La “malagiustizia” cause e soluzioni, intervista all’Avvocato Matteo Pellacani.

di Viviana Bazzani

La “malagiustizia”, espressione polemica coniata nel linguaggio giornalistico, è sempre più protagonista nelle cronache giudiziarie italiane. Ha destato malumore e sfiducia lo sconto di pena , deciso dalla Corte di Appello, a favore di un imputato che si era reso responsabile di violenza sessuale nei confronti di una donna.

D – Avvocato Matteo Pellacani, cosa sta succedendo nelle aule di giustizia italiane?

R – Quotidianamente, a causa dei numerosi incentivi premiali previsti dalla legislazione nazionale e processuale, vengono emesse sentenze che comminano pene inadeguate, ingiuste e sproporzionate alla gravità del reato commesso e alle modalità della condotta dell’autore.

Ciò genera sfiducia e delusione da parte dei cittadini nelle istituzioni che ci governano e nella magistratura che rappresenta il potere giudiziario.

 

D – La riforma Cartabia cosa ha destabilizzato e cosa ha migliorato?

R – La riforma Cartabia, la cui ratio era quella di migliorare l’efficienza del processo e garantire la riduzione della durata del processo penale nei tre gradi di giudizio entro il 2026, ha sicuramente destabilizzato il sistema consentendo dal 30 dicembre 2022 l’utilizzo del patteggiamento in appello anche per reati di particolare gravità sociale, come ad esempio i reati di criminalità organizzata di stampo mafioso e i reati sessuali. Sempre con riferimento ai riti premiali ha consentito un’ulteriore riduzione di pena per il giudizio abbreviato da parte del giudice dell’esecuzione in ipotesi di mancata impugnazione della sentenza di condanna di primo grado da parte dell’imputato o del difensore.

Sotto il profilo dell’efficienza ha implementato l’utilizzo del processo telematico, ampliato l’ambito di applicazione del procedimento di messa alla prova e l’utilizzo delle misure alternative alle pene detentive brevi e previsto l’accesso ai programmi di giustizia riparativa.

 

D – Lei è il legale della donna violentata dall’ex agente immobiliare Omar Confalonieri che, il mese scorso, ha ottenuto in Appello uno sconto di pena.

Quali sono state le sue difficoltà nello spiegare alla vittima che lo Stato ha approvato leggi sempre più a favore del carnefice? Come ha reagito la donna?

R – La vittima non conosce i tecnicismi giuridici e i principi generali relativi all’applicazione della legge e, dunque, si trova legittimamente in difficoltà a comprendere le dinamiche sottese ad una riforma così tecnica ed ampia.

Ho cercato di spiegare alla mia assistita che la riforma Cartabia ha trovato immediata applicazione nel nostro caso non essendo prevista una differente disciplina transitoria nel testo della legge ed essendo la legge entrata in vigore prima della definizione del giudizio di appello fissato per il 2 maggio 2023, pertanto applicabile al nostro caso.

La vittima è rimasta profondamente delusa all’esito della sentenza d’appello, ritenendo che l’imputato l’abbia fatta franca ottenendo un ulteriore premio.

 

D – Quale sarà il passo successivo a questo sconto di pena?

R – Appena possibile la difesa dell’imputato proverà a chiedere una misura alternativa alla detenzione, anche facendo presente che il medesimo sta seguendo un percorso terapeutico in carcere.

 

D – Molti suoi colleghi riconducono in tre punti, le cause di questa malagiustizia

1- Insufficienza e incapacità di chi amministra la giustizia

2- Mancanza di fondi e strutture adeguate

3 – La non imparzialità politico- ideologica di giudici e avvocati.

Ci può fare una sua dettagliata analisi su quali dei tre punti è riconducibile ad un “dolo” e quali le soluzioni?

R – Ritengo che la malagiustizia dipenda molto dall’insufficienza e dalla incapacità di chi amministra la giustizia e che sentenze, quali quella del mio caso ed altre per fatti di cronaca giudiziaria noti a tutti, ne siano la più evidente espressione.

Credo che, sotto tale aspetto, il “dolo” sia ravvisabile nella volontà e coscienza di dare una risposta punitiva non adeguata alla gravità del reato commesso in nome della finalità rieducativa della pena sancita dalla Costituzione o magari dell’esigenza di svuotare le nostre carceri che versano in situazioni disperate.

A mio avviso le soluzioni migliori, al di là dell’incentivare fondi e strutture adeguate, devono essere ricercate in interventi radicali a monte nella legislazione nazionale che prevedano un trattamento sanzionatorio più rigoroso per i reati sessuali elevando la cornice edittale delle pene.

Un passo avanti è stato già fatto con il Codice Rosso del 2019 ma le pene non risultano ancora adeguate.

 

D – Cosa è cambiato, negli ultimi decenni, nel lavoro di un legale?

R – Negli ultimi decenni le riforme che si sono succedute, compresa da ultimo la Cartabia, si sono mosse in un’ottica molto poco garantista nei confronti degli avvocati.

Sono stati modificati i giudizi di impugnazione, limitando fortemente l’attività difensiva dell’avvocato e la possibilità di impugnare sentenze sfavorevoli al proprio assistito.

Da ciò è derivata una lesione del “diritto di difesa” tutelato dalla Costituzione, con conseguenti ripercussioni sul lavoro dell’avvocato.

 

D – Percepisce, da parte dei suoi assistiti, una poca fiducia al sistema giuridico?

R – Assolutamente e la sentenza d’appello purtroppo è risultata ancora inadeguata in relazione alla pena applicata, che già era stata ridotta nel giudizio di primo grado per effetto della scelta del rito abbreviato.

I miei assistiti si sono sentiti abbandonati dalla giustizia, sono sfiduciati e provano una grande amarezza.

 

D – Se gli chiedessero di esprimere un desiderio cosa chiederebbe per il bene della sua categoria?

R – Chiederei sicuramente interventi legislativi e riforme mirate volte a garantire il diritto di difesa in ogni stato e grado di giudizio, evitando di concedere sempre sconti di pena e benefici premiali a pericolosi delinquenti seriali.

 

D – Come vede il futuro “giudiziario” in Italia?

R – Sicuramente del doman non c’è certezza e, a mio avviso, il futuro giudiziario in Italia, anche alla luce della Riforma Cartabia, non sarà scevro da insidie e difficoltà nell’applicazione quotidiana della nuova normativa.

Tutti gli operatori del diritto dovranno testarsi con l’applicabilità di una riforma dai cambiamenti molto radicali e solamente la prassi potrà dare una risposta sulla efficacia o meno di tutte le modifiche intervenute e sulla tenuta del sistema processuale.