Nuovo capitolo nella vertenza ex Ilva. Sotto il pressing dei giudici l’azienda comunica ai sindacati lo stop della procedura di sospensione dello spegnimento degli altofoni dell’acciaieria di Taranto. Nelle stesse ore in cui il capo dello Stato ‘entra in campo’ ricevendo le parti sociali sottolineando la centralità della vicenda.
“L’azienda – fa sapere Giuseppe Romano, segretario generale Fiom Cgil Puglia e Taranto, dopo le comunicazioni ricevute a Taranto da ArcelorMittal – ha appena convocato i coordinatori di fabbrica e ha comunicato che sospende la procedura di spegnimento impianti e riapre gli uffici commerciali, per la vendita del prodotto, in attesa della sentenza del Tribunale di Milano. L’Afo2 al momento resta attivo”.
Anche Rocco Palombella segretario generale della Uilm, parlando al programma di Radio1 Zapping ha affermato che ArcelorMittal ha reso noto di aver disposto la sospensione delle procedure per lo spegnimento dell’altoforno 2 dello stabilimento di Taranto.
La sospensione della procedura di spegnimento degli impianti “è un primo risultato importante ma adesso non c’è tempo da perdere“, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, all’uscita dal Quirinale. “Noi abbiamo chiesto al presidente del consiglio di convocare la proprietà e i sindacati perché A.Mittal deve revocare il provvedimento e il governo deve ripristinare tutte le condizioni legislative presenti all’atto dell’accordo. E’ il momento della responsabilità”, ha detto.
Per il presidente Mattarella – è quanto trapela sul colloquio con i sindacati al Colle – l’Ilva è un grande problema nazionale che va risolto con tutto l’impegno e la determinazione, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale ma anche – ha detto ai sindacati – per quanto riguarda il sistema industriale italiano. Il capo dello Stato non è entrato in nessun modo sul come risolvere la crisi dato che spetta al governo. La richiesta di incontro è venuta dai sindacati, che hanno chiesto di vedere il Presidente e Mattarella, nel corso dell’incontro, avrebbe soprattutto ascoltato.
Per il prossimo 27 novembre è stata fissata l’udienza che riguarda il ricorso d’urgenza presentato dai commissari da Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano, ha invitato ArcelorMittal “a non porre in essere ulteriori iniziative – si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi – e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico.
Il giudice Claudio Marangoni nel fissare l’udienza relativa al ricorso d’urgenza presentato dai commissari ha sottolineato la “rilevanza delle questioni sollevate dalle parti” e la “complessità obbiettiva del contenzioso” tale da richiedere un “contraddittorio”, e ha invitato il gruppo a garantire “la piena operatività” degli impianti e quindi a non spegnere gli altiforni.
Nel ricorso dei commissari si legge che l’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilva “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”. I comportamenti di ArcelorMittal per perseguire l'”illegittimo intento” di sciogliere il contratto d’affitto dell’ex Ilva “sono stati programmati” per “recare il maggior possibile livello di devastante offensività“. E’ scritto nel ricorso cautelare depositato, tramite i legali, dagli ex commissari contro l’iniziativa del Gruppo avvenuta senza alcun “preavviso” e la disponibilità “ad un esame congiunto della situazione per l’adozione di un piano condiviso” per garantire la “continuità dell’attività”.
Intanto la Procura di Milano indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull’addio di ArcelorMittal all’ex Ilva, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.
“Questi signori hanno sulla coscienza presente e futuro dell‘Ilva che è Taranto, Genova, Novi Ligure che rappresenta migliaia di imprese e artigiani. Incoscienti, pazzi incoscienti coloro che al governo rischiano di far scappare le imprese che hanno investito in Italia. Prima di stracciare i contratti uno dovrebbe avere l’idea di che cosa fare per l’Italia”. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini su facebook. “Forse – prosegue – pensavano di mettere a Taranto un parco giochi? Il governo sta facendo scappare le imprese italiane e straniere. E’ un governo tasse, sbarchi e manette ma l’Italia a furia di queste cose rischia di andare a fondo e noi cercheremo di impedirlo con ogni mezzo democraticamente permesso. Alla guida c’è gente che non sa guidare una bici e vuole salvare il Paese. Questi vogliono solo salvare la poltrona di un governo che ha perso credibilità”.
Intanto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri parla anche della vicenda dello scudo penale e assicura: “Se si definisce un accordo con Mittal nel quadro di questo accordo ci sarà anche la componente dello scudo penale. Io penso che debba essere fatto ma in un quadro complesso”. Gualtieri ha anche smentito l’ipotesi di un prestito ponte ventilata dai giornali. “Ilva non chiuderà. Occorre una soluzione industriale perché l’Italia ha bisogno di un’acciaieria. Auspico una ripresa del negoziato. Questo – ha detto – è un momento delicato. Da Arcelor Mittal è arrivato un primo segnale positivo anche se legato alla vicenda processuale“. (ANSA)