Il mondo del Terzo settore, della cooperazione sociale, delle Fondazioni, delle organizzazioni del lavoro e degli imprenditori è stato chiamato a raccolta in Università Cattolica a Milano nella giornata dedicata al tema “Welfare responsabile e i protagonisti della società civile”, occasione per presentare il volume “Il Welfare responsabile alla prova. Una proposta per la società italiana”, curato da Vincenzo Cesareo e Nicoletta Pavesi, edito da Vita e Pensiero e in libreria dal 24 ottobre. Il volume rappresenta l’esito del percorso di ricerca e riflessione della Rete Interuniversitaria Welfare Responsabile che coinvolge sociologi, politologi, demografi e giuristi di dodici atenei (Università Cattolica – sedi di Milano e Brescia, Università di Bari, Bergamo, Bologna, Catanzaro, Milano Bicocca e Milano Statale, Padova, Siena, Torino, Venezia Cà Foscari).
Il programma dei lavori.
Saluti di Franco Anelli, Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore.
Presentazione della proposta di Welfare Responsabile Vincenzo Cesareo, Università Cattolica del Sacro Cuore;
Giovanni Bertin, Università Cà Foscari – Venezia;
Stefano TOMELLERI, Università degli Studi, Bergamo.
Tavola rotonda con interventi di
Pierangelo Albini, Direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano Confindustria;
Alessandro Azzi, Presidente Fondazione Tertio Millennio;
Andrea Cuccello, Segretario Confederale Cisl;
Valeria Negrini, Vicepresidente Confcooperative Federsolidarietà Nazionale;
Claudia Fiaschi, Portavoce Nazionale Forum del Terzo Settore;
Paola Pessina, Vice-Presidente Fondazione Cariplo.
Moderatore Riccardo Bonacina, Rivista Vita.
Tra gli invitati, il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici.
“Dare risposte concrete alle difficoltà dello Stato nel soddisfare i bisogni sociali. Questa è la mission del welfare aziendale e per portarla a termine l’attuale azione non coordinata dei singoli stakeholder presenti sul territorio va superata «in favore di un approccio che intercetti in maniera sinergica tutti i livelli e gli ambiti di intervento, utilizzi logiche di rete e crei comunità integrate e coese», ha detto Cesareo. «Questa operazione è possibile solo definendo forme di governance orizzontali e configurando spazi sociali di prossimità, ovvero luoghi in cui, attraverso forme di comunicazione e collaborazione innovative, sia possibile rispondere in modo più adeguato alle sfide contemporanee».
Fare welfare responsabile significa superare l’impostazione unidirezionale, dove interviene un singolo attore (Stato o mercato o Terzo settore), oppure più attori non coordinati tra loro, e adottare un approccio che include e mette in sinergia i vari stakeholder a tutti i livelli e nei differenti ambiti.
Ciò comporta collocarsi in una logica di rete, fondata sull’impegno a integrare, a mettere insieme in modo armonico e coeso gli attori sociali, attraverso una particolare forma di governance che privilegia l’orizzontalità rispetto alla verticalità. Redistribuendo il potere decisionale ed organizzativo tra gli enti. Il tutto promuovendo un approccio flessibile che assicuri margini di operatività e conservi identità e specificità nel lavorare insieme».
Alla teoria si aggiungono molte esperienze concrete.
Tra le quali.
POLITICHE DI INVESTIMENTO FAMILIARE PER LA CONCILIAZIONE: due esempi, il Cesu francese e le Reti territoriali lombarde
Il Social Investment (SI), la spesa del welfare, non è un costo da tagliare ma al contrario un investimento efficace ed efficiente da misurare nei suoi ritorni relativi a capitale umani, economici e sociali.
Es. Cesu (Chèque Emploi Service Universel) è un servizio per la dichiarazione del reddito dei salariati a domicilio. Cesu dèclaratif riguarda tutti coloro che fanno ricorso a personale a domicilio, a tempo pieno o parziale, per essere aiutati nelle loro attività domestiche. Il datore di lavoro, usando questo tipo di Cesu, beneficia di numerosi vantaggi come la riduzione delle tasse del 50% sulla somma spesa per l’acquisto di cheques fino a un massimo di 1.830 euro. Oppure il Cesu prefinanziato, un titolo di pagamento a somma predefinita (come ticket restaurant) riservato al pagamento dei salari/prestazioni dei servizi alla persona o all’accudimento dei bambini.
Dopo la prima sperimentazione triennale (2011-2013), Regione Lombardia ha studiato un nuovo sistema di governance territoriale articolato su tre livelli: quello regionale, rappresentato dalla cabina di regia; quello intermedio, costituito dalle singole reti territoriali con la Asl come ente capofila che ha visto crescere il livello di autonomia progettuale, ma anche finanziaria grazie alla possibilità di disporre più liberamente delle risorse stanziate; quello delle alleanze locali, ancorato al territorio e alla rete di stakeholders che vi afferisce. Il monitoraggio effettuato a ottobre 2016 ha registrato che le 63 Alleanze locali di conciliazione hanno sviluppato 63 progetti, raggiungendo 47.022 persone e 1.885 imprese. Inoltre il numero di enti aderenti alle reti territoriali è di 1.104, è aumentato del 138% rispetto alla prima sperimentazione nel triennio 2011-2013. Inoltre si è rilevata una progressiva familiarizzazione e alfabetizzazione rispetto al tema della conciliazione vita-lavoro da parte dei soggetti coinvolti.
ASSEGNO UNICO PROVINCIALE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ IN TRENTINO
La povertà è un fenomeno multidimensionale e cumulativo: ciò significa che per contrastarla è necessaria una strategia che sia altrettanto multidimensionale e multidirezionale. Non basta un trasferimento monetario, è necessario integrare a esso programmi di inclusione socio-occupazionale, assicurando l’accesso ai servizi di base. In questa chiave possiamo leggere l’Assegno unico provinciale attivato nella Provincia autonoma di Trento dal 1°gennaio 2018 che vuole intercettare oltre alle famiglie in condizione di deprivazione quelle vulnerabili e a rischio esclusione. Da una parte quindi permette ai nuclei famigliari di raggiungere una condizione economica sufficiente a soddisfare l’insieme dei propri bisogni. Dall’altra mette al centro lavoro come via di reinserimento e di autonomia in una logica improntata a valorizzare le diverse capacità delle persone.
SPAZIO SOCIALE DI PROSSIMITÀ
Con uno spazio fisico. Infrastrutture gestite dai servizi sociali che ospitano attività multigenerazionali e multiculturali che favoriscono l’incontro tra le persone del quartiere: lo spazio fisico diventa così spazio di relazioni prossimali es. quartieri cittadini polivalenti sperimentati a Ginevra, o nelle Case del Quartiere della città di Torino. Senza uno spazio specifico. “L’arco e le pietre” di Mantova, una partnership che ha coinvolto istituzioni pubbliche, associazioni e società cooperative per realizzare attività nei quartieri periferici con lo scopo di creare reti sociali fra i cittadini e favorire l’aggregazione culturale e generazionale.
I GIOVANI E L’ISTRUZIONE: FATTORI CHIAVE PER UNA CRESCITA INCLUSIVA E UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
La condizione giovanile può fungere da cartina di tornasole sullo stato di benessere delle nostre società e della democrazia poiché come si legge nel report OECD Youth Stocktaking Report: «Quando i giovani sono impegnati e preparati, le società sono più coese e resilienti e le democrazie più vibranti».
Questo processo di attivazione capacitante riguarda in primo luogo le giovani generazioni impegnate nelle principali agenzie educative formali: scuola e università. Per rispondere alle sfide del sistema educativo italiano, il WR propone quattro azioni indirizzate a creare le condizioni per attivare le nuove generazioni:
1) percorsi di studio in alternanza scuola/lavoro, anche con tirocini e periodi di apprendistato di qualità, alternando la forma¬zione attuata in azienda (periodi di apprendimento pratico sul posto di lavoro) con l’istruzione impartita nelle scuole (periodi di studio teorico e pratico ricevuto presso istituzioni scolastiche o formative);
2) la costruzione di partenariati fra istituzioni pubbliche e private per garantire la co-progettazione dei curricoli e delle competenze e per agevolare il passaggio dallo studio al lavoro;
3) la promozione di progetti interdisciplinari specifici per sostenere lo straordinario potenziale delle scuole e delle università italiane, che possono favorire la condivisione di una cultura dell’imprenditorialità e dell’autoimprenditorialità in grado di interpretare in termini evolutivi la precarizzazione del lavoro;
4) la messa a punto di un modello di ricerca e di insegnamento interdisciplinare, dove le pratiche di lavoro si integrano, se non addirittura transdisciplinare, nel quale si raggiunge un’elevata ibridazione di linguaggi, pratiche e obiettivi teorici e teorico-pratici in un’ottica di confronto e di collaborazione internazionale.