<<È inaccettabile che si continui a morire sul lavoro – dichiara Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia – 9 persone decedute in Lombardia nel solo mese di agosto, un periodo generalmente di sospensione delle attività lavorative, già una nel mese appena iniziato, oltre 86 da inizio anno, di cui le ultime quattro nella fascia di età compresa tra i 66 e i 75 anni, morte a seguito di cadute dall’alto come accaduto stamani all’operaio di 75 anni precipitato da una scala in un cantiere a Binzago. Ci chiediamo su quante tragedie ancora dovremo intervenire, quante situazioni anomale, abusi, violazioni dovremo ancora denunciare affinché ci sia la dovuta attenzione su un tema che dovrebbe essere prioritario, quello della sicurezza sul lavoro>>
La Segretaria con delega alla Sicurezza non ha dubbi in merito a quanto sta accadendo.
<<Che si tratti di un piccolo o grande cantiere, di un ufficio privato o pubblico, di una azienda metalmeccanica o agricola, il tema è sempre il mancato rispetto delle norme e previsioni in tema sicurezza sul lavoro e contesti di illegalità. Ci troviamo pressoché quotidianamente a commentare accadimenti mortali le cui modalità sono le medesime di cinquant’anni fa, – continua Eloisa Dacquino – come le cadute dall’alto, lo schiacciamento, la mancata formazione. Infortuni mortali in cui, come nel caso odierno, a colpire oltremodo è l’età della persona deceduta>>
E la Segretaria confederale della Uil Lombardia ricorda ancora una volta quanto da tempo il sindacato chiede.
<<Come UIL – conclude Dacquino – da tempo abbiamo avanzato una serie di richieste specifiche, sia in ambito nazionale che a Regione Lombardia, a partire dalla formazione, troppo spesso inadeguata se non del tutto assente, dal potenziamento dei controlli, degli Ispettori del lavoro, da azioni di prevenzione e sorveglianza coordinate e mirate in quei settori sottoposti a maggior rischio infortunistico, così come l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro e una Procura speciale. Serve maggiore consapevolezza, servono condizioni di salute e sicurezza sul lavoro rispettose della dignità delle persone. Assistiamo invece, nel silenzio della politica e delle imprese, ad una sorta di normalizzazione degli infortuni e delle morti sul lavoro che non sono mai fatalità, ci sono sempre responsabilità e per queste non risponde mai nessuno>>.