Inflazione, allarme Bce, a luglio 8,9%. Non esclusa recessione.

Un portafoglio con banconote in euro, Genova 14 marzo 2018 ANSA/LUCA ZENNARO

Il tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro si è attestato all’8,9% nel luglio 2022, in aumento rispetto all’8,6% di giugno.

Un anno prima il tasso era del 2,2%.

L’inflazione annuale dell’Unione Europea è stata del 9,8% a luglio 2022, in aumento rispetto al 9,6% di giugno (l’anno scorso era del 2,5%). I dati sono pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea.

L’inflazione armonizzata dell’Italia a luglio cala leggermente all’8,4% (a giugno era 8,5%). E’ il dato riportato oggi da Eurostat che conferma il valore armonizzato (Ibca) reso noto il 10 agosto dall’Istat. Il dato è sotto la media dell’eurozona (8,9%) e dell’area euro (9,8%). I tassi annualizzati più bassi sono stati registrati in Francia, Malta (entrambi 6,8%) e Finlandia (8,0%). I tassi più alti sono stati registrati in Estonia (23,2%), Lettonia (21,3%) e Lituania (20,9%). Rispetto a giugno, l’inflazione è diminuita in sei Stati membri, è rimasta stabile in tre ed è aumentata in diciotto.

La Bce vede un quadro in peggioramento per la crescita nell’area euro, e “non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica”.     Ma l’inflazione preoccupa di più: “le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate”. Lo dice Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, riferendosi alla decisione di alzare i tassi di mezzo punto a luglio e alle prospettive per la riunione dell’8 settembre. “Se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell’inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici”, dice Schnabel in un’intervista alla Reuters pubblicata sul sito della Bce.

Schnabel spiega che “anche se entrassimo in recessione, sarebbe abbastanza improbabile che le pressioni inflazionistiche scendano da sole. Quello che stiamo vedendo è uno shock da offerta che sta rallentando la crescita e allo stesso tempo aumenta le pressioni inflazionistiche”, ma “il rallentamento della crescita probabilmente non è sufficiente a indebolire l’inflazione, per quanto riduca le pressioni sui prezzi attraverso una domanda più fiacca”. Con un tasso d’inflazione salito a luglio all’8,9%, secondo l’esponente tedesca del direttorio Bce non è da escludere nemmeno un nuovo rialzo da mezzo punto percentuale: “A luglio abbiamo deciso un rialzo da 50 punti base alla luce delle prospettive d’inflazione. Al momento non credo che queste prospettive siano fondamentalmente cambiate”.

Schnabel, infine, è entrata nel merito dei reinvestimenti del programma pandemico Pepp, che nelle scorse settimane hanno fatto abbassare lo spread dopo essere stati attivati come “prima linea di difesa” dai rischi di frammentazione nell’area euro. “L’uso di questo strumento, come qualsiasi altro, deve essere proporzionato. Questo implicata che vada attivato solo nella misura necessaria. All’inizio della pandemia abbiamo visto che brevi interventi possono essere sufficienti per stabilizzare i mercati”.