La didattica a distanza e le ripercussioni economiche del Covid potrebbero causare un cospicuo calo delle immatricolazioni universitarie (dalle 9.500 in meno ipotizzate da Svimez alle 35.000 di Talents Venture) con riflessi pesanti sullo student housing e sull’economia delle città universitarie come Torino, città che ospita circa 40mila studenti fuori sede (il 4% della popolazione) su circa 100.000 totali.
Ma le testimonianze offerte dal webinar organizzato da ASPESI Torino hanno invece fornito una visione decisamente ottimistica dell’immediato futuro per lo student housing a Torino, in particolare quello organizzato degli studentati.
Secondo Maurizio Carvelli, CEO di Camplus – primo gestore italiano e player internazionale dello student housing – “durante il lockdown un terzo degli studenti ha comunque scelto di restare nelle residenze universitarie e le riconferme per il prossimo anno sono del 63%, una percentuale più alta di quella del 2019”. Infatti, solo a Torino Camplus aumenterà di 786 posti (distribuiti in due nuove strutture) l’offerta di residenza universitaria (+ del 50% di quella attualmente esistente) e ciò al netto della chiusura del complesso al Lingotto che per la sua conformazione non consentiva misure di sicurezza adeguate.
“Gli investitori non sono affatto preoccupati”, ha spiegato Giovanni Maria Benucci, CEO di Fabrica Immobiliare SGR. “Gli effetti del Covid vanno distinti in puntuali, periodici e permanenti. L’effetto puntuale ha ridotto del 70% le presenze, l’effetto periodico sarà vicino al 20% ma il permanente pensiamo sarà vicino allo zero. Come investitori di lungo periodo avremo comunque il tempo di raccogliere i frutti. La nuova moderna formazione attrarrà nuova domanda – in uno scenario che vede già una bassissima copertura del fabbisogno (appena il 10%) – così come le nuove tipologie di residenzialità, basate sempre meno sullo spazio fisico e sempre più su infrastrutture e servizi: con queste caratteristiche, tutta la residenzialità, dal senior housing al multifamily moderno, avrà prospettiva di resilienza nel breve e di crescita nel medio e lungo termine”.
E le prospettive sono positive non solo a Torino. “Stiamo partecipando ad una gara per la realizzazione del primo quartiere smart a Roma, in cui immaginiamo di sviluppare un importante e moderno spazio di residenzialità universitaria, e ci ha sorpresi l’enorme afflusso di partecipanti. Siamo letteralmente inseguiti da investitori e gestori non domestici interessati a questo progetto”.
Anche Oronzo Perrini, Direttore Generale di REAM SGR, ha confermato le intenzioni della loro società – espressione del territorio piemontese – di continuare il percorso recentemente intrapreso di investimento nel segmento dello student housing e non più solo a Torino, dove sono già in corso due iniziative di sviluppo. “La vera sfida è sull’attrattività” – ha dichiarato. “E’ fondamentale che Università e istituzioni creino progetti capaci di rendere attrattive per gli studenti le città. D’altra parte, gli operatori dovranno creare prodotti che siano frutto della collaborazione con i gestori, con elevata qualità ed efficienza, capaci di attrarre capitali in un momento di attendismo.”
Attrattività che a Torino non manca. Pur dovendo fare i conti con l’impossibilità temporanea di trasferimento per alcuni studenti delle zone del Centro Sud o di stati esteri ancora nel pieno della pandemia, i dati forniti dal Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco dicono che il 75% degli studenti chiede di rientrare fisicamente in facoltà. Alla volontà degli studenti si aggiunge quella dell’Università stessa di indirizzare la didattica verso un sistema “ibrido” che sfrutti le lezioni online come corredo ad una formazione moderna, basata sul confronto e su nuove sfide. “Quelle che in Europa vengono definite “Knowledge innovation community” – ha spiegato Saracco – “luoghi in cui ricerca, impresa e formazione si ritrovano per affrontare delle sfide integrate (come integrate sono le aziende) in cui gruppi interdisciplinari lavorano per la ricerca e sviluppo di soluzioni su temi specifici”.
In quest’ottica le due università torinesi stanno lavorando in maniera sinergica per lo sviluppo di poli tecnologici, dal design all’aerospazio, dall’ingegneria per l’autoveicolo ai competence center come quello sorto sull’area Mirafiori, una Automotive Academy per il re-skilling dei lavoratori. Laboratori di ricerca applicata, con insediamento di startup e piccole imprese, per i quali sarà ovviamente indispensabile la presenza fisica degli studenti.
“Il modello della Tripla Elica di interrelazioni tra università, imprese e governo, può spingerci verso un nuovo sviluppo inclusivo che impedisca al sistema di collassare. Torino, con la costruzione delle cittadelle e la riqualificazione urbana trasversale sarà una città della ripartenza”, ha concluso Saracco.
E in tema di attrattività e soluzioni per la ripartenza emerge ancora l’assoluta rilevanza della rigenerazione urbana e della conseguente necessità per gli investitori di certezze normative fiscali, urbanistiche e giuridiche. Per il Presidente di ASPESI Torino Marco Crespi “per ripartire è necessario mettere sul tavolo idee nuove per risolvere vecchi problemi. L’emergenza non ha fatto altro che enfatizzare problematiche già esistenti, ignorate o solo in parte affrontate. Bisogna ricordare che le residenze per studenti sono ancora prive di un riconoscimento normativo della loro specificità e, quindi, manca una disciplina urbanistica e contrattuale organica che le sottragga ai vincoli esistenti per le costruzioni ordinarie e le locazioni residenziali alle famiglie”.
Oltre alla richiesta delle necessarie premialità urbanistiche e di disciplina contrattuale idonee a cogliere la specificità dell’ospitalità agli studenti fuori sede e ad incentivarla su scala generale, il Presidente Nazionale ASPESI Federico Filippo Oriana, ha assicurato il sostegno dell’Associazione alla proposta avanzata dalla Fondazione CRT agli Stati Generali di riproporre per tutti i segmenti dello special housing l’esperienza che a Torino, con il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, ha movimentato oltre 300 milioni di euro con importanti riflessi sull’economia della regione intera in termini di PIL. “E’ l’esempio di quello che tutti i territori locali dovrebbero esprimere per la ripartenza generale dell’Italia”, ha concluso Oriana.