Non solo compiti, ora il doposcuola è “totale”, Il Segno di settembre

Terminate le lezioni in classe, i pomeriggi sembrano allungarsi sempre di più, diventando momenti solitari per molti ragazzi.

Questa tendenza è stata accentuata dalla pandemia, durante la quale le restrizioni sociali hanno portato i giovani a ritirarsi nelle loro camere, passando parecchio tempo sui social media. Secondo recenti statistiche del 2023, solo poco più di un quarto dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, e il 30% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, dichiarano di vedere i propri amici quotidianamente.

Questi dati sono nettamente inferiori rispetto al 70% della generazione precedente, che aveva un’interazione sociale molto più frequente. Ciononostante, emerge una controtendenza interessante: un numero sempre maggiore di giovani sente la necessità di ritrovarsi, soprattutto per studiare, ma non a casa propria, considerata spesso una fonte di distrazione.

Gli spazi comuni come le biblioteche, i bar e i co-working sono diventati popolari, ma il luogo più ambito sembra essere proprio la scuola, insieme all’oratorio. Questo trend è confermato da esperti intervistati per un’inchiesta pubblicata su Il Segno di settembre 2024. I ragazzi non cercano solo un supporto per i compiti, ma vogliono anche momenti di gioco, sport e soprattutto occasioni di incontro e socialità prolungata.

Si tratta di una sorta di “doposcuola totale” che è sostenuto da diversi enti, tra cui la rete degli oratori ambrosiani, l’area minori della Caritas e alcuni istituti scolastici della diocesi. Questi ultimi stanno adattando i propri spazi per ospitare gli studenti anche al di fuori dell’orario scolastico ufficiale.

Nel numero settembre 2024 de Il Segno, tra i vari commenti e rubriche, spicca la voce di Enzo Balboni sul progetto di legge riguardante il premierato. L’ex docente di Diritto costituzionale all’Università Cattolica, avverte dei potenziali rischi autoritari che tale proposta potrebbe comportare. Secondo Balboni, la proposta dell’attuale maggioranza non solo è “di parte”, ma potrebbe stravolgere la nostra forma di governo democratico parlamentare, orientandola verso una torsione leaderistica. Il mensile diocesano racconta anche numerose storie avvincenti. Tra queste, viene messa in luce un’inchiesta sui volontari cattolici negli ospedali, che dedicano il loro tempo, prestano ascolto e offrono molta umanità ai pazienti, svolgendo un ruolo fondamentale nel tessuto sociale.

Questi dati e tendenze rivelano come la pandemia abbia cambiato non solo il modo in cui i giovani interagiscono tra loro, ma anche le loro necessità e preferenze per quanto riguarda gli ambienti di studio e di socializzazione.