Morto Mario Caraceni, il decano della sartoria milanese.

    Si è spento nelle scorse ore dopo una malattia, a 95 anni, Mario Caraceni, decano dei sarti milanesi. I grandi stilisti Karl Lagerfeld, Calvin Klein, Silvio Berla famiglia Agnelli o il presentatore Mike Bongiorno sono solo alcuni dei nomi di altissimo livello che, nel corso degli anni, sono stati vestiti dalla sartoria Caraceni nella centralissima via Fatebenefratelli, aperta nel 1946. Il negozio è stato fondato da Augusto, padre di Mario, che sin da giovane insieme ai suoi fratelli apprende l’arte sartoriale dal genitore Tommaso.

    Quando il fratello maggiore, Domenico, apre una sua sartoria a Roma, chiama a lavorare con lui due dei suoi fratelli: Galliano ed Augusto e qui Augusto matura una grande esperienza. Negli anni ’30 Augusto si trasferisce a Parigi dove riscuote un grande successo sartoriale, con clienti che rappresentano i personaggi più in vista dell’epoca. Nel 1939 a causa dello scoppio del conflitto mondiale rientra in Italia. E proprio nel ’46 apre la sua sartoria con un socio.

    Nello stesso anno inizia a lavorarci e ad apprendere l’arte sartoriale anche il giovane figlio Mario. Nel 1972 dopo la morte di Augusto, Mario intesta la sartoria alla memoria del padre e così nasce la attuale intestazione “A. Caraceni”. Dal 1972 al 1998 l’attività prosegue e prospera acquistando una clientela internazionale, grazie alla determinazione ed all’impegno di Mario, che mantiene alta la tradizione. A Mario vengono assegnati vari premi, tra cui il Sant’Omobono e l’Unione Milanese Sarti. Nel 1998 Mario si ritira lasciando l’azienda alla figlia Rita Maria ed al genero Carlo Andreacchio, che già da 20 anni lavorano con lui, Carlo come tagliatore e Rita Maria come amministratore. Dal 2004 anche i loro figli, Massimiliano e Valentina, li affiancano nel lavoro.

    Vedovo da pochi anni, Mario era noto per la meticolosa attenzione al dettaglio, lo stile pacato ma rigoroso e l’infaticabile passione per il suo lavoro. Aveva sempre invogliato i giovani, prestandosi come docente, a intraprendere il mestiere del sarto, un lavoro difficile e complesso, che è, ancora oggi, vero cuore dell’artigianalità italiana. Nominato cavaliere della Repubblica, con lui se ne va un perno del commercio milanese.