Ha le idee molto chiare Enrico Vizza, da pochi mesi segretario Uil-Milano Lombardia, andare nei territori per ascoltare le esigenze i rappresentanti delle categorie, lavoratori e pensionati.
Dalla scorsa settimana è partito il tour, partendo da Varese per proseguire con Bergamo e Lodi, dove ci si confronta con i delegati sul territorio.
Altro versante è quello delle istituzioni con incontri con i sindaci e la Regione.
“Un rischio che va scongiurato,” spiega Vizza, “è quello che le risorse del Pnrr vengano spese dalla Regione e dai grandi comuni a scapito delle piccole realtà territoriali. Sono grosse cifre ed i piccoli comuni, che non riescono a fare sinergie, rischiano di rimanere fuori. Contestualmente poi chi ha i fondi rischia di non poter arrivare a spenderli. Ci sono tante parole ma di fatti pochi. Cercare di superare campanilismi e portare una visione allargata a più comuni è quello che mi propongo di fare. Rifiuti, politiche sociali, sono tematiche che gestite da più comuni insieme hanno portato risultati. Bisognava far tesoro della gestione della pandemia, situazione in cui si è gestita una grande emergenza e quando si è lavorato insieme ci sono stati risultatri. Così va fatto anche per il Pnrr, la resilienza, bisogna coordinarsi con più enti locali. Quello della mancanza delle stazioni appaltanti è un falso problema, anzi ce ne sono troppe, sono le figure tecniche che mancano. Va fatto funzionare quello che c’è piuttosto che creare nuove strutture. Sono preoccupato per i comuni da 20.000 abitanti in giù, rischiano di non prendere neanche le briciole.”
Allora quale può essere il ruolo del sindacato? “La Regione ci ha dato delle opportunità, ci ha mostrato quali e quanti risorse, noi abbiamo puntato sui protocolli per la sicurezza e la legalità. Per quello che riguarda Milano, Comune e Città Metropolitana abbiamo chiesto un tavolo sui progetti per capire quali saranno gli impatti dei progetti, ricadute sul lavoro innanzitutto, finora non abbiamo avuto risposta. A Varese ad esempio c’è un tavolo presso la Prefettura che è occasione di confronto, a Milano nulla di nulla. Il Pnrr è un’occasione che non va lasciata cadere. Con la Regione ad esempio abbiamo prodotto un manifesto sul caro-bollette con le misure che chiediamo il Governo di Roma adotti. Su questo tema noi puntiamo sulle comunità energetiche, servono i decreti attuativi della Legge Regionale che già c’è. Su questo bisogna spingere sull’acceleratore. Abbiamo un’inflazione a due cifre che non ci permette di perdere altro tempo.”
Cosa si può fare di concreto subito? “Abbiamo chiesto al Governo di detassare le tredicesime, oppure di abbatervi l’Irpef, non è una misura salvavita ma almeno aiuta. Il cuneo fiscale per noi non è sufficiente, va ampliato. Occorrono interventi strutturali, per i giovani innanzitutto. Il Pnrr sono debiti, non dobbiamo dimenticarlo, quindi bisogna fare le cose per bene. Per quanto riguarda l’immediato futuro, va tolto il cuneo fiscale sulle pensioni, su questo non molleremo, poi punteremo sulle contrattazioni, sulla detassazione degli aumenti in busta paga, bisogna dare i soldi ai lavoratori, lo ha detto anche il presidente di Confindustria.
Il reddito di cittadinanza va tolto o riformato? “I governi precedenti hanno fatto per conto loro, senza chiedere ai sindacati. Il Reddito di cittadinanza va mantenuto ma va strutturato meglio, bisogna innanzitutto eliminare le false percezioni, come ci sono le false pensioni di invalidità. Il fallimento del Reddito di Cittadinanza è la parte delle politiche attive del lavoro, e qui ci sono responsabilità delle Regioni. Si parla anche di autonomia, ma cosa vogliamo come autonomia? Sul lavoro non ha funzionato. Il Reddito va mantenuto ma riformato in modo che sia funzionale a chi ha l’esigenza. Se è reddito vuol dire che va collegato a qualcosa. Ricordo bene le parole di Di Maio. Non è vero che i giovani non vogliono lavorare. Ma serve legalità e servono le paghe giuste. Serve lealtà anche da parte delle imprese. Non va fatta di tutta l’erba un fascio, non vanno aumentate le disuguaglianze.