I due principali candidati alla presidenza del Brasile, Jair Bolsonaro e Lula, si sono accusati a vicenda per tutti i problemi del Paese in un primo confronto televisivo andato in onda ieri, in vista delle elezioni che si terranno a ottobre. E’ stato il primo faccia a faccia pubblico fra i due rivali, protagonisti della politica brasiliana degli ultimi 20 anni. “Il suo governo e’ stato il piu’ corrotto della storia del Brasile”, ha detto il presidente uscente rivolgendosi a Lula, favorito nei sondaggi. Pochi minuti prima del dibattito sempre Bolsonaro aveva definito Lula un ladro alludendo al caso di corruzione all’interno della compagnia petrolifera pubblica Petrobras.
L’ex presidente 76enne ha risposto difendendo il suo operato di governo (2003-2010) in termini di riforme sociali. Secondo lui, Bolsonaro, 67 anni, “sta distruggendo” il Paese. I due candidati si sono accusati reciprocamente di mentire al Paese. Nella prima parte del dibattito, durato complessivamente tre ore, Lula ha incentrato il suo intervento sulla difesa dell’ambiente e dell’Amazzonia. In uno dei momenti più tesi degli scambi, il presidente uscente ha attaccato la giornalista Vera Magalhaes che lo aveva accusato di aver diffuso false informazioni sui vaccini anti-Covid.
“Vera, dormi pensando a me, hai una specie di cotta… non puoi schierarti in un dibattito come questo e fare false accuse contro di me. Sei una vergogna per il giornalismo brasiliano”, ha affermato Bolsonaro, dopo aver respinto l’accusa di essere misogino, mossa da un altro candidato alla presidenza. L’istituto di sondaggi Datafolha attribuisce a Lula il primo posto con il 47% delle intenzioni di voto, contro il 32% di Jair Bolsonaro.
Altri sondaggi danno a Lula un vantaggio minore. Oltre ai due favoriti, gli organizzatori del dibattito hanno invitato altri quattro candidati, tra cui l’ex ministro delle finanze Ciro Gomes del Pdt (centrosinistra) e il senatore Simone Tebet dell’Mdb (centro), rispettivamente terzo e quarto ai sondaggi. Lula è stato detenuto in carcere tra aprile 2018 e novembre 2019 dopo essere stato condannato per corruzione. Ha pero’ recuperato tutti i suoi diritti politici nel 2021, quando la Corte Suprema ha ribaltato la sentenza di condanna, ritenendo incompetente il tribunale che lo aveva giudicato in primo grado.