Giovedì 30 maggio scorso la Suprema Corte di Cassazione ha attirato l’attenzione dei media e del pubblico per le sue decisioni sulla illegalità della vendita di cannabis con “effetto drogante”.
La poca chiarezza della sentenza sta infatti mettendo a rischio un giro d’affari da 150 milioni di euro l’anno e la sopravvivenza di numerose società e startup del settore, nate negli ultimi anni.
Le imprese della cannabis light ad oggi hanno tolto milioni di euro dal mercato nero. Pur non essendo una droga, infatti, questi prodotti presentano un alto livello di CBD, Cannabinoide proveniente dalla canapa che non ha effetti “stupefacenti” ed è ampiamente utilizzato, all’estero, per i suoi benefici sulla salute e le sue capacità di apportare relax, con bassissimi livelli di THC, psicotropo che provoca lo “sballo”.
“Il vero problema è il limbo formatosi con la sentenza. Non è chiaro infatti se l’effetto drogante sia da intendere come THC nullo oppure, come da tossicologia forense lo 0,5%” dichiara Francesco Albano, Ceo di Cannabeasy.it, una realtà che opera nel settore della vendita e della consegna a domicilio di Cannabis sativa 100% legale, con consegne in tutta Milano.
Cannabeasy.it ad oggi, dopo la sentenza, ha dovuto interrompere il servizio fino a nuovi chiarimenti, per non rischiare ritorsioni penali.
E così come la startup milanese oggi l’intero settore, con centinaia di negozi e migliaia di posti di lavoro in tutta Italia, è paralizzato, in attesa di capire le motivazioni dietro alla sentenza.
Molti negozi ad oggi, in una Italia che ha bisogno di lavorare e produrre Pil, hanno purtroppo abbassato le saracinesche e restano in attesa di capire se la sentenza spazza via un intero un intero settore in florida espansione oppure se sostanzialmente resta tutto invariato, con la soglia dello 0,5% di THC come legale.