Dopo la sentenza della Corte Tributaria di Milano che ha cancellato un accertamento fiscale a carico di un imprenditore agricolo dedito alla silvicoltura e alla filiera del legno è intervenuto il Presidente di Partite Iva Nazionali “Ok alle iniziative per valorizzare i nostri boschi ma occorrono chiarimenti fiscali e un diverso approccio degli uffici per non penalizzare chi investe nel settore”.
A seguito degli interventi apparsi nei giorni scorsi sui media nazionali relativi, alle iniziative avviate dal governo per valorizzare i boschi nazionali e tutta l’economia del legno, interviene il Presidente di Partite Iva Nazionali (PIN), il Cav. Antonio Sorrento, per porre l’attenzione su un problema che potrebbe rappresentare un ostacolo alla crescita del settore.
Evidenzia il Presidente Sorrento “Siamo convinti della bontà delle iniziative messe in campo dal governo a sostegno dei boschi nazionali e di tutta l’economia legata al legno, tuttavia facciamo presente che abbiamo ricevuto segnalazioni relative a problematiche fiscali che potrebbero penalizzare fortemente l’intero settore”.
Continua il Pres. Sorrento “E’ notorio infatti che questa attività richiede notevoli investimenti iniziali e produce ricavi solo a distanza di anni perché coltivare boschi non è assolutamente uno scherzo. Tuttavia, a volte sembra che questo discorso non venga compreso dagli uffici finanziari i quali emettono accertamenti fiscali dove si contestano i pochi ricavi generati nei primi anni di attività. Segnalo ad esempio la recente sentenza della Corte Tributaria di Secondo Grado della Lombardia n.1295/2023, passata in giudicato nelle settimane scorse, che ha finalmente accertato la non applicabilità del regime delle cosiddette società di comodo per queste attività (si veda sentenza su www.partiteivanazionali.it
In poche parole, la normativa sulle società di comodo è destinata a contrastare l’intestazione fittizia di beni a carico di società, che di fatto non esercitano attività commerciale, attraverso l’attribuzione di redditi minimi da assoggettare a tassazione. Ovviamente tale normativa è volta a evitare casi di elusione fiscale che però nulla hanno a che fare con l’attività di silvicoltura che per natura richiede anni per arrivare a regime.
Ebbene, nel caso di specie questa azienda agricola del Pavese, difesa dalle Dottoresse Maria Antonietta Carta e Donatella Dragone insieme all’Avv. Matteo Sances, ha tentato invano per anni a spiegare le difficoltà del settore agli uffici dovendo infine rivolgersi alla magistratura tributaria.
I giudici milanesi, dunque, oltre ad annullare l’accertamento fiscale di circa 100.000 euro hanno provveduto a condannare l’Agenzia delle Entrate a 5.000 euro di spese legali motivando appunto che “Nel caso di specie, dalla documentazione in atti, emerge che la società svolgeva in via esclusiva attività agricola per la precisione l’attività di silvicoltura avente per sua natura un ciclo ventennale … L’effettivo esercizio dell’attività di silvicoltura veniva annualmente certificato da un organismo indipendente che nel 2008 era il Consorzio Forestale del Ticino…”.
Sul punto, sottolinea la Dott.ssa Carta “Si è trattato di un contenzioso con più di 20 interventi fra le varie Commissioni Tributarie, durato 13 anni e con quadrupli ricorsi in Cassazione dell’agenzia delle entrate. Finalmente abbiamo la prima pronuncia passata in giudicato sulla questione”.
Alla luce di ciò, conclude il Presidente Sorrento “Siamo soddisfatti che l’azienda sia riuscita a far valere le proprie ragioni ma rimaniamo basiti di fronte alle mille difficoltà che le Amministrazioni creano a chi cerca di fare impresa anche in settori che dovrebbero essere invece sostenuti. Da parte nostra come PIN cercheremo sempre di lavorare per promuovere un maggior dialogo tra Fisco e imprese”.