“E’ la conseguenza inevitabile dell’inerzia dello Stato che sino a oggi ha fatto poco o nulla per favorire il contenimento del cinghiale, uno dei principali veicoli della Peste suina agricola (Psa), a differenza di quello che stanno facendo altri Paesi coinvolti dal problema, nel nord e nell’est Europa dove addirittura si costruiscono recinzioni nei boschi e si usa l’esercito”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, commentando il caso di peste suina africana registrato in Piemonte.
“Tutta l’attività di contenimento è di fatto a carico delle regioni. Roma ha soltanto messo ostacoli, burocrazia e divieti – ha aggiunto Rolfi – influenzata com’è da qualche anno a questa parte dall’ideologia pseudo animalista grillina, principale alleata di fatto della diffusione della Psa in Italia”.
Il caso può avere conseguenze sul commercio delle carni suine italiane, per la possibilità che i Paesi non europei che non riconoscono il principio di ‘regionalizzazione’ possano imporre divieti di importazione di tutti i prodotti di derivazione suinicola dell’intero paese in cui la Psa si è manifestata.
“Chiediamo venga avviata una rapida iniziativa – ha ribadito Rolfi – finalizzata a incrementare l’attività di contrasto al cinghiale, estendendo il periodo di caccia, mettendo in campo attività di controllo maggiore anche attraverso l’ausilio dei carabinieri forestali, togliendo di mezzo la burocrazia inutile che imbriglia chi sul territorio vuole agire per difendere l’agricoltura e la sicurezza dei territori rurali.”
“Il rischio conseguente – ha concluso l’assessore lombardo – è una forte limitazione dell’attività commerciale dei prodotti di derivazione suinicola, in un momento di forte richiesta del Made in Italy. Purtroppo, questo rischia di essere un grandissimo assist verso i nostri competitor e a favore dell”italian sounding'”. (LNews)