«In pieno giorno, il buio! In piena civiltà, la barbarie! In piena ripresa, la rovina! In piena Europa, la guerra! In piena intelligenza, l’assurdità! Si fece buio su tutta la terra. È una raccolta di notizie della cronaca odierna. Ma è anche un modo di testimoniare l’evento del I secolo cristiano»: con questo evidente riferimento alla guerra in corso in Ucraina, l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha aperto la sua omelia durante la celebrazione della Passione e Deposizione del Signore, in Duomo.
Dopo avere vissuto un toccante momento nel carcere di Opera, dove nel primo pomeriggio ha celebrato la Via Crucis insieme ad alcuni detenuti, l’Arcivescovo ha presieduto in Duomo la tradizionale funzione del Passio, naturale continuazione dei riti del Giovedì Santo e loro compimento, con l’annuncio della morte di Cristo in croce.
Prendendo spunto dal Vangelo che racconta la Passione di Gesù, l’Arcivescovo ha svolto alcune riflessioni sulla «politica inconcludente» di Pilato («la pressione popolare, la crisi del consenso, l’umore incontrollabile delle folle spaventano il buon senso, incrinano il potere, contrastano un esercizio buono del potere»), sulla violenza dei soldati del governatore («la crudeltà che umilia e tortura è una vergogna per l’umanità»), sulle «passioni della folla» e sulla «degenerazione della religione, nella pratica religiosa sclerotizzata in un sistema di potere, in una ideologia», mons. Delpini ha concluso: «Viviamo questo prolungarsi della storia, su una terra che geme e si spaventa di questo buio. (…) E in questo buio della storia, già ascoltiamo la promessa, già crediamo alla voce amica e affidabile (di Gesù): “continuerò a essere luce!”».
Secondo le indicazioni della Conferenza episcopale italiana, anche durante la funzione in Duomo è stata aggiunta, alle consuete intenzioni della “Preghiera universale”, un’orazione pensata in particolare per il conflitto in corso. Questo il testo della preghiera: «Preghiamo per i popoli dilaniati dalle atrocità delle guerre. Le loro lacrime e il sangue delle vittime non siano sparsi invano, ma affrettino un’era di pace che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo Gesù».