Dalla tratta alla libertà, convegno di Caritas e Centro Pime

Da dieci anni (da quando cioè Papa Francesco ha promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta dell’8 febbraio) Centro Pime di Milano e Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Ucsi Lombardia, promuovono un’occasione di riflessione e approfondimento sul tema della tratta degli esseri umani e delle nuove forme di schiavitù, finalizzate in particolare allo sfruttamento sessuale. L’appuntamento 2024 farà il punto su come è cambiato il fenomeno in questo decennio e sul percorso compiuto da chi cerca di lottare contro trafficanti e sfruttatori, da chi offre vie d’uscita e protezione alle vittime, da chi prova a raccontare il fenomeno sui media.
Al convegno di giovedì 8 febbraio (arricchito dalla mostra fotografica “Derive e approdi”, che documenta i due progetti antitratta lombardi, a cui collaborano Caritas Ambrosiana e Farsi Prossimo onlus) parteciperanno in qualità di relatori principali Paola Degani (docente di Women’s Human Rights, Università di Padova), Sergio Nazzaro (giornalista e saggista), Blessing Okoedion (fondatrice e presidente dell’associazione Weavers of Hope) e Marta Faggioli (responsabile Area diritti e pari opportunità Farsi Prossimo onlus).
«Il dramma della tratta degli esseri umani è molto sentito dal Pime. I nostri missionari – dichiara padre Gianni Criveller, direttore del Centro Pime di Milano – sono spesso impegnati in contesti in cui i “nuovi schiavi” vengono sfruttati. E dai paesi di missione provengono molti di quelli che finiscono nelle reti dei trafficanti e degli sfruttatori qui in Italia. Per questo nei Paesi di origine operiamo con iniziative soprattutto di carattere educativo per cercare di prevenire la tratta; mentre qui in Italia promuoviamo attività di sensibilizzazione. Quella dell’8 febbraio è particolarmente significativa: legata alla memoria liturgica di Santa Bakhita, schiava sudanese liberata e dichiarata Santa nel Duemila, è un appuntamento importante per tenere viva l’attenzione su un fenomeno gravissimo e ancora “invisibile”: spesso perché non vogliamo vederlo. È anche un’occasione per ribadire che solo in un’ottica di rete, qui come nelle terre di origine delle persone schiavizzate, è possibile fare prevenzione e proteggere più efficacemente le vittime».
«In un decennio, complice anche la drammatica stagione del Covid – aggiunge Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –, i nostri operatori e i nostri servizi hanno osservato una sorta di “inabissamento” del fenomeno dello sfruttamento sessuale, e dei flussi di tratta che lo alimentano, dalla strada all’indoor e al web. Lavorare per la dignità e la liberazione di questi nuovi schiavi e schiave è sempre più difficile, ma non possiamo desistere. Conoscere le evoluzioni del fenomeno, e riorientare la risposta sociale, è il nostro modo per essere vicini alle vittime di un dramma di portata planetaria, sommerso ma ben radicato anche nel nostro territorio».