“A livello nazionale, confrontando i primi due trimestri del 2019 e quelli del 2020, si assiste a un calo dei liberi professionisti. Una fotografia preoccupante, soprattutto per quanto riguarda la Lombardia: si registra infatti un calo di 10mila unità, con una percentuale negativa di oltre 10%”. Così Enrico Vannicola, Presidente Confprofessioni Lombardia, presentando il ‘Secondo Rapporto sulle Libere professioni’.
Il rapporto è stato presentato ieri nel corso della commissione Consiliare Politiche per il Lavoro-Sviluppo Economico-Attività Produttive-Commercio-Risorse umane-Moda-Design di questo pomeriggio.
“I dati Istat ci dicono che nel drammatico secondo trimestre del 2020, a causa delle chiusure imposte dalla pandemia, abbiamo perso 500mila posti di lavoro in Italia. Questo calo ha ovviamente interessato anche i liberi professionisti, seguito poi da una piccola ripresa e da un nuovo calo a novembre”, continua Vannicola. Per quanto riguarda gli indipendenti si è registrato un calo solo nel primo trimestre 2020, poi invece c’è stata una ripresa, per quanto minima.
Il presidente ha poi illustrato la composizione del lavoro in Lombardia: “La forza lavoro è composta da circa 5 milioni di unità, di cui occupati 4,5 milioni. Di questi la maggior parte sono dipendenti, poco meno di un milione sono indipendenti. All’interno di questa categoria ci sono imprenditori (5,1%), professionisti (32,4%), autonomi (51,4%) e la nicchia degli altri lavoratori indipendenti (11,1%)”.
Secondo il rapporto, i liberi professionisti sono più numerosi nelle regioni con Pil più alto, in Lombardia sono 28 per ogni mille abitanti (con un Pil medio di circa 37mila euro).
“Si tratta di una platea molto ampia: ci sono commercialisti, avvocati, consulenti, notai, professionisti dell’area sanitaria e del comparto tecnico (ingegneri, settore edile). In Lombardia il 44% dei professionisti è occupato in attività professionali, scientifiche e tecniche. Nel decennio 2011-2019, nonostante un generale aumento dell’occupazione, sono diminuiti i liberi professionisti tra i 15 e i 34 anni, mentre sono aumentati quelli nella fascia over 55. Questo è sintomo di un invecchiamento del settore”.
Un altro aspetto preso in esame è la modalità di lavoro di queste figure: secondo i dati Istat, gli studi con liberi professionisti sono il 12%, quindi la maggior parte lavorano da soli, anche se spesso si creano delle reti di collaborazione. Il comparto delle libere professioni in Lombardia dà occupazione a mezzo milione di persone tra professionisti diretti e lavoratori che operano negli studi.
L’altro tema importante è quello di genere: “Le professioniste donne sono il futuro del nostro settore – continua Vannicola – nella fascia di età 35-44 anni sono infatti più degli uomini”. Restano invece in numero inferiore nelle fasce più anziane, probabilmente a causa dei pregiudizi maschilisti in vigore in passato per i quali questi lavori erano considerati ‘da uomini’. La presenza di sempre più donne nel mondo dei liberi professionisti apre un altro tema: la necessità di avere dei sistemi di tutele per bilanciare i tempi di vita e di lavoro, in modo da permettere alle lavoratrici di dedicare un tempo adeguato alla maternità. “Un città come Milano – conclude Vannicola – dovrà ripensarsi sia in termini di spazi che di organizzazione, dopo questo periodo di smart working”.(MiaNews)