Stretta monetaria, costo del credito e trend prestiti alle imprese nell’estate 2023, focus Lombardia a cura di Confartigianato

“Oltre 1 miliardo e mezzo di extra costo per il credito delle MPI lombarde, è un numero oggettivamente impressionante, che pesa di più laddove le imprese sono più impegnate negli investimenti per crescere. È un tema sul quale non si sta ponendo sufficiente attenzione, ma che rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese; la marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro… Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore” spiega il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti.

“Non parliamo di un rischio futuro, già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese lombarde che scendono del -4,6% in un anno – gli fa eco il Segretario generale di Confartigianato Lombardia, Carlo Piccinato – Metto in evidenza il dato sulla provincia di Milano, dove la flessione del credito arriva a toccare il -14,6%. Sono numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia”.

La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Con l’aumento di tassi e costi dell’energia salgono gli utili di banche e imprese energetiche.

A giugno 2023 il trend dei prezzi al consumo armonizzati mostra una netta decelerazione, segnando un aumento del 6,7% (era 8,0% a maggio) e rimanendo superiore al +5,5% della media Eurozona (era 6,1% a maggio).

Nella seduta dello scorso 15 giugno il Consiglio Direttivo della Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base, lasciando aperta la prospettiva di un ulteriore aumento nella prossima seduta del 27 luglio. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base. In un intervento nei giorni scorsi la Presidente della Bce ha indicato che “l’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce l’inflazione diminuirebbe al 5,4% nel 2023 e successivamente al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

Nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export.

Vi sono altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico. Nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare.

“Oltre 1 miliardo e mezzo di extra costo per il credito delle MPI lombarde, è un numero oggettivamente impressionante, che pesa di più laddove le imprese sono più impegnate negli investimenti per crescere. È un tema sul quale non si sta ponendo sufficiente attenzione, ma che rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese; la marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro… Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore” spiega il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti.

“Non parliamo di un rischio futuro, già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese lombarde che scendono del -4,6% in un anno – gli fa eco il Segretario generale di Confartigianato Lombardia, Carlo Piccinato – Metto in evidenza il dato sulla provincia di Milano, dove la flessione del credito arriva a toccare il -14,6%. Sono numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia”.
La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Con l’aumento di tassi e costi dell’energia salgono gli utili di banche e imprese energetiche.

A giugno 2023 il trend dei prezzi al consumo armonizzati mostra una netta decelerazione, segnando un aumento del 6,7% (era 8,0% a maggio) e rimanendo superiore al +5,5% della media Eurozona (era 6,1% a maggio).

Nella seduta dello scorso 15 giugno il Consiglio Direttivo della Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base, lasciando aperta la prospettiva di un ulteriore aumento nella prossima seduta del 27 luglio. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base. In un intervento nei giorni scorsi la Presidente della Bce ha indicato che “l’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce l’inflazione diminuirebbe al 5,4% nel 2023 e successivamente al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

Nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export.

Vi sono altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico. Nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare.

Il costo del credito –

A maggio 2023 a livello nazionale i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue: a fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%.

L’analisi del costo del credito a livello regionale evidenza che a marzo 2023 il tasso di interesse bancario attivo (TAE) pagato dal totale delle imprese lombarde si attesta al 4,74%, il più basso rilevato tra le regioni (Lombardia 20^ nel ranking nazionale), in aumento di 208 punti base rispetto a quello di giugno 2022, 9 mesi prima della stretta monetaria.

A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese delle Costruzioni (5,63%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,72%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,60%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per il Manifatturiero (+216 p.b.), seguito dai Servizi (+208 p.b.) e dalle Costruzioni (+172 p.b.).

Mentre secondo le ultime valutazioni disponibile, in Lombardia il tasso pagato dalle piccole imprese a dicembre 2022 è del 6,97% superiore di 314 punti base al 3,83% delle medio grandi imprese e di 77 punti base sopra al costo del credito sostenuto dalle piccole imprese a giugno 2022 (6,20%).

Per la nostra regione, sulla base dell’incremento tendenziale dei tassi sulle consistenze dei prestiti alle imprese, si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 1.587 milioni di euro, l’impatto più pesante della stretta monetaria rilevato tra le regioni italiane.

Sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione degli addetti nelle piccole imprese con 20-49 addetti si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari al 583 milioni di euro a Milano, pari a 230 milioni di euro a Brescia, pari a 175 milioni di euro a Bergamo, pari a 104 milioni di euro a Monza -Brianza, pari a 101 milioni di euro a Varese, pari a 81 milioni di euro a Mantova, pari a 76 milioni di euro a Como, pari a 69 milioni di euro a Cremona, pari a 60 milioni di euro a Pavia, pari a 48 milioni di euro a Lecco e pari a 30 milioni di euro a Sondrio e a Lodi.

Il trend dei prestiti –

Evidenti i segnali di tensioni sulla domanda di credito con i prestiti alle piccole imprese, che in Lombardia, come a livello nazionale, risultano in calo da marzo 2022. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle piccole imprese lombarde – corretta soprattutto per le cartolarizzazioni – scende del -4,6% (era del -3,3% a dicembre 2022). Flessione in linea con quella rilevata a livello nazionale (-4,4%) ma in controtendenza rispetto al +0,2% registrato per il totale imprese lombarde.

A livello provinciale – per cui si esaminano variazioni % tendenziali non corrette dei prestiti concessi al totale imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici) – situazioni di tensione sul credito più pesanti si rilevano a Lecco (-7,7%), Brescia (-7,3%) e Cremona (-6,7%). Tutte e tre figurano tra le province italiane che performano peggio in termini di trend del credito erogato alle imprese. A livello settoriale, sempre con riferimento a variazioni tendenziali non corrette, la dinamica dello stock dei prestiti concessi a marzo 2023 risulta in riduzione nelle Costruzioni (-6,9%) e nel Manifatturiero (-5,4%) mentre è in controtendenza nei Servizi (+1,0%).

Nel dettaglio esaminando il trend del credito per settore e territorio si osserva che nel Manifatturiero perdono di più in termini di prestiti concessi, contribuendo a determinare la flessione del credito rilevata a livello regionale (-5,4%), Lecco (-8,0%), Brescia (-7,9%) e Monza e Brianza (-7,1%); nelle Costruzioni contribuiscono maggiormente al risultato lombardo le contrazioni dei prestiti più marcate rilevate per le imprese di Lodi (-25,2%), Lecco (-16,7%), Como (-15,3%), Cremona (-14,4%) e Bergamo (-13,8%); e nei Servizi la dinamica positiva regionale è correlata alla crescita dei prestiti del +4,3% rilevata per Milano (a cui sono indirizzati il 65% dei prestiti concessi alle imprese dei Servizi) e del +1,5% rilevata per Monza-Brianza (5,4% stock prestiti del settore).

La dinamica del credito all’artigianato lombardo – non corretta – che è possibile esaminare attraverso la dinamica tendenziale dei prestiti al segmento delle ‘Quasi società artigiane’1 a marzo 2023 si attesta al -9,5% più elevata rispetto al -2% calcolato per il totale imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici). Flessioni del credito di intensità maggiore alla media regionale per l’artigianato si rilevano, a livello provinciale, per Milano (-14,6%), Cremona (-13,4%), Lodi (-12,6%), Como (-11,1%) e Varese (-10,8%).