«Buonasera dottor Calabresi, la leggo con piacere perché sono legato a lei dalla perdita di una persona cara a causa del terrorismo. Mi chiamo Piero Masolo, sono prete missionario del PIME in Algeria. E nipote di Carlo Saronio, rapito e ucciso il 15 aprile 1975».
Comincia con un messaggio WhatsApp spedito da Algeri, la storia che è diventata il nuovo libro di Mario Calabresi. Una storia che, come lui stesso racconta, «mi è venuta a cercare». E che il giornalista e scrittore – già direttore della Stampa e di Repubblica – presenterà al Teatro PIME mercoledì 21 Ottobre alle ore 21 insieme a padre Piero Masolo.
«Ci sono storie che ti rimangono impigliate nella testa anche se cerchi di evitarle e decidi di guardare altrove – spiega Calabresi -. E, quando meno te lo aspetti, tornano fuori e ti guardano. Il 20 Ottobre esce il mio nuovo libro, “Quello che non ti dicono”, un libro che non avevo cercato, che non era previsto e nemmeno immaginato. Non sono io che sono andato a cercare lui, ma lui che è venuto a cercare me».
La storia
Carlo Saronio è giovane ingegnere della borghesia milanese che si avvicina alla sinistra extraparlamentare. Il 14 Aprile 1975 viene rapito dal Fronte armato rivoluzionario operaio e ucciso il giorno stesso. La famiglia, ignara, paga ugualmente il riscatto. È il padre di padre Masolo a consegnarlo.
«In casa se ne parlava poco. O niente. Ho pensato che… quello che non ti dicono… vai a scoprirlo», dice il missionario, che non ha mai conosciuto di persona lo zio, ma di cui ha voluto sapere.
«Sapere, scoprire, capire… – riflette Calabresi -. I primi dettagli di quella storia mi avevano incuriosito, ma qualcosa mi frenava: gli anni Settanta. Mi ero ripromesso di non tornarci più, troppo tempo ho già passato in quella stagione che mescola idealità, illusioni, violenza e dolore. Così ho risposto che quella non poteva essere la mia storia».
Poi entra in campo quella che allora era una vita nascente, custodita nel ventre di sua madre: Marta la figlia di Carlo Saronio, che quando è morto il padre non era ancora nata. Il libro è incentrato sulla sua voglia di capire chi era suo padre. «Così ho cominciato un viaggio, con le domande di quella bambina che oggi è una donna, per cercare risposte. Partendo da un armadio pieno di carte, sepolto nella cantina di una casa di campagna, e da una foto di classe. Carlo è quello in centro nell’ultima fila, quello con gli occhiali e le orecchie a sventola”.
Assomiglia incredibilmente a padre Piero. Anche per la scelta di rottura con la famiglia. Il primo per inoltrarsi in una spirale di violenza, il secondo per percorrere le vie della fratellanza.
L’incontro al Teatro del Centro missionario PIME di Milano rientra nel ciclo di conferenze dell’Ottobre PIME 2020 dedicato al tema della ‘Cura’. A causa delle restrizioni imposte dall’emergenza-Coronavirus, gli ingressi saranno contingentati. Chi desidera partecipare in presenza è pregato di prenotare sul sito pimemilano.com. Della serata verrà proposta anche una diretta streaming sul canale YouTube Centro Pime.