La Lombardia “zona rossa” si è fermata e con essa ben 473.322 lavoratori, ovvero il 10% del totale dell’economia privata. È quanto emerge da un’analisi condotta dalla Cisl Lombardia sulla base dei dati Unioncamere, Inps e Inail aggiornati al 2019, riguardanti l’economia privata (4.740.432 addetti, ovvero lavoratori dipendenti ed indipendenti).
L’impatto dell’ultimo Dpcm – si legge nella nota – incide in particolare sul 95,7% degli addetti del settore sport e intrattenimento (43.179 lavoratori), sul 71,3% dei lavoratori di “alloggio e ristorazione” (241.073 lavoratori), sul 34,3% degli addetti ai servizi alla persona (37.430 lavoratori, parrucchieri esclusi) e sul 17,8% del commercio (141.930 lavoratori). I dati non tengono ovviamente conto degli effetti sull’indotto e sulle filiere, ma si riferiscono alle sole attività indicate dai provvedimenti del Dpcm come attività sospese.
“L’analisi evidenzia il significativo impatto all’intervento del Dpcm del 3 novembre 2020 sugli addetti in Lombardia di diversi settori, in particolare della ristorazione, commercio, sport e intrattenimento, già fortemente colpiti dalla crisi – sottolinea Mirko Dolzadelli, segretario regionale Cisl Lombardia -.
Conferma l’importanza del risultato ottenuto dal sindacato di prorogare ulteriormente l’utilizzo di cassa integrazione Covid ed il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo 2021 e a livello lombardo del rilancio delle politiche attive”.
Un miglioramento della situazione sanitaria, tale da riportare la Lombardia nei parametri della zona arancione, permetterebbe a 176.996 addetti di proseguire la propria attività lavorativa.
Ulteriori 241.161 addetti riprenderebbero la loro attività in caso di passaggio da zona arancione a zona gialla. (ANSA).