Sicurezza nell’edilizia, la metodologia BIM

La metodologia BIM (Building Information Modeling) è ciò che sta alla base della più importante rivoluzione digitale del settore dell’edilizia. Il BIM inanella una serie di procedure e strumenti in grado di apportare benefici a più livelli, garantendo non solo un risparmio dal punto di vista dei costi e dei tempi, ma permettendo anche di puntare sulla sicurezza, mitigando il rischio e assicurandosi di ridurre al minimo la possibilità di incidenti, grazie a una precisa simulazione di ciò che accadrà in cantiere a distanza di una settimana o di un mese.

Già nel 2014 la Comunità Europea aveva dato la possibilità agli Stati membri di operare nel settore pubblico utilizzando questa metodologia. L’Italia è stata una delle prime nazioni a renderla obbligatoria negli appalti pubblici per scaglioni di valore, e dal 2025 lo sarà definitivamente anche per l’ultimo, quello da un milione di euro. L’obiettivo è di efficientare il settore edilizio oltre ad un risparmio economico e a una riduzione degli sprechi su tutto il settore delle costruzioni con particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro.

 

Il contributo della metodologia BIM in tema di sicurezza

Simulando le sequenze di costruzione si arriva ad avere una simulazione vera e propria di ciò che accadrà in cantiere. Dunque, se si intravedono dei rischi su quella simulazione, è possibile risolverli prima – spiega Andrea Vanossi, Business Development Unit – R&D and BIM Manager di CMB -. Quello della sicurezza è un tema su cui CMB è in prima linea rispetto agli altri competitor”. Affrontare il problema in cantiere vorrebbe dire, infatti, risolverlo d’urgenza, fermare i lavori e affrontare in corso d’opera tutte le problematiche del caso. È possibile prevedere il problema grazie anche ad un monitoraggio, nei cantieri più evoluti, degli spostamenti dei lavoratori.

 

Cosa vuol dire efficientare al massimo il processo costruttivo grazie a BIM? Secondo Vanossi “questa metodologia permette di avere un coordinamento progettuale che con la metodologia tradizionale sarebbe difficilmente raggiungibile grazie all’introduzione di “n” dimensioni in più rispetto alle due classiche, ovvero la terza dimensione, che prosegue poi con la 4° (tempi), la 5°(costi) e le altre n dimensioni del BIM. Per questo possiamo parlare di una riduzione degli sprechi, di extra costi ed extra tempi».

 

La formazione necessaria e la visione futura della metodologia

Oggi ci sono delle certificazioni che attestano la capacità di una persona di lavorare in questo modo. “Come CMB ne abbiamo sia una a livello aziendale, sia quelle singole ottenute dalle persone che lavorano con noi. In più offriamo agli studenti universitari tirocini che spesso si tramutano in carriere”. Le nuove generazioni, infatti, possono apportare un valore aggiunto a questo lavoro, come spiega Vanossi: “Lavorare in BIM vuol dire anche avere quantità enormi di metadati, relativi a tempi e costi, che, se messi a sistema in modo corretto, consentono di avere degli indicatori di prestazioni della costruzione e progettazione, altrimenti difficilmente intercettabili o identificabili se non con tempi incompatibili con le costruzioni. Avere quindi generazioni in grado di gestire, manipolare e organizzare i dati in modo più efficiente, permette all’impresa di continuare a migliorarsi e andare sempre più veloci. Proprio come l’Ai che si autoalimenta imparando dai propri errori”.

 

La metodologia BIM in supporto dell’intelligenza artificiale

 

La metodologia BIM si avvale di piattaforme digitali che creano database che a loro volta possono alimentare l’intelligenza artificiale e ciò che ci promette di fare. Secondo Vanossi, “la metodologia BIM genera una banca dati preziosa che, grazie alla veloce evoluzione delle tecnologie a disposizione può essere un trampolino di lancio per alimentare l’Ai. A sua volta l’intelligenza artificiale ci consentirà di migliorare il nostro metodo di progettazione affidandoci una visione futuristica della metodologia”.

 

L’esperienza di CMB con la metodologia BIM

CMB è stata una delle prime imprese ad abbracciare questa metodologia una decina di anni fa, se non la prima a farlo nell’ambito della costruzione. Ma sicuramente la prima a certificarsi con BIM nel settore edile building quando è diventata una tematica certificabile. È stata anche coinvolta nei tavoli di implementazione della normativa, orientandone lo sviluppo e prendendo parte attiva alla diffusione culturale del metodo.

 

Ad oggi conta circa 47 cantieri, di cui 15 chiusi, lavorati in metodologia BIM a partire dal 2013, con 34 persone attive. Principalmente copre il settore immobiliare, su cui è anche committente, il settore delle strutture complesse come quelle degli ospedali, o di edilizia privata come uffici e torri. A Milano ha realizzato la Torre Generali e quella Unipol, ma anche infrastrutture – l’ultimo settore implementato – come la tranvia di Bologna tuttora in corso.

 

Lavoriamo anche all’estero, come in Danimarca – conclude Vanossi – dove stiamo concludendo il progetto del Mega Hospital di Odense. Ma anche la parte di ristrutturazione è un tema innovativo, anzi, in questo settore BIM viene molto più in aiuto perché il coordinamento su manufatti esistenti è molto più complicato da gestire e le nuove tecnologie forniscono un notevole aiuto, per esempio i sistemi smart di scansione fotografica e le nuvole di punti. È ciò che abbiamo fatto, per esempio, con la ristrutturazione della EX Poligrafico dello Stato di Roma”.