E’ una Roma quasi irreale, silenziosa e senza traffico, quella che questa mattina accoglie l’ultimo viaggio di Gigi Proietti, il grande mattatore, scomparso lunedì a 80 anni, proprio nel giorno del suo compleanno (quasi una “mandrakata”, si potrebbe dire citando uno dei suoi più celebri personaggi) e nel pieno, però, della pandemia. Non si può fare tutto quello che si vorrebbe. Non si può radunare tutta la folla che in questi giorni avrebbe voluto stringersi intorno alle figlie Carlotta e Susanna e alla compagna di una vita Sagitta Alter. E allora è lui, come un re di Roma, ad attraversare la sua città.
Dalla clinica dove il suo cuore si è fermato nelle prime ore di lunedì, il corteo funebre, seguito in diretta anche su Rai1, arriva in cima al Campidoglio. Come solo ai grandi cittadini, al feretro, ricoperto di rose rosse, è concesso eccezionalmente il giro intorno al Marco Aurelio, accolto dal saluto militare di tutte le forze di polizia della città.
Poi si attraversa il centro, via del Corso, Piazza Barberini, via Veneto, con la gente che lo aspetta sui marciapiedi, i tassisti che aprono gli sportelli e gli applausi di chi si affaccia in finestra. Al Globe Theatre di Villa Borghese, il teatro elisabettiano che Proietti ha creato e guidato per 17 anni nel cuore di Villa Borghese, e che da domani porterà il suo nome, lo attendono amici, colleghi, ex allievi e maestranze. L’applauso dai palchetti di legno per la sua ultima entrata in scena sembra non finire mai. “Roma non lo dimentica. Gigi ci mancherai tanto”, dice la sindaca Virginia Raggi, in collegamento perché risultata positiva al Covid, promettendo che quando la pandemia finirà la città gli renderà “l’omaggio che merita”.
Alla chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo le esequie, in forma privata, celebrate da Don Walter Insero e accolte dal picchetto dell’Arma dei Carabinieri, che lo aveva ormai “arruolato” dai tempi del Maresciallo Rocca. Tra i banchi arrivano gli altri amici, Paolo Bonolis, Fiorello, Ugo Pagliai e Paola Gassman, Marco Travaglio, l’ad della Rai Fabrizio Salini, Rodolfo Laganà, mentre la diretta tv prosegue e le persone si raccolgono a seguire l’omelia in religioso silenzio. E mentre “Giggi”, con due “G” come lo chiamavano a Roma, l’eterno Cavaliere nero, Gastone o Edmund Kean, raccoglie ancora applausi, le strade e i palazzi continuano, anche nelle prossime ore, a illuminarsi di striscioni e di sue immagini, da Tor Marancia all’Auditorium Parco della Musica. C’è anche lo strisione dei tifosi della Roma che campeggia in Piazza del Popolo: “Me vie da piagne…ma che sarà…Ciao Gigi, esempio di romanità”.