Sovraindebitamento, coppia di coniugi con oltre 500.000 euro di debiti dopo l’insuccesso dell’attività: ne pagheranno solo 130.000.

Dopo alcuni anni in cui si trovavano in Italia lavorando da dipendenti, il marito
con i risparmi ha deciso di aprire un’attività di autotrasporti in proprio. Nell’arco di poco,
complice la mancata concessione di licenze per l’iscrizione all’ALBO, il furto di veicoli e il
mancato incasso di somme, non si è potuto che procedere con la chiusura dell’attività. Poi
è subentrato l’aumento improvviso e insostenibile delle rate dei finanziamenti e del mutuo
di casa, contratto quando il mercato immobiliare era ai massimi storici, nonchè la malattia
della moglie, facendo così crescere il debito tra interessi e spese ad oltre 500.000 euro.
Senza la possibilità materiale di far fronte ai debiti e con 5 figli da mantenere. Ma il
tribunale di Milano – con una decisione che fa scuola – applicando la nuova normativa
sulla crisi in vigore dal 15 luglio 2022 e che ha assorbito la normativa sulle procedure di
sovraindebitamento, li ha “graziati”: metteranno solo a disposizione l’immobile di
proprietà e dopo tre anni potranno chiedere la completa cancellazione di ogni pendenza
economica.

Protagonisti della storia sono due coniugi cinquantenni che condividono la proprietà di un
appartamento in provincia di Milano. I loro guai economici sono iniziati nel 2004, poi nel
2016 dopo anni di sofferenze bancarie ed economiche, l’attività è stata chiusa ed ora per
mantenere i figli svolgono attività lavorativa da dipendenti.
Senza farsi sopraffare, hanno deciso di darsi subito da fare e hanno trovato entrambi
lavoro come dipendenti con un reddito complessivo di poco più di 2.000 euro al mese.
Troppo poco per saldare i debiti, pagare bollette, mangiare e versare gli importi dovuti
all’Agenzia delle Entrate. Così, non riuscendo più a far fronte agli impegni, hanno chiesto
aiuto allo Studio Legale dell’avv. Matteo Marini.

“Ci siamo rivolti al Tribunale chiedendo l’applicazione della Legge 3/2012 (nota anche
come legge sul Sovraindebitamento o Salva-suicidi), oggi disciplinata dal Codice della crisi”, spiega l’avvocato Matteo Marini, “in molti purtroppo si trovano improvvisamente
sommersi dai debiti a causa di un fallimento di un’attività senza colpa, di una malattia, del
mancato incasso di somme o di altri imprevisti della vita. Ma la legge su questo è chiara:
nessuna persona onesta può essere ‘condannata’ a vita a pagare debiti che, vista la
dimensione dell’importo, vanno ben oltre le sue capacità economiche”.
In questo caso i giudici hanno stabilito che i coniugi – a fronte di 700.000 euro di debiti –
dovranno unicamente mettere a disposizione dei creditori l’immobile di proprietà di valore
pari ad euro 130.000 circa e la loro automobile (del valore di 1.500 euro), pur sottoposta a
fermo amministrativo.