendendo il ritmo piuttosto incalzante. Per questa ragione l’attenzione del pubblico viene completamente catturata.