Stai fermo lì, il cortometraggio di Clementina Speranza

Babak Monazzami è un giovane persiano, costretto a scappare dall’Iran per salvarsi la vita ed è Milano la città che sceglie. Qui arriva con le ferite che nasconde sotto al giubbotto ed ottiene da subito lo stato di rifugiato politico. A Milano finalmente ricomincia a costruire il suo futuro, si iscrive all’Università nella facoltà di lingue straniere e fa le traduzioni per il tribunale, collaborando con diverse Forze dell’Ordine.

Si iscrive presso alcune agenzie di modelli e diventa un volto noto per aver girato un video musicale con Giusy Ferreri. È un ragazzo pieno di talento e nel tempo libero dipinge, fotografa ed è videomaker. Milano è la città che ama e dove finalmente assapora la libertà ed è felice, ma anche da qui, a malincuore, sarà costretto ad allontanarsi, per andare incontro a una serie di difficoltà che sembra infinita, arriva infatti in Germania dove anche lì i Diritti Umani vengono annullati.

Questa versione inedita del documentario è stata proposta al Festival dei diritti Umani di Lugano con sottotitoli in inglese e al Festival di Amnesty International con i sottotitoli in francese. E volerà fino in Corea del sud per essere proiettato all’interno del Museo di arte moderna di Ulsan (con i sottotitoli in coreano) dal 27 al 30 novembre 2024.

Ed è stata proiettata in anteprima il 15 settembre, nell’incantevole Palazzo della Cultura di Catania, dove si è svolto il Festival internazionale del cortometraggio Corti in Cortile, il Cinema in breve, giunto alla XVI edizione.

Il documentario si intitola “Stai fermo lì” ed è stato realizzato dalla giornalista e regista Clementina Speranza. Ha vinto di recente il Premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia, all’interno della XV edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.

 

Pertanto alla proiezione del 15 settembre era presente la Console Onoraria, Carlotta Lombardo, in rappresentanza dell’Ambasciata Svizzera in Italia, che insieme all’autrice hanno dialogato col pubblico. In sala era presente anche Nadia Brodbeck, preside della scuola svizzera di Catania perché d’accordo con Monika Schmutz, Ambasciatrice Svizzera in Italia, c’è in progetto di proiettare il documentario nelle scuole svizzere. Per far comprendere ai ragazzi che la libertà è un bene prezioso.

 

I giovani occidentali hanno la libertà di scegliere come vestirsi, come pettinarsi, lo sport da praticare, di decidere quale lavoro svolgere. Con il racconto di Babak si capirà che non sempre è così in Iran.

 

Obiettivo, poi, non è solo quello di risvegliare la coscienza del pubblico, ma anche di ricordare quale sia il prezzo che il silenzio può esigere. È un invito a non chiudere gli occhi verso chi è dovuto scappare dalla propria terra anche se mai l’avrebbe voluto.

Mostra il coraggio di chi lotta per costruire un futuro migliore e lascia a tutti un potente messaggio di speranza e di libertà.

 

“Monazzami è anche un artista, diverse le mostre che ha realizzato a Milano e numerosi sono i dipinti che si avvicendano come scenografia e tra i racconti del documentario, per questo durante le proiezioni desidero la sua presenza e di uno dei suoi quadri. È come se venissero fuori dalla pellicola”, spiega la giornalista-regista.

 

La copertina del documentario è stata disegnata da Babak. Un dipinto rievoca un tappeto persiano con al centro i tratti a matita che delineano il volto del protagonista. In rosso e verde su fondo bianco (i colori della bandiera Iraniana) alcuni versi di una poesia che parla di libertà.

Oggi Babak, dopo 20 anni in Europa, non ha ancora trovato sicurezza e riconosciuti tutti i diritti.

 

“I diritti umani rappresentano un valore cardine per la Svizzera. Sono parte integrante della nostra tradizione, della nostra storia e della nostra politica estera. L’ambasciata di svizzera desidera sottolineare l’importanza del cinema come veicolo di promozione e di sensibilizzazione per i diritti umani. Ciò che è piaciuto di STAI FERMO LÌ è il forte messaggio Pace che trasmette. È un inno alla forza interiore e alla capacità di lottare restando fedeli a se stessi. Permette allo spettatore di ripercorrere la vita del protagonista, un uomo che non trasmette alcun odio, comunica pace, e amore incondizionato per la sua patria. Con il premio per la Pace abbiamo premiato il coraggio della regista, per aver dato voce a chi non l’aveva, e il coraggio di un uomo, il protagonista, per essersi voluto raccontare nonostante tutto. Salutiamo e applaudiamo il coraggio di Babak e Clementina per averci raccontato questa storia. Ricordiamo al tempo stesso che tanti altri vivono ancora in tali condizioni. Mentre ogni essere umano deve poter vivere in pace, libero dalla paura e dalla miseria. In conclusione vorrei ribadire che di fronte ai conflitti violenti nel mondo attuale, non dobbiamo mai dimenticare i destini individuali che sono sconvolti di conseguenza”, Carlotta Lombardo, Console Onoraria della Confederazione Svizzera in Catania.