La cultura e l’arte persiana si raccontano grazie alla narrazione della giornalista e regista Clementina Speranza.

di Monia Zarba

IL DOCUMENTARIO “STAI FERMO LÌ”

 

Il Documentario STAI FERMO LÌ è una pellicola realista che rispecchia la vita dell’artista persiano Babak Monazzami e che racchiude proprio nel suo titolo il concetto del progetto: un rocambolesco resoconto dai risvolti umani focalizzato sui temi della libertà e dei diritti ad essa connessi.

Un progetto creato e realizzato dalla giornalista e regista Clementina Speranza. Voluto per diffondere e documentare le difficoltà contingenti che escludono dal diritto alla libertà l’essere umano. Un reportage coraggioso che fotografa la vita dell’artista persiano Babak e del suo stato di rifugiato una volta arrivato in Italia, a Milano.

Qui Babak Monazzami si iscrive nella Facoltà di lingue straniere, faceva volontariato, lavorava come traduttore e modello.

 

“Su suggerimento di colleghi e amici dell’università mi presento a un’agenzia di moda. Dopo una settimana mi chiamano dicendomi ‘complimenti sei stato scelto come protagonista di un video musicale per una famosa cantante italiana’. Il video si chiama Stai fermo lì, come se fosse un leimotiv della mia vita”, racconta Babak nel documentario.

 

Ha preso parte, infatti, al video clip del brano di Giusy Ferreri Stai fermo lì. Ed è stato mantenuto lo stesso titolo per il documentario perché da una parte lui scappa e dall’altra “sta fermo lì”.

 

IL PREMIO PER LA PACE.

 

Il documentario ha di recente ricevuto il Premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia, da tre anni sostenitrice del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, giunto alla XV edizione. “I diritti umani rappresentano un valore cardine per la Svizzera. Sono parte integrante della nostra tradizione, della nostra storia e della nostra politica estera”, afferma Julie Meylan, Prima Segretaria dell’Ambasciata della Svizzera in Italia.

L’Ambasciata Svizzera si è calorosamente complimentata con la regista, Clementina Speranza e con l’indomabile protagonista, Babak Monazzami. Entrambi hanno dimostrato grande coraggio. “Assegnando questo premio, l’Ambasciata Svizzera intende mettere in evidenza come il rispetto dei diritti umani sia il presupposto necessario per ottenere una pace durevole. La difesa dei diritti umani deve andare al di là dei casi più noti ed eclatanti; ogni destino individuale vale la nostra attenzione”, ribadisce Raffaella D’Errico, Console Onoraria di Svizzera in Campania.

La pellicola è stata proiettata il 21 novembre, a palazzo Corigliano, all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale e non sono mancati i saluti del ProRettore Augusto Guarino. Erano presenti il protagonista persiano Babak Monazzami e la giornalista-regista Clementina Speranza. “Ho voluto la presenza di Babak e di uno dei suoi quadri perché è come se venissero fuori dal documentario”, chiarisce Clementina Speranza.

Monazzami è anche un artista, nella scenografia ci sono spesso le tele dipinte da lui e in sala era presente una sua opera che riguarda i diritti umani: “La sposa bambina”. In sala erano presenti Mariano Bruno, Console Onorario del Principato di Monaco, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli; Francesca Giglio Console Onoraria delle Filippine; Stefano Ducceschi, Console Onorario della Germania; Gianluca Eminente, Console Onorario dell’Islanda; Valentina Mazza, Console Onoraria del Kazakhstan; Maria Luisa Cusati, Console Onoraria del Portogallo; Jacopo Fronzoni Console Onorario della Slovenia.

 

ALCUNI FRAMMENTI DEL RACCONTO DI BABAK.

 

“Intorno al 2001 mi sono trasferito a Teheran per giocare a calcio con la nazionale under 18”, racconta Babak, “ma sono stato espulso prima di entrare in campo perché non avevo i capelli corti e il mio taglio di barba era simile a quello di Roberto Baggio, mio giocatore preferito. Amavo il calcio italiano e imitavo i calciatori di quegli anni… Ma quel giorno era presente un manager della federazione per il quale erano fondamentali i valori islamici e mi disse che in campo non volevano ragazzi con un aspetto occidentale”.

Questa è una delle frasi del giovane persiano, Babak Monazzami, che ha raccontato parte della sua vita nel documentario della giornalista e regista Clementina Speranza.

 

 

LA REGISTA E GIORNALISTA CLEMENTINA SPERANZA.

 

L’obiettivo di questo documentario, come spiega la stessa ideatrice Clementina Speranza, è di risvegliare le coscienze sul tema della libertà e di ricordare che il silenzio è l’arma che uccide. Uccide la dignità e la libertà stessa.

 

Ed è soprattutto alle nuove generazioni che bisogna indirizzare questo tipo di comunicazione e far capire loro che la libertà è un bene democratico innato e che nessuno dovrebbe avere il diritto di lederlo in alcuna maniera.

“È il tesoro più grande della vita e bisogna conoscerla, apprezzarla e combattere per non perderla, perché una volta persa non è facile riconquistarla. Noi da 15 secoli stiamo combattendo e non siamo ancora riusciti a riaverla, un paradosso pensando che per migliaia di anni la civiltà persiana è stata il simbolo mondiale della libertà”, sottolinea Babak.

Il documentario è inoltre in lizza per la selezione del Florence Short Film Festival, The LA Festival of Cinema, Vertigo Film Fest, Milano International Short Film Festival, Stockholm Independent Film Festival e Melbourne Documentary Film Festival.

 

Monia Zarba