Alessandro Centolanza, virtuoso della chitarra con formazione prevalentemente jazz, esordisce da solista con “Il giorno, poi la notte” un’opera prima a dir poco anomala e per diversi motivi. Intanto perché, fin dalle prime note, rivela subito la personalità di un artista maturo, nonostante la giovane età, con tanti suoni e tante vite alle spalle, centinaia di ore sui palchi e in studio, insomma “tanta strada nei suoi sandali” per dirla con uno dei suoi autori preferiti. Un’anomalia che risalta anche dalle scelte musicali così distanti dalle mode del momento e dalla grande alternanza di stili a conferma di una formazione maturata soprattutto sul campo, tra New Orleans e Milano, sua città di nascita, suonando di continuo in locali pieni di gente, fumo ed alcool, tra avventori distratti, ballerini instancabili e tanta fatica. Swing e ballate, manouche e jazz, valzer e atmosfere rock-blues, spruzzate di pop e tocchi di elettronica si annodano così al racconto di Centolanza che, altra sorprendente anomalia, si leva lontano da ogni tentazione epica come da ogni deriva intimistica per cantare con grande ironia dubbi e malesseri di un popolo immaginario, perso in una qualsiasi periferia urbana della grande pianura padana, tra “lavori ottusi e sguardi delusi”.
Anche lo spettacolo dal vivo, in una linea semplicissima e sarcastica, segue lo svolgersi di una giornata qualunque. Un concerto diviso in tre atti che vanno a scandire tre momenti topici di una qualunque giornata: mattina, pomeriggio e notte. All’interno di questo spazio temporale, così apparentemente breve, lo spettacolo riesce a far emergere un immaginario poetico e quotidiano che trascende tempo e spazio. Il divenire del giorno svela man mano all’ascoltatore contraddizioni, illusioni, disagi, amori e rabbia: dall’alba al tramonto tutto quello che può essere vissuto da un uomo in una vita intera, in bilico tra pessimismo e voglia di ridere. Lo spettacolo parte dal mattino, una situazione più jazzata, dove i testi si alleggeriscono grazie a ritmi e melodie swing. Nel pomeriggio le sonorità diventano più taglienti, acide ed elettriche, a dar libero sfogo alla rabbia, quella vera, quella sana, quella che non si vergogna di gridare l’evidente malora che ci colpisce tutti. Infine, i notturni, il pianoforte. Oscurità e intimità accompagnano lo spettatore verso la fine del giorno in un immaginario di un’intensità rara per ridere di se stesso e del mondo e per tentare, con leggerezza, di sciogliere le pene che ognuno si porta dentro.
Appuntamento a Milano, quindi, domenica 12 Maggio a La Scighera, Via Candiani n. 131, per un concerto al gran completo. Alessandro Centolanza (voce, pianoforte e chitarra) con gli Splendidi: Filippo Cuomo Ulloa (chitarra, pianoforte, cori), Tazio Forte (fisarmonica, pianoforte), Arturo Garra (clarinetto), Andrea Jimmy Catagnoli (sax contralto), Vito Zeno (basso elettrico), Stefano Grasso (batteria, xilofono). Sette elementi sul palco per suonarle e cantarle come si deve e per presentare il nuovo disco “Il giorno, poi la notte” e lo spettacolo omonimo.
Il cd-book “Il giorno, poi la notte”, con uno scritto di Alessio Lega, ed edito da Squilibri, è libreria e negli store digitali.