Il concetto di relazione espresso dai giovani studenti dell’Accademia di Brera, in tutte le sue sfaccettature e attraverso i più diversi linguaggi artistici, è il filo conduttore di un’esposizione speciale presentata fino al 23 marzo alla Casa degli Artisti di Milano (corso Garibaldi 89/A, dalle 12 alle 19) che ha collaborato alla realizzazione dell’evento.
Le opere nascono all’interno del contest Riconoscersi. Senza l’altro io non sono rivolto a tutti gli studenti dell’Accademia e organizzato da VIDAS, ente non profit da più di quarant’anni impegnato ad offrire assistenza ai malati inguaribili e alle loro famiglie. Un’iniziativa culturale lanciata lo scorso maggio per stimolare tra i più giovani la sensibilità verso l’ascolto e il rispetto dell’altro, temi da sempre al centro dell’operato di VIDAS.
Gli oltre 50 lavori realizzati dagli studenti sono stati valutati da una giuria tecnica composta da docenti e professionisti dell’Accademia e da una rappresentanza di VIDAS.
I vincitori del concorso sono stati proclamati ieri da Raffaella Gay, direttrice comunicazione istituzionale e progetti culturali di VIDAS, e Italo Chiodi, docente di disegno e responsabile del Dipartimento Comunicazione e Didattica d’Arte dell’Accademia di Brera.
Siamo felici e orgogliosi di collaborare con una delle realtà culturali più autorevoli della città – afferma Raffaella Gay – La bellezza e l’arte, infatti, possono essere sollievo per l’anima e incentivo a riflettere. VIDAS fin dalla sua nascita si impegna non solo per offrire assistenza ai malati inguaribili ma anche per promuovere iniziative di sensibilizzazione culturale che avvicinino ai temi della cura e della finitudine, in particolare i più giovani. Con questo concorso abbiamo voluto coinvolgerli direttamente e, come sempre, ci hanno restituito spunti di riflessione freschi e liberi.
I lavori che si sono aggiudicati il primo premio delle due categorie del concorso, Arti Visive e Progettazione e Arti Applicate, sono quelli che hanno saputo interpretare al meglio il tema sia dal punto di vista formale che teorico. Si tratta di Di mano in mano, opera realizzata con sacchetti di carta per il pane intrecciati tra loro in un tessuto speciale che evoca la trama quotidiana di abitudini condivise, e Avevo pensato un titolo, l’ho dimenticato, video in cui compagnia e solitudine si mescolano attraverso immagini di un’intimità frammentaria che diventano pretesto per parlare di condivisione, vulnerabilità e amore.
Le autrici delle due opere sono, rispettivamente, Maria Chiara Pernici, 23 anni, di Pinerolo (TO), e Camila Braci, 22 anni, di Perosa Canavese (TO). A loro VIDAS ha assegnato un riconoscimento di 1.000 euro.
Una menzione speciale, con premio di 500 euro, è andata ad altre due opere in concorso. Si tratta di Diario di una dissolvenza, opera realizzata con grafite e olio di lino su carta e lucido, che vuole rendere sfogliabile il legame tra uomo e natura, e Questa gonna è per due, gonna con circonferenza di 23,55 metri realizzata con stoffa di cotone grezzo e filo bianco, progettata per essere indossata da due persone, gesto che richiede cura e cautela nei confronti dell’altro e della relazione.
La prima opera è firmata da Celeste Luna Sala, 21 anni, di Triuggio (MB), la seconda da Martina Zito, 22 anni, di Pogliano Milanese (MI), e Matilde Sbrozi, 22 anni, di Milano.
In mostra alla Casa degli Artisti sono visibili fino al 23 marzo tutte le quattro opere vincitrici oltre a una selezione delle altre che hanno partecipato al concorso.