Con il progetto “Ousia” Humanless ha portato in Italia un modo nuovo di intendere gli avatar

In un mondo che lascia sempre meno spazio alla peculiarità del singolo, inondato dalla
marea della digitalizzazione che tende ad omologarlo in nickname e profili social
rinchiudendo la vita stessa in immagini di esistenze perfette, Humanless, start-up innovativa nel mondo del marketing e della moda, sfrutta la stessa innovazione tecnologica mettendola al servizio della realtà, permettendo la riappropriazione di quei tratti distintivi e peculiari che costituiscono la base di ciascuna narrazione di vita.

In concomitanza con la Milano fashion week SS 2024, Humanless presenta “Ousia”, un
progetto che porta per la prima volta in Italia il concetto di avatar iper-realistico. Se già
questo può sembrare un successo, è solo perchè non sono ancora state spiegate le
molteplici implicazioni che tale risultato porterà nel mondo del marketing e della moda nei
prossimi anni.

A spiegarlo è Mattia Pistillo, 3D artist e co-founder di Humanless: «il grande vantaggio di
lavorare in 3D risiede nella capacità di creare prodotti versatili come avatar e oggettistica
che possono essere riutilizzati in più situazioni senza dover necessariamente ricorrere a
nuovi shooting o produzioni fisiche. Per un’azienda significa attivare un motore a
propulsione, creando un divario illimitato tra sé e i propri competitor, risparmiando tempo,
denaro e impattando meno sull’ambiente».

L’iper-realismo è la vera discriminante che fa da spartiacque in questa nuova frontiera dell’innovazione: «è la realisticità che ci consente di sostituire gradualmente il processo di produzione dei capi d’abbigliamento», continua Mattia Pistillo, «senza questo tassello fondamentale sarebbe impossibile digitalizzare e innovare il mondo della moda».

L’iper-realismo non si rivela solo nel dettaglio dei metaumani, nei perfetti e nitidi tratti, ma
anche e soprattutto nei difetti caratteristici degli individui, quelle imperfezioni che separano il mondo virtuale da quello reale. E’ Luca Damiano Pistillo, art director e co-founder di
Humanless, ad esplicare al meglio il concetto: «a primo impatto sembra quasi che i nostri
avatar vogliano sostituire gli umani. in realtà è vero il contrario: il nostro obiettivo è restituire all’essere umano la propria essenza. Da qui anche il nome del progetto, Ousia, che in greco significa proprio essenza. In un contesto in cui svariate ore al giorno sono vissute in un ambiente digitale, risaltare le peculiarità di ciascuno di noi è il primo tassello per non dimenticare chi siamo, per evitare una scissione tra noi e la nostra controparte virtuale».

Alla luce di ciò, quale miglior protagonista di questo progetto se non Pia Salatino, modella di Imperfettaproject, agenzia di moda nata per celebrare la bellezza attraverso le sue
imperfezioni: «essere il soggetto principale del progetto è stato motivo di orgoglio e
soddisfazione, soprattutto nel momento in cui ho iniziato a vedere il risultato di questo
lavoro. Stentavo a credere che un semplice avatar potesse rappresentarmi così fedelmente,
in tutti i miei tratti caratteristici, ma mi sono dovuta ricredere di fronte alla realtà dei fatti».

Il progetto ha visto il suo sviluppo in un luogo d’eccezione, il “DNstudio” di Davide Nastasi,
proprietario di uno dei più grandi limbo d’Italia. «Abbiamo scelto questa location per il grande valore aggiunto che ha saputo dare al nostro progetto, potendo usufruire di uno spazio esteso, modulabile e in grado di rendere il workflow più fluido e dinamico», afferma Luca Pistillo.

D’altra parte cosa può significare per un’azienda come DNstudio essere la culla di
progetti come “Ousia”? È lo stesso Davide Nastasi a rispondere: «davanti a me ho visto prendere forma un’idea incredibilmente innovativa e futuristica, come mai mi era successo
prima nonostante anni di esperienza sul campo. Posso affermare con estrema sicurezza che
la partnership con Humanless mi ha permesso di aggiungere un tassello importante nella
mia carriera lavorativa».

Un taglio innovativo destinato a cambiare non solo il modo di intendere la moda, ma anche il modo di fare marketing. Tommaso De Cillis, consulente finanziario e responsabile delle
risorse finanziarie del progetto, spiega tale aspetto: «attraverso la produzione di oggetti in
3D, si ha la possibilità non solo di sfruttare l’effetto innovativo e di stupore, ma anche di
accelerare inevitabilmente gli sviluppi delle campagne pubblicitarie, permettendo di utilizzareì la creazione di un singolo prodotto in molteplici modi, impattando sul bilancio economico in maniera considerevole. Se il progresso ci ha insegnato qualcosa negli ultimi cent’anni è che mentre i più dubitano se qualcosa si possa fare o meno, qualcun altro l’ha già fatto, cambiando irrimediabilmente i paradigmi e l’economia di un determinato settore, perché è vero che ci vogliono idee innovative, ma serve anche tanto coraggio».

Per quanto riguarda le prospettive future di Humanless, le idee sembrano ben chiare:
«Ousia ha dimostrato le capacità che Humanless possiede nel campo del marketing e della
moda, testimoniando con i fatti ciò che è stato solo teorizzato per anni. Siamo estremamente soddisfatti del lavoro svolto finora e abbiamo la volontà di estendere le nostre conoscenze ad altri settori, come quello chimico-farmaceutico. Questo successo ci permette di iniziare ad aprire un dialogo con gli investitori interessati a finanziare la nostra start-up», conclude De Cillis.