di Pietro Pizzolla
È passato un anno esatto dall’esplosione della pandemia in Italia con i primissimi casi a Codogno. I Sistemi Paese hanno risposto reattivamente allo shock pandemico, inizialmente cercando di arginare la diffusione del virus tramite zone rosse e lockdown. Un cambiamento profondo e repentino che ha richiesto anche alle realtà imprenditoriali italiane un adeguamento pronto, efficace e finanche proattivo alle trasformazioni che sono state imposte dall’emergenza sanitaria
È il caso di F2A, società attiva da oltre 60 anni nel campo dei servizi alle imprese offerti in outsourcing, in modo particolare negli ambiti Risorse Umane e Finanza ed Amministrazione, dal 2016 acquisita dal fondo francese Ardian.
“Nei primissimi giorni del diffondersi della pandemia, in sole 48 ore, dopo una serie di riunioni a tutti i livelli aziendali, siamo riusciti a trasferire in smart working il 90% delle risorse operative nelle sedi di Milano e delle altre zone coinvolte dall’emergenza, garantendo al contempo una continuità dei processi aziendali”, racconta Raul Mattaboni, Vice Presidente e CEO di F2A, “Una modalità estesa, in seguito, a tutta la nostra popolazione aziendale coinvolgendo tutte le nostre 15 sedi presenti sul territorio nazionale (concentrate prevalentemente nel Nord, fino a Roma). Un risultato rilevante che ha permesso di mettere in sicurezza i nostri professionisti ed il loro lavoro, rispettando tutte le scadenze con le nostre 2.500 imprese clienti.”
Come si è riusciti a trovare una soluzione così efficace in così poco tempo e che non fosse solo una risposta ad una situazione di emergenza?
“Innanzitutto la modalità di lavoro da remoto non era una novità per F2A: ben prima dell’arrivo del COVID in Italia avevamo predisposto lo smart working per quasi la metà delle nostre risorse. Il lavoro da remoto è stato, in seguito, necessariamente esteso e istituzionalizzato tramite un regolamento aziendale di Agile Work. Inoltre, hanno contribuito ulteriori fattori. In primis vorrei citare la prontezza decisionale del management ma anche la risposta positiva e il senso di responsabilità dei dipendenti di F2A. Anche il rapporto con i clienti non ha risentito del cambio di paradigma: nei nostri oltre 60 anni di storia abbiamo accumulato competenze, know-how, esperienze professionali e di problem solving oltre che relazionali, ed in più abbiamo sviluppato una piattaforma tecnologica proprietaria che ci permette di essere sempre in grado di fornire risposte pronte ed efficaci. Questo mix ha permesso di attuare un piano che si è, in seguito, rivelato essere efficiente e vincente. “.
Ma quali sono le tipologie di servizi che F2A offre alle imprese?
“Il 70% della nostra attività verte sui servizi legati alla gestione e amministrazione del personale, quindi le pratiche di assunzione, la turnazione del lavoro, la preparazione dei cedolini, delle retribuzioni e la gestione delle relazioni con gli enti pubblici, quali Inail e Inps, fino alla consulenza del lavoro. Il restante 30%, invece, riguarda l’erogazione di servizi appartenenti alla contabilità aziendale. I nostri clienti operano in svariati settori merceologici, dall’agroalimentare al retail passando per l’industria al meccanico arrivando anche al settore finanziario, serviamo sia grandi aziende sia piccole e medie imprese, finanche start up. Per ognuna di esse abbiamo instaurato un modello di relazione che istituisca un’interazione stabile tra il nostro team di professionisti ed il cliente, che ci porta a comprendere immediatamente le loro esigenze aziendali ed i loro mutamenti, arrivando così a soddisfare i bisogni – che variano anche in base all’organizzazione e alla dimensione della azienda. Inoltre, l’elevato investimento dell’azienda volto allo sviluppo di tecnologie consente a F2A di erogare servizi agilmente attraverso una piattaforma proprietaria. Gli stessi servizi caratterizzano anche F2D, la prima digital-platform italiana per servizi di outsourcing per il Personale e l’Amministrazione dedicata a PMI e Start-up – lanciata sul mercato lo scorso novembre. Un’offerta altamente digitalizzata che si rivolge, in puro stile e-commerce, alle piccole e medie imprese con meno di 50 dipendenti – che da sole costituiscono il 90% delle aziende attive in Italia”.
A proposito di fattori di successo, nei manuali di organizzazione aziendale viene indicata come cruciale fin dagli anni 90 la tendenza per le imprese, di ogni organizzazione e dimensione a concentrarsi sempre di più sul core business per esternalizzare le alte funzioni aziendali, la pandemia accelererà o rallenterà questa tendenza?
” Credo che questa tendenza sia valida oggi più che mai, è un momento in cui le imprese devono razionalizzare i costi e quindi sarà sempre più conveniente esternalizzare quelle funzioni che richiedono maggiore specializzazione, aggiornamento professionale, aggregazione di competenze, funzioni che un’azienda impiegherebbe risorse ingenti a sviluppare internamente, non dimenticando che non c’è la bacchetta magica che può permetterti di sviluppare queste funzioni dall’oggi al domani. Nel nostro specifico caso, rivolgersi quindi ad uno specialista presente sul mercato da più di 60 anni, con un bagaglio, continuamente aggiornato, di competenze professionali e tecnologie all’avanguardia dedicate, con team di professionisti orientati alla relazione, ed a costi competitivi, sarà un fattore di successo per gli anni a venire”.
Per concludere, come vede il futuro dal punto di vista delle imprese? Bisognerà ripensare anche al modo di fare impresa dopo la pandemia?
“Un cambiamento quantico durante questi 12 mesi c’è stato, le imprese, anche quelle più arretrate da questo punto di vista, hanno dovuto fare dei passi avanti decisi verso la progressiva digitalizzazione anche e soprattutto in termini di gestione dei processi aziendali. C’è ancora tanta incertezza, naturalmente a partire dai settori più colpiti, come quelli dello spettacolo, del turismo e della ristorazione, ma si inizia – con cautela e sempre osservando la situazione contingente – a pensare al futuro per definire le fasi successive. Probabilmente il tessuto imprenditoriale e produttivo del Paese andrà verso una necessaria ricomposizione ed andrà anche ridotto il digital divide per quello che riguarda le infrastrutture digitali che devono essere uniformate sul territorio nazionale, penso che il 5G possa essere una soluzione a questa criticità.”