7 aprile, Giornata mondiale della Salute: un’occasione per fermarsi a riflettere sulle carenze e sulle risorse del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Il tema scelto dall’OMS per il 2024, “My health, my right”, punta i riflettori sul diritto alla salute per tutti, indipendentemente dal ceto e dalla provenienza: tema stringente anche per il nostro Paese, che negli ultimi anni ha rivelato un panorama disomogeneo in materia di accesso alle cure, segnato da profonde disuguaglianze interne e condizionato da variabili geografiche ed economiche, come rivela il recente rapporto di Censis e dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop).
“L’inclusività del nostro SSN rischia di ridursi a un concetto sempre più astratto e svuotato di significato” commenta Diego Catania, Presidente dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (TSRM e PSTRP) di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio.
“Vi è una mancata risposta ai bisogni della popolazione da parte della sanità pubblica, tanto che il 51% degli italiani sceglie la sanità a pagamento, mentre il 42% dei cittadini con redditi bassi, impossibilitato ad accedere al sistema privato, è costretto a rinunciare alle cure. Tali problematiche derivano da liste d’attesa troppo lunghe, a loro volta determinate da una congestione di richieste e prescrizioni non sempre strettamente necessarie, talora riconducibili a un approccio di ‘medicina difensiva’”.
“Si pone, inoltre, il tema di una sanità frammentata a livello territoriale, caratterizzata da una forte mobilità verso le Regioni che offrono di più in termini di livelli essenziali di assistenza e di qualità delle prestazioni” prosegue Catania. “Queste criticità strutturali richiedono un intervento su larga scala, ma, a mio avviso, una parte della soluzione è già sotto i nostri occhi. Il nostro SSN, infatti, non sta mettendo pienamente a frutto le risorse e possibilità a disposizione, come il tesoro ‘nascosto’ delle sue numerose Professioni. Penso, ad esempio, agli oltre 14.000 Professionisti Sanitari che afferiscono all’Ordine che rappresento. I 19 profili degli Ordini TSRM e PSTRP sono portatori di competenze insostituibili in diversi ambiti che, se riconosciute e impiegate nei contesti opportuni, possono offrire un apporto decisivo nell’indirizzare la persona verso il percorso di salute più ‘efficiente’. Partendo dalla prevenzione, caposaldo di una concezione di benessere a tutto tondo, il cittadino deve essere orientato dai Professionisti competenti verso itinerari di screening e di educazione alla salute ed eventualmente, in caso di patologie o sospette tali, lungo i corretti canali diagnostici e assistenziali. Ciò non solo nell’ambiente individuale e familiare, ma anche in quello lavorativo e di comunità. Nel delicato percorso di presa in carico, poi, le nostre Professioni di area tecnico-diagnostica e tecnico-assistenziale offrono un contributo rilevante nell’individuare la problematica e nel determinare gli interventi più efficaci. In ultimo, le Professioni di area riabilitativa accompagnano il paziente nel processo di recupero delle abilità e delle autonomie personali, di contenimento dei sintomi e di miglioramento della qualità della vita, rivelandosi cruciali nel contesto delle malattie croniche”.
Una varietà di competenze, dunque, che spesso non trova adeguata collocazione nelle linee guida e nei documenti di indirizzo ministeriali e regionali. Anche negli ambiti in cui il principio di multiprofessionalità viene realizzato, tuttavia, spesso manca un altro tassello fondamentale: la capacità di creare e mantenere il dialogo fra le Professioni.
“Per anni abbiamo parlato di approccio multidisciplinare e multiprofessionale; ora dobbiamo guardare ancora oltre, verso un orizzonte di interprofessionalità” sottolinea il Presidente dell’Ordine. “Abbiamo bisogno di un sistema interconnesso, in grado di trasmettere le informazioni da un estremo all’altro del percorso. Tutte le aree di cura coinvolte dall’iter diagnostico, terapeutico e assistenziale devono essere in comunicazione fra di loro: ciascuna fase del processo, infatti, permette di raccogliere informazioni preziose per una valutazione integrata della persona assistita. Se la tecnologia, infatti, si rivela una valida alleata nell’archiviazione e nella condivisione rapida dei dati, dall’altra rischia di impoverire lo scambio fra i soggetti, riducendolo a una serie di comunicazioni di servizio. Ritrovando un confronto autentico è possibile ottenere qualcosa che è più della somma delle sue parti, una scintilla che si accende nel vivo della comunicazione tra Professionisti. Questo approccio improntato alla sinergia e al dialogo deve estendersi a tutte e 30 le Professioni Sanitarie riconosciute dallo Stato italiano e ovviamente agli organi politici e istituzionali, così da superare il concetto di sanità ‘a compartimenti stagni’ e dare vita, insieme, a un sistema salute davvero inclusivo”.