a cura dell’Avv. Stefano Pillitteri
Il fenomeno del sovraindebitamento, legato al boom dei presiti al consumo registratosi negli ultimi due decenni, oltre ad avere, sempre più, dimensioni massive presenta, non di rado, risvolti drammatici.
Non è un caso se, nelle vicende di cronaca riguardanti femminicidi o violenze in famiglia, spesso emerga, sullo sfondo, una situazione di forte compromissione debitoria.
In un recente caso di uxoricidio avvenuto nel milanese, ad esempio, lo stesso autore ha indicato come causa determinante il suo gesto, un’esposizione debitoria nell’ordine delle diverse centinaia di migliaia di euro dovuta ad “investimenti sbagliati”.
Ovviamente non sappiamo in che misura si tratti di una forma di autogiustificazione per cercare di ridimensionare le proprie responsabilità anche nella prospettiva di un contenimento della pena. Sappiamo, però, che quel debito era reale. E chiunque si occupi di procedure per sovraindebitamento e, quindi, debba andare letteralmente a scandagliare nel dettaglio la vita personale e familiare delle persone sovraindebitate, sa quale sia la forza disgregatrice di una carenza di liquidità giunta in fase patologica.
Se in una famiglia esistevano, magari sotto traccia, tensioni e contraddizioni, inevitabilmente vengono portate al parossismo. A quel punto il rischio della deflagrazione, anche violenta, diventa concreto. La legge sul sovraindebitamento, approvata 11 anni fa, intende sottrarre il sovraindebitato dalle spire dell’usura. La procedura riporta, infatti, il debito a una dimensione sostenibile (fino al 10% dui quello originario) e lo rimodula ratealmente per garantire una vita dignitosa.
In tal modo il rischio di essere indotti, come ultimissima spiaggia, a rivolgersi ai cravattari può dirsi senz’altro scongiurato.
Ma in realtà la funzione cui assolve la leggeva ascritta a una categoria più generale, quella dell’”igiene sociale”.
Una società che presenti ampie sacche di cittadini in una condizione di autentica disperazione senza che vi sia una benchè minima prospettiva, per i loro creditori, di vedere onorati gli impegni, configura quella che gli inglesi definiscono situazione “loselose”. Perde il debitore. E perdono i creditori.
E’ una società non solo pregiudicata in termini squisitamente produttivi ma disseminata di grappoli di vere e proprie “bombe ad orologeria”.
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