nhow Milano ospita la mostra “Who Am I? A journey through self-discovery”

nhow Milano, istituzione del Tortona Design District, riapre le sue porte per una nuova mostra collettiva: “Who am I? A journey through self-discovery”, un viaggio alla scoperta dell’io interiore e del suo percorso di evoluzione intrinseca attraverso trasformazioni, simbologie ed espressioni, ospitata dall’hotel fino all’ 11 novembre 2024.

Il progetto espositivo, che occupa gli spazi comuni della hall e lo sbarco ascensori dei quattro piani di nhow Milano, trasforma l’unconventional hotel milanese in un luogo che invita a riflettere sull’essenza stessa dell’umanità attraverso l’estro creativo di 16 artisti selezionati con il contributo dei curatori Marco De Crescenzo, Paula Mordo e Paola Prada.

Dall’eloquenza visiva della fotografia fino alla profondità della pittura, passando per la tangibilità della scultura, la mostra propone uno straordinario percorso alla scoperta dell’identità umana che, partendo dalla profondità dell’inconscio, arriva fino alla superficie della nostra società, celebrando l’unicità di ogni individuo e della nostra esistenza.

Siamo felici di presentare “Who am I? A Journey through self-discovery”, un vero e proprio viaggio  introspettivo che invita a scoprire le profondità dell’incoscio, accogliendone le diversità di cui spesso forse abbiamo timore. Gli artisti, ognuno con il proprio stile, hanno interpretato al meglio questo messaggio ispirandosi alle relazioni tra l’uomo e il mondo, al proprio io interiore e alla sua continua trasformazione nel tempo, nonché alla sua innata capacità di adattamento.” – dichiara Paolo Comparozzi, General Manager di nhow Milano.

 

 

 

Who Am I? A journey through self-discovery: gli artisti e le opere

THE TRANSFORMATION

“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”.

 

Charles Darwin, 1809 – 1882

 

Il viaggio introspettivo comincia al piano terra dell’hotel nhow Milano con le opere di Luna Berlusconi, Pierangelo Russo, Valentinaki, Andrea Grazi – Grazi Glassworks, Pongo 3D, Jonathan Bocca, Antonella Quacchia e Urban.ity.

The Transformation è il concept scelto per questa prima parte del viaggio. Da dove nasce la vita se non da una continua trasformazione? Un viaggio interiore che parte dall’elemento acqua. Ogni individuo è unico, con un destino che si snoda in un labirinto di scelte, circostanze diverse e molteplici strade da poter intraprendere. L’essere umano, con il suo straordinario spirito di adattamento, si evolve costantemente plasmando e venendo plasmato dai cambiamenti del mondo. Picasso riteneva che “i colori, come i lineamenti del viso, seguono le variazioni delle emozioni”. Allo stesso modo gli esseri umani, come camaleonti, si adattano al contesto storico e culturale in cui si trovano.

Il concetto dell’acqua primigenia, considerata matrice dell’esistenza e alla base di tutti gli organismi viventi, viene espresso attraverso il progetto “Liquid Blue” di Valentinaki. Gli abissi marini raffigurati dall’artista, con una varietà di tecniche, esaltano la fluidità e la transitorietà dell’acqua in tutte le sue forme, dai laghi sereni ai mari tumultuosi. Ogni opera è pervasa di sensazioni e forme intriganti che alludono ai cicli infiniti di trasformazioni che plasmano il nostro mondo. Le opere dell’artista si trovano tra le rovine della ex-fabbrica della General Electric, edificio da cui è stato ricavato l’hotel nhow Milano, e sono visibili dalla pavimentazione trasparente nella parte antistante allo sbarco ascensori della lobby.

I cambiamenti perpetui sono intrinsechi nell’essere umano che mosso da forze esterne che ne condizionano l’esperienza, è costamentemente alla ricerca di uno scopo. La relazione tra l’essere umano e il mondo circostante è ripresa dall’opera di Pierangelo Russo, intitolata “8 miliardi”, come il numero di individui che abita il pianeta Terra. Nel dettaglio, l’installazione ritrae lo squilibrio tra risorse disponibili e i consumi di chi adotta uno stile di vita non sostenibile; il tutto è rappresentato da un planisfero dalle tinte candide sovrastrato da un tavolo imbandito di imponenti dimensioni che sottolinea la difficoltà di approvvigionamento.

Gli uomini, ognuno con diverse prospettive di vita e futuro, affrontano le difficoltà attraverso un’innata capacità di adattamento. L’artista Pongo 3D, inventore della pittura 3D su muro e su tela, invita a riflettere sul tema della trasformazione con la serie intitolata “Ducks”. La sua arte, connotata da out of focus e successioni di piani in 3 dimensioni, reinterpreta in stile pop celebri opere d’arte in cui le figure sono trasformate in papere antropomorfe che allegoricamente esprimono il potenziale di adattamento dell’essere umano e la forza che gli ha permesso di evolvere da semplice organismo primordiale ad “animale” più complesso.

 

 

Gli animali non sono gli unici ad essere umanizzati; anche gli oggetti inanimati subiscono processi di antropomorfizzazione. L’artista Jonathan Bocca sperimenta l’utilizzo della carta riciclata per creare oggetti di design dalle sembianze animali; come per la lampada “Giraffa”, caratterizzata da una struttura a tre zampe, un lungo collo e un colore vermiglio.

 

 

 

 

Il percorso espositivo prosegue con le composizioni artistiche “Sparpaié” e “A sun bel” di Andrea Grazi – Grazi Glassworks, in linea con il tema della riflessione sul proprio io interiore e sulla sua continua trasformazione; quest’ultima è rappresentata attraverso specchi di varie dimesioni e materiali, tra i quali risalta il maestoso specchio dicroico cangiante.

 La trilogia di Luna Berlusconi, “Passato”, “Presente” e “Futuro”.  ispirata dalla multisfaccettata visione della donna e percepita dal maestro Picasso quale primaria fonte di stimolo creativo, getta le basi per una nuova e contemporanea interpretazione dell’emotività femminile. Le tre opere, distinte nel tempo, racchiudono non solo l’evoluzione della figura femminea, bensì contengono le fasi spirituali e carnali di ogni singola donna. Le creazioni di Picasso, intrigato dalle “sue” donne, che egli stesso definisce: dee o zerbini, pur fornendo un peculiare estro artistico, sono in antitesi con la visione carnale, emotiva e spirituale di Luna Berlusconi.

Gli esseri umani, come camaleonti, si adattano al contesto storico e culturale in cui si trovano. L’artista Antonella Quacchia, grazie alla sua opera “Story of the Escaping Chamaleon” riprende la teoria e gli studi di Charles Darwin sull’evoluzione biologica: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Il camaleonte, grazie alla sua capacità di cambiare colore, si fa portavoce di questo concetto.

Lo stesso esemplare è anche il simbolo di nhow Hotels & Resorts poichè incarna la caratteristica principale del brand di essere un hub creativo in continua trasformazione. Il tema è toccato anche da Urban.ity: bottiglie e agende decorate con gli iconici murales dell’artista Bansky celebre per la sua street art, che trasforma le città in tele urbane in continuo cambiamento.

 

THE IMMORTALS

“L’uomo è mortale a causa dei suoi timori e immortale a causa dei suoi desideri”.


Pitagora, 580 a.C –  495 a.C

La mostra prosegue al primo piano dell’hotel, in uno spazio espositivo che affronta il tema dell’immortalità, con le opere di Artista URBANO, Andrea Rocca, Kim ErrEmme, Sergio Villa Mobilitaly by Carlo Rampazzi.

Dai desideri che spingono a superare i propri limiti alla paura del cambiamento, ogni opera invita a scoprire la dualità dell’esistenza umana e racconta una storia unica di ambizione, di lotta contro l’inevitabile e di ricerca di un’esistenza che trascenda il tempo. Nel cuore dei progetti futuri risiede la speranza di immortalità e l’arte, resistendo all’erosione del tempo, rappresenta un rifugio nell’eternità e lo strumento per lasciare un’impronta indelebile del proprio passaggio sulla Terra.

Le opere di Artista URBANO, allestite nel foyer congressuale dell’hotel, propongono un ventaglio di possibilità per raggiungere l’auspicata vita eterna: dalle raffigurazioni in chiave pop di quadri iconici alle rappresentazioni di cantanti e artisti celebri.

Tra le opere selezionate, non mancano prodotti che hanno plasmato intere generazioni, come la Vespa e la Moka che, grazie al loro uso diffuso e celebrità, hanno conferito ai loro creatori l’immortalità.

Dorian Gray, nell’omonimo romanzo di Oscar Wilde, lega la propria anima a un dipinto che gli conferisce una sorta di “immortalità” e gli permette di eludere il passare del tempo.

Questo concetto richiama il modo in cui gli artisti, come Van Gogh e Dalì, cercano di catturare l’essenza della propria anima nelle loro opere che, conservando il loro stile inconfondibile, li rendono immortali nel tempo. Artista URBANO sfrutta la tecnologia allo stesso modo, dipingendo su una tavolozza digitale e trasferendo le sue creazioni su supporti rigidi di vari materiali, tra cui PVC espanso o alluminio.

 

La sua firma è la peculiarità che contraddistingue le sue opere, realizzata artigianalmente da patches di vinili e vari tessuti sintetici incollate a mano che donano un’anima tangibile e unica ad ogni quadro.

Il concetto di immortalità è inoltre incarnato nel senso più letterale dalle divinità greche, esseri che vivono al di là del tempo. Il loro impatto duraturo sulla cultura e sulla mitologia le rende anche immortali in senso figurato, essendo al contempo simboli di potere eterno e influenzando la cultura umana. L’artista Andrea Rocca raffigura tali divinità con una tecnica mista e un gusto pop estremamente personale, che denotano il suo punto di vista provocatorio. La sua opera “No Ulysses? No party” ispirata al re di Itaca, cita i viaggi narrati nell’Odissea, che metaforicamente alludono alla volontà di scoprire sè stessi, andare oltre i limiti della propria conoscenza e avere ambizioni immortali in un tempo, luogo e corpo mortale.

 

L’idea di immortalità è sfidata anche dalle opere di Kim ErrEmme che, con la sua tecnica Optical Effect, scaturita dallo studio di illusione bidimensionale, induce l’osservatore a uno stato di instabilità percettiva, provocandone e stimolandone il coinvolgimento emotivo. Attraverso linee e sfondi colorati, riesce a trasmettere dei segnali e a interiorizzare le sensazioni in una dimensione che spinge ad andare oltre le semplici percezioni; ma è necessario allontanarsi dall’opera per vedere chiaramente l’immagine e coglierne i particolari.

Ad accompagnare i quadri di Kim ErrEmme, troviamo le quattro sedute di Sergio Villa Mobilitaly by Carlo Rampazzi, nominate “Principessa”. Queste sedie vuote, dalla struttura in legno intagliato, con sedile e schienale in rete metallica, rappresentano il “trono dell’immortalità”, l’ultimo passo verso il raggiungimento dell’agognato obiettivo dell’umanità di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio sulla Terra.

 

 

THE UNCONSCIOUS

“Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa”.

 

Luigi Pirandello, 1867 –1936

Il fil rouge della mostra prosegue al secondo piano, con le opere di Pierangelo Russo, Egle e Anastasiia Lapitskaia, che riprendono il concetto sviluppato dal celebre neurologo e psicanalista Sigmund Freud dell’iceberg paragonato al sistema coscio-inconscio della mente umana.

In questo spazio ci immergiamo nelle profondità dell’inconscio, esplorando le dimensioni nascoste e misteriose della nostra identità. Secondo Freud la mente umana è come un iceberg, con solo una piccola parte visibile sopra la superficie; essa è infatti costituita da un delicato equilibrio tra conscio e inconscio, tra come ci percepiamo in relazione agli standard sociali e ciò che rimane nascosto nelle profondità della nostra psiche.

Sono proprio i misteri dell’inconscio, le pulsioni, i desideri e le paure che aprono le porte ad una comprensione completa dell’essere umano, guidando le nostre azioni e influenzando la percezione che abbiamo di noi stessi. Luigi Pirandello in “uno, nessuno e centomila”, definisce l’uomo come una complessa amalgama di molteplici identità che si intrecciano e si sovrappongono alla ricerca di un senso di unità e integrità, per vivere in armonia con l’ambiente e la comunità.

La collezione di lampade “Flatiron” del brand Egle, tributo al design italiano reinterpretato in chiave moderna, mostra questa dicotomia attraverso due installazioni: da un lato una moltitudine colorata di lampade ordinate in una composizione piramidale che allude alla parte inconscia dell’individuo, formata da mille sfaccettature nascoste al di sotto della superficie; dal lato opposto il conscio espresso da una lampada spenta che si staglia verso il cielo.

 

Quest’ultima è personalizzata dall’artista Fè – Federica Sutti con un’interpretazione in chiave introspettiva che rende omaggio agli esordi della ricerca psicologica. L’artista si ricollega al celebre Test di Rorschach, fondato sull’interpretazione di macchie di inchiostro simmetriche; inoltre, la sua opera si ispira alla geometria minimalista della lampada Flatiron, ottenuta da una singola piega di un foglio metallico.

Fè trasforma così l’essenzialità geometrica di Flatiron in uno spazio per la contemplazione e l’interpretazione personale, richiamando le radici della ricerca psicologica e stimolando la riflessione sulle dimensioni nascoste della coscienza umana.

L’equilibrio tra conscio e inconscio non è altro che la relazione tra come ci percepiamo rispetto agli standard sociali e ciò che rimane nascosto nelle profondità della nostra psiche. Sono proprio i misteri dell’inconscio, le pulsioni, i desideri e le paure che aprono le porte ad una comprensione completa dell’essere umano, guidando le nostre azioni e influenzando la percezione che abbiamo di noi stessi.

Le fotografie di Anastasiia Lapitskaia completano questa bipartizione, riflettendo l’importante connessione tra uomo e natura. Secondo l’artista per trovare la nostra vera essenza dobbiamo tornare alle nostre radici, alle origini da cui siamo emersi e, attraverso la consapevolezza e la conoscenza, raggiungere una pace interiore e un’armonia con la natura e la società. La serie di fotografie è volutamente frammentata tra le pareti per simboleggiare il passaggio attraverso il subconscio, che collega la parte della consapevolezza umana alla parte più complessa, sfaccettata e imprevedibile dell’inconscio.

Al centro dello sbarco ascensori del secondo piano, si staglia l’installazione di Pierangelo Russo, “Rifletti-ti”; imponente costruzione a forma di dodecaedro il cui interno è ricoperto di specchi che permettono al fruitore di vedere il proprio riflesso da diverse angolazioni, esortandolo figurativamente a guardare dentro di sé.

THE SOCIETY

“Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”.

 

John Donne, 1572-1631

Riprendendo le teorie di Aristotele e Darwin, le opere al terzo piano di  Pierangelo Russo e Daniele Robbiati invitano a una riflessione sull’evoluzione della società e sul rischio di omologazione. L’uomo è un animale sociale, destinato a vivere in comunità interagendo con i suoi simili; e questo mette in discussione il concetto di individualità.

Pierangelo Russo raffigura l’unione e la comunità con la sua installazione “Girotondo”: un insieme di sagome che si stringono le mani formando un cerchio – realizzate in tecnica mista su una struttura in pannelli di legno, acciaio e mirror flex – che invitano il fruitore a interagire e a relazionarsi con l’opera attraverso il movimento, l’uso degli specchi e il gioco delle identità.

Mentre la società evolve – tra sfide e tensioni che caratterizzano la nostra esperienza in un mondo sempre più interconnesso – c’è il rischio di omologarsi, ovvero di perdere la propria individualità e di conformarsi agli standard sociali. La consapevolezza della propria unicità conferisce la forza di riconoscersi fra la massa e di specchiarsi negli occhi del prossimo; ed è proprio nella profondità dell’interconnessione sociale che risiede il valore della diversità umana.

 

A tal proposito interviene l’artista Daniele Robbiati, che espone due sculture, “Human #01” e “Human #02”, caratterizzate da una forma che ricorda il buco di una serratura, diventata il suo bollino di fabbrica. Gli omini stilizzati rappresentano il designer stesso e sono la sintesi perfetta della sua visione, simboleggiando la bellezza dell’unicità del mondo interiore di ognuno di noi.

 THE SPECIAL

“Se cerchi sempre di essere normale, non saprai mai quanto puoi essere straordinario”.


Maya Angelou. 1928 -2014

La mostra culmina al quarto piano con la scoperta del vero significato dell’unicità individuale all’interno del tessuto sociale, che garantisce protezione senza imporre uniformità. L’artista Antonella Quacchia racconta il suo punto di vista con le due opere “Little ducks”, realizzate in resina e arricchite da miniature di papere colorate. La disposizione ordinata degli animali rappresenta la routine e la monotonia della società; inoltre le due papere, in pattern diversi, introducono un elemento differenziale simboleggiandone la sua bellezza e la sua importanza vitale per la cultura di qualsiasi comunità. La loro presenza è una celebrazione della singolarità e rimarca che la diversità non dovrebbe essere tollerata, ma accolta e valorizzata in quanto forza e valore aggiunto.

L’ultima installazione del percorso espositivo riprende le lampade “Flatiron” di Egle che, alternate alle opere umanoidi della serie “Myselfie Homo Monitor” di Fè – Federica Sutti, rappresenta l’unicità di una società, costituita da individui creativi e speciali che utilizzano sistemi tecnologici e device attuali, per espiremere sè stessi in modo unico e colorato.

 

L’hotel nhow Milano

Fulcro d’arte, design e moda, nhow Milano è situato nel polo milanese della creatività, in via Tortona 35. Progettato dall’architetto Daniele Beretta e arredato dall’interior designer Matteo Thun, l’hotel – ricavato dalla vecchia fabbrica della General Electric, ristrutturata e riconvertita – è uno spazio multifunzionale, un hub di esperienze che ospita oggetti di design e opere d’arte tutte da scoprire ma soprattutto da vivere. nhow Milano ribalta completamente il concetto architettonico e strutturale di spazio-hotel preferendo quello di installazione interattiva, frutto di contaminazioni di glamour e lifestyle italiano, con uno stile disruptive.

Spaziose ed eclettiche, le 244 camere di nhow Milano sono pensate per vivere in totale comfort e relax il soggiorno in hotel. Leggerezza estetica è la cifra dello stile delle camere, recentemente rinnovate: non ci sono strutture fisse, i mobili sono liberamente componibili, spostabili e vengono accostati in maniera ricercata a pezzi unici di design, come la poltroncina disegnata da Matteo Thun per Frau e le lampade della serie Choose by Artemide.