Le Dop Bitto e Valtellina Casera compiono un quarto di secolo. Presentata oggi a Sondrio, per i 25 anni delle dop, la nuova campagna di promozione del Consorzio di Tutela “Alle origini del Gusto” e il piano strategico di investimenti sul territorio per il biennio 2021-2022 del valore complessivo di 600mila euro. “Obiettivo della campagna – ha spiegato il presidente del Consorzio Vincenzo Cornaggia – è rilanciare il grande pubblico due formaggi espressione dell’antica tradizione casearia del territorio, conosciuti da oltre la metà dei residenti al Nord Ovest dell’Italia (54%) ma solo da 1 abitante su 4 nel resto del Paese, come rilevato da una ricerca SGMarketing commissionata dal nostro Consorzio. Vogliamo puntare a far conoscere due pilastri fondamentali della nostra produzione casearia che ogni anno danno lavoro a 650 persone e generano un fatturato di 13milioni di euro, il 15% rappresentato dal Bitto e l’85% rappresentato dal Valtellina Casera. Ci aspettiamo in termini di ritorno di investimento un +5% in valore nei prossimi 2 anni. È infatti volontà del consorzio aumentare la remuneratività del prodotto nel prossimo biennio. Molto dipenderà anche dalla capacità dei produttori di saper rispondere alle sfide di innovazione e alle richieste dei consumatori di una maggiore presenza su scala nazionale. Secondo l’indagine, l’85% dei consumatori di Bitto DOP e l’89% dei consumatori di Valtellina Casera DOP sarebbe interessato, se possibile, ad acquistare più spesso tali formaggi, ed ha espresso un desiderio dell’acquisto diretto dal produttore (26% e 24%)”.
La campagna di promozione “Alle origini del gusto” dal claim “Assapora il tempo della natura” permetterà di conoscere più da vicino i due prodotti caseari della Valtellina strettamente legati alla tradizione di allevare il bestiame nell’arco alpino, sia fuori dalla Lombardia, attraverso spot televisivi e radiofonici e iniziative di marketing nei supermercati e nei punti qualità nazionali, sia attraverso azioni di marketing territoriale, con press tour e attività promozionali e turistiche sul territorio.
“Tra i valori più apprezzati – ha continuato Cornaggia – il fatto che Bitto e Valtellina Casera siano produzioni DOP, realizzate in montagna e che siano prodotti di qualità. Caratteristiche importanti che vogliamo promuovere su scala nazionale per rafforzare ulteriormente il valore percepito di queste due dop, particolarmente gradite da chi le assaggia sul territorio. La campagna nasce infatti con l’obiettivo di far conoscere due prodotti unici che hanno tutte le potenzialità per essere apprezzati dagli italiani, perché in linea con le richieste dei consumatori che cercano sempre più prodotti Dop e con materia prima italiana. Non potevamo cogliere occasione migliore, se non quella del 25ennale del Consorzio, che ricorreva nel 2020 e che, causa Covid, siamo stati costretti a rimandare”.
L’intento è rilanciare anche il turismo enogastronomico legato a queste due produzioni. Tra le iniziative finanziate grazie ai fondi del PSR 2014-2020 per il biennio 2021-2022, la partenza a luglio del primo cammino del Bitto e del Valtellina Casera Dop, che permetterà di conoscere luoghi e cogliere tutti i segreti di produzione dei due formaggi: dalla mungitura in alpeggio alla lavorazione nei calècc o nelle baite per il Bitto; dalla produzione del Valtellina Casera nelle latterie, fino ai ristoranti perfetti dove degustarli. I percorsi saranno raccontati attraverso una cartina a disposizione dei turisti nei punti informativi e negli enti turismo locali.
“Un contesto questo – ha continuato Cornaggia – che favorirà la conoscenza del prodotto e il turismo. L’indagine, infatti, ci racconta che il primo luogo di consumo per il Bitto e per il Valtellina Casera è rappresentato dai ristoranti (23% e 19%) e a casa di amici e parenti (20% e 16%) mentre la prima occasione di assaggio è legata alle pietanze (20% e 16%), all’inserimento in assortimento in negozi frequentati (20% e 22%) o a viaggi nella zona di produzione (12% e 15%)”.
BITTO E VALTELLINA CASERA, CONOSCIUTI DAL 54% DEI RESIDENTI AL NORD OVEST, POCO NEL RESTO DEL PAESE (23,5%)
MA CHI LI CONOSCE (60%) LI ACQUISTA RICONOSCENDONE TIPICITA’ E GUSTO DISTINTIVO
Apprezzati da chi li acquista per il loro sapore di montagna e per la loro tipicità, intesa come stretto legame con il territorio, conosciuti da oltre la metà (54%) dei residenti a Nord Ovest dell’Italia, ma poco nel resto del Paese: il grande pubblico deve ancora imparare ad amarli. È questa la fotografia di Bitto e Valtellina Casera Dop scattata dall’indagine SGmarketing “Conoscenza e percepito dei formaggi Bitto e Valtellina Casera DOP tra i consumatori italiani” presentata oggi a Sondrio, che ha rivelato come solo 1 italiano su 4 conosce Bitto e Valtellina Casera, ma 6 conoscitori su 10 ne diventano consumatori.
A confronto con DOP storiche come Gorgonzola, Asiago e Fontina – che vantano oltre il 90% di notorietà a livello nazionale, e sono state assaggiate almeno una volta in media dal 78% degli italiani – Bitto e Valtellina Casera sono conosciuti dal 22% e dal 25% degli intervistati, con una penetrazione al consumo del 13% e del 15%. Un dato che cambia radicalmente restringendo il campo degli intervistati a Nord Ovest dell’Italia, dove la conoscenza delle due produzioni si impenna: Bitto e Valtellina Casera sono conosciute da oltre la metà dei residenti (54%), con una penetrazione al consumo rispettivamente del 36% e 39%.
Al pari di Asiago e Fontina, Bitto e Valtellina Casera sono percepiti dai loro consumatori come tipici di un territorio (54%), prodotti secondo le regole della certificazione Dop (45%) e formaggi di alpeggio (43%), anche se di fatto il Valtellina Casera è un formaggio di latteria.
Chi li consuma li ama e ne distingue le specificità: il 52% dei conoscitori del prodotto è consapevole del fatto che Bitto e Valtellina Casera vengono prodotti rispettando le regole della tradizione del territorio valtellinese e che i due formaggi vengono realizzati uno in estate, portando i bovini al pascolo in alta quota e l’altro in inverno quando i bovini scendono nelle stalle di fondo valle.
Sono due le immagini maggiormente associate dai consumatori ai formaggi Dop Bitto e Valtellina Casera: la montagna, con i suoi valori tipici di naturalezza e genuinità (63% e 61%), e il gusto inconfondibile (58% e 46%). Si posiziona in terza battuta la produzione a km0, con l’approvvigionamento del latte direttamente in valle (38% e 40%). Un dato quest’ultimo che si concilia bene con le richieste degli italiani sulla sostenibilità dei formaggi.
Sostenibilità, che dopo l’italianità, la Dop, e il prezzo concorrenziale è il quarto tra i fattori principali nella scelta dei formaggi. Nella percezione del consumatore, per essere sostenibile, un produttore di formaggio deve, infatti, utilizzare solo latte a km0 (35% delle citazioni), garantire il benessere animale (34%), ottimizzare l’utilizzo di energia e acqua (28%), impiegare energia derivante da fonti rinnovabili (27%) e mantenere i metodi di produzione tradizionali/artigianali (22%).
PER LE 2 DOP GDO PRIMO CANALE DISTRIBUTIVO (57,5%), SEGUITO DAI NEGOZI SPECIALIZZATI
Dall’indagine SGmarketing emerge che le formule distributive moderne (supermercati e ipermercati) costituiscono il canale d’acquisto preferenziale sia per il Bitto DOP (53%) che per il Valtellina Casera DOP (62%), seguite, con significativo distacco, dai negozi specializzati (27% e 21%). Minoritario è, al momento, il ruolo giocato dagli alimentari al dettaglio (9% e 8%) e dall’acquisto diretto presso il produttore (8% e 7%). L’85% dei consumatori di Bitto DOP e l’89% dei consumatori di Valtellina Casera DOP sarebbe interessato, se possibile, ad acquistare più spesso tali formaggi, ed ha espresso un desiderio dell’acquisto diretto dal produttore (26% e 24%).
COVID, NEL 2020 TENGONO LE VENDITE DEI DUE FORMAGGI CON 13 MLN DI EURO DI FATTURATO.
VALTELLINA CASERA PRODUZIONE 2020 A 17.030 QUINTALI, +20,5% SUL 2019 E +24,3% NEGLI ULTIMI 15 ANNI (2005-2020)
L’emergenza Covid non ha fermato la produzione di Bitto e Valtellina Casera. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Consorzio, il 2020 si è chiuso con 13 milioni di euro di fatturato, l’85% rappresentato dal Valtellina Casera, con 11 milioni di euro e il 15% dal Bitto, in sostanziale parità sull’anno precedente. Complessivamente la produzione 2020 si è attestata a 19.130 quintali (17.030 per il Valtellina Casera e 2.100 per il Bitto) grazie a una filiera che conta 133 allevamenti;13 caseifici (di cui 6 acquirenti primari/cooperative) e 16 stagionatori per il Valtellina Casera, mentre 54 alpeggi produttori (di cui 1 cooperativa) e 10 stagionatori per quella del Bitto.
A fare da traino tra le due Dop, sia in termini produttivi che di fatturato, è il Valtellina Casera, che nell’ultimo anno ha registrato un’impennata produttiva del 20,5% (passando dai 14.130 quintali del 2019 ai 17.030 nel 2020). Un dato che conferma la crescita inarrestabile di questo prodotto, sempre più apprezzato nel tempo dai consumatori.
Secondo i dati diffusi oggi a Sondrio dal presidente del Consorzio, infatti, negli ultimi 15 anni, la produzione del Valtellina Casera è cresciuta del 24,3% passando dal 13.700 quintali del 2005 ai 17.030 del 2020.
L’impennata 2020 però non si è tradotta in un deprezzamento del prodotto, che ha tenuto in termini di valore. “Le dinamiche di mercato innescate dal Covid – ha detto Cornaggia – hanno portato gli allevatori a destinare meno quantità di latte per la produzione del fresco in favore di una maggiore produzione di formaggi stagionati. Nonostante i surplus produttivi, va dato atto ai nostri produttori di aver avuto la capacità di trovare costanti sbocchi di mercato per il Valtellina Casera, attraverso la GDO che rimane il primo canale distributivo, seguito solo a lunga distanza dai negozi specializzati. Una capacità di dare valore al latte – ha continuato Cornaggia – che è espressa anche in rapporto alle produzioni: tra i formaggi DOP prodotti esclusivamente in Lombardia, il Valtellina Casera è dopo il Quartirolo, quello che lavora le più grandi quantità di latte vaccino. L’impiego del latte destinato al Valtellina Casera è cresciuto dal 2005 al 2015 del 20% passando da 15.755 a 18.922 tonnellate”.
In flessione (-8,7%) invece la produzione del Bitto Dop: 2.100 quintali prodotti nel 2020 contro 2.300 del 2019. Per Cornaggia: “Il combinato disposto tra due stagioni metereologiche sfavorevoli e l’attuazione del piano di rilancio per il Bitto Dop, avviato nel 2019 dal Consorzio, con l’introduzione di misure più rigide sul controllo qualità richieste in autoregolamentazione dai produttori stessi, hanno innescato una contrazione produttiva negli ultimi due anni. Ma non siamo preoccupati: la scelta di migliorare il profilo organolettico e di gusto di questo formaggio pagherà nel lungo periodo in termini di valore di prodotto e remuneratività”.
Valtellina Casera | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 |
Produzione (quintali) | 12.000 | 13.400 | 13.440 | 13.890 | 13.530 | 13.820 | 14.130 | 17.030 |
N° forme | 159.715 | 179.083 | 179.234 | 185.139 | 180.351 | 184.286 | 188.523 | 227.004 |
Peso medio di una forma = 7,5 kg
Resa media = 9 %
I dati si riferiscono alle forme marchiate a fuoco e quindi commercializzate come Dop.
Bitto | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 |
Produzione (quintali) | 2.260 | 2.400 | 2.500 | 2.440 | 2.450 | 2.540 | 2.300 | 2.100 |
N° forme | 17.426 | 18.429 | 19.527 | 18.798 | 19.580 | 20.358 | 18.455 | 16.739 |
Peso medio di una forma = 13 kg
Resa media = 10 %
I dati si riferiscono alle forme marchiate a fuoco e quindi commercializzate come Dop.