Prosegue “Piet Mondrian, dalla figurazione all’astrazione”, in programma al Mudec – Museo delle Culture di Milano sino al 27 marzo 2022, a cura di Daniel Koep, Head of Exhibitions, e di Doede Hardeman, Head of Collections. L’esposizione ha portato per la prima volta a Milano un progetto espositivo interamente dedicato all’artista olandese e al processo evolutivo artistico che lo portò dalla figurazione all’astrazione, dalla tradizione del paesaggio olandese allo sviluppo del suo stile unico, che l’ha reso inconfondibile e universalmente celebre.
LA MOSTRA – Il percorso prende vita e si snoda attraverso diverse sezioni tematiche. Filo conduttore su cui si esplica il confronto tra le opere del primo periodo “figurativo” a quelle del periodo “astratto” è quello del paesaggio. Una sezione della mostra è dedicata a “De Stijl” (o “Neoplasticismo”), movimento sorto nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg e attivo ancora alle soglie degli anni Trenta, che innovò arte, architettura e design.
L’EVOLUZIONE DI MONDRIAN – A curare le luci della mostra è Francesco Murano, oggi tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti esposizioni. Secondo l’architetto, che prossimamente illuminerà anche Monet a Genova, Cartier-Bresson a Milano, Bill Viola e Jago a Roma, Chagall a Milano, Escher a Firenze e Klimt a Piacenza, l’esposizione “dimostra come i veri grandi artisti abbiano rifiutato l’immobilismo, abbracciando con intelligenza evoluzioni e cambiamenti. Queste metamorfosi vanno studiate, apprezzate e valorizzate, contrastando tutti quei facili stereotipi collegabili a conoscenze superficiali, a favore di una comprensione totale dell’artista”.
L’allestimento policromo, deciso da Corrado Anselmi, ha voluto riprendere l’uso dei colori primari, ossia giallo, rosso e blu, impiegati da Mondrian nel periodo astratto. Tale scelta ha richiesto una diversa illuminazione dei dipinti, poiché le pareti gialle e quelle rosse apparivano molto più luminose di quelle blu. L’architetto Francesco Murano, che si era già imbattuto nei dipinti dell’artista olandese in occasione della mostra sul Postimpressionismo a Verona, ha così adottato una luce molto più confinata sui quadri posti sulle pareti gialle e rosse.
LE LUCI PER L’ARTE ASTRATTA E PER QUELLA FIGURATIVA – “Illuminare l’arte astratta e quella figurativa richiede tecniche molto diverse – spiega Murano – La prima differenza riguarda la tonalità della luce: se per le opere figurative, specie per quelle antiche, si preferisce una luce calda, per quelle astratte si opta quasi sempre per una più fredda. Importante è anche il coinvolgimento, o meno, della parete dove le opere sono collocate: le opere classiche richiedono un chiarore concentrato e raccolto, mentre quelle astratte una luce più ampia, capace di coinvolgere anche l’ambiente circostante”.
BIOGRAFIA DI FRANCESCO MURANO – Francesco Murano è docente nei master di illuminotecnica della Scuola di Design, nonché membro del laboratorio “Luce e colore” del Politecnico di Milano e tiene corsi di design presso l’Istituto Marangoni e in diverse Università italiane ed estere. Architetto, ha conseguito un master presso la Domus Academy. Poi un dottorato di ricerca in disegno industriale con una tesi di laurea dal titolo “Le figure della Luce”. Ha svolto ricerche accademiche, scientifiche, programmi e attività di progettazione per importanti industrie italiane ed estere, concentrandosi sulla progettazione illuminotecnica e illuminando molte delle più importanti mostre d’arte in Italia e all’estero. È inoltre autore del libro “L’illuminazione delle opere nelle mostre d’arte” edito da Maggioli, un prezioso manuale per la corretta illuminazione del nostro patrimonio artistico.