Domenica 23 giugno 2019 ore 21 – @ JAZZALTRO FESTIVAL Villa Restelli (Via Restelli 20) _ Olgiate Olona (VA) Ingresso 10€ – Studenti 5€ – Soci Arci 8€
Presentazione live del nuovo album “YAKAR” (uscito il 28 febbraio 2019 su etichetta K-BROTHERS, distribuzione EGEA MUSIC) Yakar: speranza.
Il titolo del nuovo lavoro discografico dei KORABEAT non poteva che essere questo, visto che Yakar racconta e suona la speranza. I testi delle canzoni narrano storie, storie che partono dal Senegal e dai paesi vicini, e viaggiano sino ad arrivare a noi con l’intento di trasmettere un chiaro messaggio: qualunque cosa sia successa, si può ricominciare. Insieme.
Cheikh Fall, voce dei KORABEAT, è molto legato alle tradizioni artistiche e religiose africane, le quali risultano un fondamentale, saldo punto di partenza per sperimentare altri mondi, musicali e non. Ed è proprio dall’incontro tra culture artistiche, tra la musica tradizionale senegalese e la cultura musicale occidentale, che nascono i KORABEAT. Nel loro sound la kora, strumento fondante della tradizione musicale africana centro-occidentale, intrattiene un dialogo costante con il sax di Gianni Denitto, che, in costante equilibrio tra jazz ed elettronica, è in grado di spostare il discorso musicale su un nuovo livello. Anche le percussioni di Badara Dieng (non solo djembè, ma anche sabar, bougarabou, xine e la tama) sostengono la ritmica insieme al basso di Andrea Di Marco, fondendo stili diversi e rivelandosi in perfetto equilibrio nella batteria di Samba Fall, capace di rispondere allo stesso tempo alle chiamate delle percussioni e creare groove afrofunk con il basso. Tutti questi incontri si ritrovano nei testi, che affrontano anche difficili passaggi come i viaggi della speranza dei migranti (che alcuni di loro conoscono da vicino…) e storie di dolori terribili, che però conducono sempre a un nuovo cammino. Come la potenza della loro musica, così YAKAR è un vero e proprio grido di speranza. Provate a gridarlo forte, funziona. KORABEAT KORABEAT è un progetto nato a Torino dall’idea di Cheikh Fall, musicista senegalese di Dakar, maestro di kora*. Cheikh arriva in Italia nell’agosto del 2005, al termine di un tour in Belgio e Olanda con la formazione nella quale, al tempo, suonava percussioni e kora. La kora di Cheikh trova subito occasione di far sentire la propria ‘voce’ anche nel nostro paese: Cheikh infatti è tra i primi musicisti della formazione dell’Orchestra di Piazza Caricamento, band multiculturale nata a Genova e divenuta simbolo artistico della convivenza e della non violenza, della creatività e della metamorfosi culturale. Con loro Cheikh realizza tre album – il primo dei quali, “Babel Sound”, ha ottenuto il riconoscimento di Amnesty International per l’impegno sui diritti umani – e numerosi concerti fra Italia, Slovenia e Croazia oltre a fitte collaborazioni artistiche con musicisti come Antonella Ruggero. Contemporaneamente al suo impegno all’interno dell’Orchestra di Piazza Caricamento, Cheikh è attivo al fianco di Saba Anglana, cantante italoetiope per la quale ha suonato in tre album e con la quale si è trovato spesso in festival di alto livello jazz e non solo, e a dividere il palco con artisti come Niccolò Fabi. L’idea alla base del progetto KORABEAT, ovvero quello di portare la kora a incontrare sonorità lontane dalla musica tradizionale, per scoprire le potenzialità nascoste in tali contaminazioni, nasce alla fine del 2011, inizialmente dall’incontro tra Cheikh e Samba (anch’egli musicista senegalese), e dai loro contatti con la scena jazz/underground torinese che li porta a conoscere Gianni Denitto e Andrea Di Marco, ai quali si aggiunge successivamente Badara Dieng: il quintetto intraprende così un viaggio artistico nel quale esplora le potenzialità della kora, qui messa al servizio di generi diversi come il jazz, il funk e i ritmi africani moderni come lo mbalax e il coupé decalé. Il risultato è un sound sempre riconoscibile, con potenti groove generati dalla sezione ritmica, che sorreggono un dialogo continuo tra kora e sax, senza però rinunciare alla canzone, con la voce di Cheik che canta la speranza che lui e il suo popolo hanno portato in giro per il mondo, anche attraverso la musica. Il loro viaggio, quello del loro popolo e di tutti i migranti, insieme all’esperienza che nasce dall’incontro con nuove culture, i temi sociali della convivenza e del dialogo interculturale sono i temi di cui trattano le canzoni dei KORABEAT, temi espressi in lingua Wolof, Mandeng, Malinke, lingue che, supportate da musiche e fraseggi, sanno rendersi evocative e suggerire gli argomenti trattati. Il gruppo, molto attivo sul fronte live, ha già suonato in Italia, in Senegal e in India, e si è esibito in contesti prestigiosi come il Piccolo Teatro di Milano, il Torino Jazz Festival, La settimana italiana a Dakar, il Bihar Diwas a Patna (India), il Tarantella Power Festival in Calabria. Dopo il primo album “Afrique Unie” (2015), il 28 Febbraio 2019 sarà pubblicato il nuovo album “Yakar”. *kora: strumento dei cordofoni assimibilabile all’arpa a liuto, diffuso in buona parte dell’Africa occidentale, il cui utilizzo è molto presente nella musica tradizionale dell’etnia mandinka.