Separati e Chiesa: dal rifiuto all’accoglienza, il numero di giugno de Il Segno

Se in passato le persone separate o divorziate percepivano un rifiuto da parte della Chiesa, oggi la situazione è profondamente cambiata. Nella diocesi di Milano il merito è, soprattutto, dei Gruppi Acor, a cui il nuovo numero del Segno dedica la copertina (“Separati in chiesa”). Nati formalmente nel 2007 dall’intuizione di don Silvano Caccia, in seguito a un discorso del card. Martini (già a fine anni 90) e alle forti sollecitazioni del card. Tettamanzi, i Gruppi sono attivi in vari luoghi della diocesi e coinvolgono stabilmente 400 persone di fede cattolica. Tante, ma ancora “una goccia nell’oceano degli utenti potenziali”, dicono i coordinatori Alessandra Doneda e Giulio Gaetani.
I Gruppi offrono un aiuto per alleviare il senso di fallimento e la solitudine che spesso fanno seguito a un’unione finita male. Gestiti da volontari, counselor e psicologi, sono strutturati in due momenti: un “percorso accoglienza” biennale e, per chi ne sente il bisogno, “spazi di incontro nella fede”, gruppi di preghiera e condivisione a cadenza mensile.
Un percorso non sempre facile, ma ormai consolidato. Tanto che, ricordano i protagonisti, mentre prima “i volantini che mettevamo nelle parrocchie a volte venivano staccati, ora sono gli stessi sacerdoti a farci richiesta di testimoniare, anche nei corsi per i fidanzati”.
Preti creativi e preti operai. Il mensile torna poi a occuparsi dei vari modi di interpretare il sacerdozio. L’8 giugno prossimo, i 17 giovani diaconi che hanno concluso il lungo percorso di studio in seminario e di tirocini nella comunità saranno ordinati preti dall’arcivescovo Delpini. Come se la caveranno in una società con pochi sacerdoti, tanti più impegni da svolgere e sempre meno gente a messa? Con la creatività e la libertà di osare, rispondono alcuni di loro in un’intervista: “Nella gente resta viva la domanda di senso, sta a noi trovare le strategie giuste”.
Cinquant’anni fa, intanto, centinaia di loro predecessori in Italia, scelsero di essere preti lavorando anche in fabbrica e attuando con successo varie forme di evangelizzazione dal basso nelle periferie piene di fabbriche e casermoni che crescevano allora tumultuosamente. Uno degli esempi più noti avvenne nella chiesa “in mattoni e col tetto di lamiera” della Resurrezione a Sesto S. Giovanni. Che da qualche anno è in un nuovo edificio (sempre a forma di fabbrica) e che il 30 giugno sarà consacrata da mons. Delpini.
Tra gli altri servizi, da segnalare l’anticipazione del ventennale della Fondazione San Bernardino, con le sue innumerevoli attività di soccorso alle famiglie finite, in tutta la Lombardia, nell’incubo del sovraindebitamento e le sue battaglie contro le vecchie e nuove emergenze collegate a questo fenomeno, dall’azzardo, all’usura alle truffe online. Ne parlano Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana e presidente della Fondazione, e Augusto Sironi, coordinatore dei volontari (spesso ex bancari o esperti finanziari).