Inaugurazione Anno Giudiziario ed astensione dalle udienze dei penalisti, due facce della stessa medaglia?

Al lettore attento non sarà sfuggito che ieri, 25 gennaio, mentre a  Roma presso la sede della Corte di Cassazione c’è stata l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 dove, in presenza del Presidente della Repubblica, la prima Presidente dr.ssa Cassano svolgeva la sua applaudita relazione, la giunta nazionale dell’Unione delle camere penali proclamava ben tre giorni di astensione dalle udienze per protesta contro le novità legislative introdotte dal cd. “pacchetto sicurezza”.

Due ben differenti manifestazioni di pensiero rispetto ad un comune punto di vista: la domanda di giustizia del cittadino ed il rigoroso rispetto delle garanzie difensive.

Ebbene mentre la Presidentessa della Cassazione , riferendosi all’anno appena concluso ha sottolineato che “nel settore del diritto penale sostanziale ha ricevuto regolamentazione compiuta la giustizia riparativa, è stata superata l’ottica carcero-centrica ed è stato introdotto un inedito , ampio ventaglio di risposte punitive, volte, soprattutto per i reati di minore gravità, a privilegiare il potenziamento degli istituti ed a velocizzare il processo anche mediante forme anticipate di sua definizione, così da riservare al dibattimento solo i casi più gravi” evidenziando quindi gli aspetti più marcatamente positivi delle recenti riforme sul processo penale, l’associazione dei penalisti italiani, ancora una volta, è costretta a segnalare che “si continua ad affidare allo strumento repressivo penale la risposta alla legittima richiesta di sicurezza che proviene dalla collettività conducendo così al collasso l’intero sistema”

Ed ancora mentre da un lato si evidenzia con soddisfazione il calo della durata media dei processi penali “negli uffici di merito , nel settore penale le pendenze si sono ridotte del 13% nei Tribunali e del 6,5% nelle Corti di Appello” dall’altro si protesta per la mancata abrogazione della norma che impone uno specifico mandato ad impugnare e che “nuoce gravemente ai soggetti più deboli che usufruiscono della difesa di ufficio , a vantaggio di un efficientismo indifferente alla qualità della Giustizia, all’effettività del diritto di difesa, alla centralità dell’accertamento della responsabilità penale attraverso un doppio grado di giudizio, in violazione dei principi costituzionali e sovranazionali”.

In definitiva, su questi argomenti come su altri quali, ad esempio, il sovraffollamento carcerario, troppo distanti e divergenti continuano ad essere le visioni della magistratura e dell’avvocatura che pure sono parti della medesima struttura. Il rischio concreto, reale, è che in mezzo a tali divergenze resti schiacciato e compresso ingiustamente il diritto dei cittadini ad un processo penale equo e con una durata ragionevole.

 

Milano 26 gennaio

Avv. Gaetano Laghi