Enrico Caruso, star universale. Anche Milano celebra il centenario della sua scomparsa dedicandogli alcuni appuntamenti che mettono in luce la sua grandezza. Una giornata di studi e un concerto dedicato a lui segnano le celebrazioni di un personaggio ancora da scoprire pienamente.
Domani, mercoledì 17 novembre, nel Ridotto dei palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala si terrà “Omaggio a Caruso”, una giornata di studi a cura di Pierluigi Ledda e Laura Valente dedicata al tenore. L’appuntamento a ingresso libero è una iniziativa promossa dall’Archivio Storico Ricordi, dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della scomparsa presieduto da Franco Iacono e dal Teatro alla Scala.
“Celebrare, anche a Milano, Enrico Caruso a cento anni dalla sua morte è un punto di onore per il Comitato Nazionale – dice il presidente del Comitato Franco Iacono -. La controversa accoglienza al Teatro San Carlo di pubblico e di critica alla sua interpretazione di ‘Elisir d’Amore’ gli fece capire che se voleva coltivare i suoi sogni e le sue ambizioni, non poteva restare nell’ambito stretto di Napoli, alla “mercé” di critici e di piccole lobby faziose e doveva misurarsi nel campo largo del mondo. Milano, e il Teatro alla Scala, con Arturo Toscanini fu per Caruso la sua ‘vera casa’ prima di spiccare il volo per New York e il Metropolitan”.
La giornata di studi, moderata da Franco Pulcini, comincerà alle 14,30, a ingresso libero, e ospiterà gli interventi di Luca Cerchiari, Benedetta Zucconi, Maria Pia Ferraris, Paola Camponovo, Mattia Palma, Roberto Calabretto e Laura Valente. Tanti i temi affrontati, come il rapporto di Caruso con il cinema e la discografia.
L’altro appuntamento con il ricordo del tenore è fissato giovedì 18 novembre alle 20,30 (con repliche il 19 alle ore 20 e il 21 alle ore 16): nell’Auditorium di Milano della Fondazione Cariplo l’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Zhang Xian, con Marc Bouchkov al violino, eseguirà “Mother and Child” di William Grant Still, il Concerto per Violino e Orchestra numero 1 in Do Maggiore opera 5 di Joseph Boulogne, Chevalier de Saint-George e la Sinfonia di Si bemolle Maggiore opera 60 di Ludwig van Beethoven.
La vicenda del complesso rapporto che ha legato Caruso alle città di Napoli e Milano è ricordato dal giornalista e storico Pietro Gargano: “La fortuna di Enrico Caruso sboccia in America, ma Milano è una tappa fondamentale, e non solo nella lirica. Il tenore si avvicinò alla Scala per gradi, partendo dal Lirico, 1897, nel ruolo di Federico in “L’Arlesiana” di Francesco Cilea. La consacrazione avvenne in “Fedora” di Umberto Giordano. La morte di Roberto Stagno, sulla cui misura vocale l’opera era stata composta, mise Giordano in crisi. Si rivolse a Gemma Bellincioni, vedova di Stagno affinché venisse ad ascoltare a Livorno “un certo Caruso”. Ovvia promozione. La sera del 17 novembre 1898 fu un trionfo, con l’aria “Amor ti vieta” intonata tre volte. Facile il gioco di parole: “Caruso cantò in Fedora e la fè d’oro”. A luglio dello stesso anno era nato, a Milano, il primogenito del tenore e di Ada Giachetti, Rodolfo.
Il 26 dicembre 1900 avvenne finalmente il debutto alla Scala, contratto di 50mila lire per tre mesi. In cartellone “La Bohème” di Puccini, primadonna Emma Carelli. Alle prove Caruso, febbricitante, ebbe contrasti col direttore d’orchestra, Arturo Toscanini. Entrambi minacciarono di andar via, Ma la prima ebbe un successo memorabile, replicato il 17 gennaio 1901 in “Le maschere” di Pietro Mascagni”.