Con uno spazio come il teatro di via Bergognone, perché andare a cercare un altro posto dove presentare la pre-fall? Se lo è chiesto Giorgio Armani, che ne ha approfittato per mettere in fila al Silos i suoi accessori più belli e per presentare, all’Armani Hotel, la sua prima linea di alta gioielleria. Per unire tutti gli appuntamenti, ha pensato a un cocktail, una cena e un dopocena con Giorgia al Privé, per i suoi 350 invitati tra cui il sindaco Beppe Sala, Andrea Casiraghi e Beatrice Borromeo, Eva Herzigova.
“Trovo entusiasmante il mio lavoro perché mi consente di vivere continuamente delle ‘prime volte'” dice Armani, spiegando che l’Armani day è anche un’occasione “di vivere, in un’immersione totale, il mio mondo tra arte e design”. Per lui, forse, è anche stato un modo per fare il punto su oltre 40 anni di carriera e di dar luce a quei settori che sono stati un po’ più nell’ombra, come gli accessori, quegli 800 ‘Accenti di stile’ cui dedica un’esposizione, che ha curato personalmente, aperta dal 15 novembre al 2 febbraio, dove ammirare le ballerine che fu tra i primi ad abbinare agli abiti da sera, le ‘plissé bag’, le spille a forma di insetto e le collane tessili nelle quali sete e tulle ricoprono le pietre.
Passeggiando negli spazi al piano terra del Silos, è con amore che Armani guarda ogni singola borsa, spiegando che ognuna “custodisce una storia, un ricordo”. E agli ospiti venuti da mezzo mondo dice senza perifrasi: “conoscete i miei vestiti, ma non questo: ho fatto tante cose, poi sviluppate da altri”. E comunque: “sono felicissimo che mi copino, finché mi copiano – scherza – sarò sempre io”. E se “sui giornali vedete tantissimi tailleur Armani, da me – dice pensando alla sfilata – dovete aspettarvi continui aggiornamenti”. Così la pre-fall nasce all’insegna del trasformismo, che è il titolo della collezione che sfila in una sala tutta scura, dominata da una firma-scultura luminosa. “Siete abituati a vedere Armani con piccole varianti, qui – sottolinea – c’è la libertà concessa alle donne di essere di volta in volta diverse”. Fermo restando il fil rouge dello stile Armani, questa voglia di libertà si esprime nell’abbinare il tailleur maschile a un gioiello importante o a un cappello dall’aria retrò, nel mettere il vestito nero con le scarpe maschili, nel mescolare tocchi di oriente a stilemi più europei,nel portare il blouson sul petto nudo, nell’osare delle frangette di jais come veletta o collier.
Il tutto su una tavolozza di neri, beige e rossi che accompagnano la donna dalla mattina alla sera, quando si può osare di più, magari una tuta intera in paillettes, un pantalone in jais, un abito lungo tutto ricamato, un caftano nero con collo decorato, una tunica che riflette la luce. Se oggi Milano dal punto di vista creativo riflette “una gran confusione, con il recupero di Armani o la follia del va bene tutto, senza una linea di condotta cui potersi rifare con serenità”, il pensiero del creativo corre ai suoi esordi, a una Milano diversa, quella degli anni ’70, dove però la moda “era un po’ ridicola perché la vita non arrivava a essere vestita Paco Rabanne o Courrèges. Io – ricorda – ho cercato di inserirmi tra quelle due realtà, tra l’eccesso e la noia”. Ci è riuscito talmente bene che oggi il suo nome identifica uno stile e che c’è persino un colore, il ‘greige’, che viene chiamato il greige Armani. Da oggi, poi, c’è anche un oro Armani: un nuova lega brevettata per la linea di alta gioielleria che debutterà a breve nei negozi. Presentata a clienti e stampa in una suite dell’Armani Hotel, la gioielleria è suddivisa in tre linee: la Borgonuovo, incentrata sul logo; la ‘Sì’, con onice e diamanti neri, che ruota intorno al fiore-decoro del flacone dell’omonimo profumo, e la ‘Firmamento’, con la luna e le stelle in diamanti. (ANSA).