Doppio appuntamento al Teatro alla Scala, domenica 7 maggio in occasione della seconda serata del 32° Festival Milano Musica, ancora nel segno di Enno Poppe, già protagonista del concerto inaugurale con le foreste di Wald per quattro quartetti d’archi trasformati in un “meta-strumento di 64 corde”.
Il violinista Francesco D’Orazio con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, guidata da Michele Gamba, presenta in prima esecuzione in Italia Schnur di Poppe per violino e orchestra, accanto a grandi lavori orchestrali di Bernd Alois Zimmermann, Photoptosis – eseguito in Italia dall’Orchestra Sinfonica di Milano nelle stagioni 1999/2000 e 2000/2001, rispettivamente sotto la guida di Riccardo Chailly e di John Nesschling – e Stille und Umkehr – pure di raro ascolto, la cui ultima esecuzione italiana al Teatro Golden di Palermo risale al 1996 –, e di Iannis Xenakis, Jonchaies.
È Beethoven che «fa capolino, molto discretamente, dietro il concerto per violino Schnur di Enno Poppe, in particolare i quattro battiti di timpano con cui inizia il Concerto per violino in re maggiore op. 61», che – racconta il compositore – «appare come spunto iniziale. Poi l’altro spunto è stato il violinista Fritz Kreisler. Lo so che può sembrare strano, persino nostalgico, ma amo follemente Kreisler, la sua cavata leggera unita al grande vibrato. […] il suono di Kreisler è talmente unico, personale, affascinante che l’ho preso come riferimento per Schnur».
Una lunga sequenza di citazioni, anche beethoveniane, si innesta nella seconda parte di Photoptosis, preludio per grande orchestra di Zimmermann, dominato dall’idea della circolarità del tempo, tema tra i più cari al compositore. In programma anche Stille und Umkehr, il suo ultimo pezzo orchestrale: «dal carattere cupo, immerso in una dimensione sonora spoglia, desolata, riflette assai bene lo stato di salute del compositore, che quattro mesi dopo si sarebbe suicidato».
Infine, Jonchaies di Xenakis: «il compositore crea una struttura polifonica molto aggrovigliata, densa e fluttuante, come un tappeto di giunchi (e in questo senso, proprio ai giuncheti rimanda il titolo), chiamando in causa un organico orchestrale sterminato, con 109 musicisti, 70 archi e numerose percussioni». (Gianluigi Mattietti)
Preludio al concerto, il recital del violoncellista Michele Marco Rossi che dialoga con gli autori in programma nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini: Xenakis con Kottos, un brano “fisico”, dall’impatto materico; Toshio Hosokawa con Sen, che «esplora le relazioni tra linee sonore e silenzi, giocando su sonorità statiche, ma sferzate da gesti improvvisi e violenti»; Enno Poppe con Zwölf che «si compone di 12 pagine, ciascuna di una sola battuta, e gioca sul numero 12 come un numero simbolico, “mitologico”, che rimanda anche alla tecnica dodecafonica». (Gianluigi Mattietti)