di Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia Milano
Massima efficienza energetica degli immobili ( ritagliata su misura per le multinazionali della green economy) nel programma della U.E. (75 miliardi all’anno destinati prevalentemente agli investimenti dei grandi operatori) impronterà i criteri di erogazione del Recovery Fund.
La corsa al rialzo degli obiettivi metterà in difficoltà le economie più deboli ed i soggetti più deboli. Ad esempio si traduce immediatamente in un condizionamento nella concessione dei bonus edilizio-energetici (scatti di classi energetiche etc.)
Il “passaporto di ristrutturazione”: un appesantimento burocratico inutile e costoso, che si pone sulla stessa linea della carta d’identità degli edifici, alias fascicolo del fabbricato.
Il programma di neutralità climatica 2050, che verrà approvato prossimamente dal Parlamento Europeo, sembra disegnato su misura per le operazioni condotte dalle grandi imprese; la stessa platea delle società ed enti che hanno fatto pervenire documentalmente propri contributi conoscitivi ai fini della redazione del programma, mostra uno schieramento di tutti i maggiori operatori economici del settore della green economy europea. Manca, a nostro avviso, ( tranne che per qualche accenno “di stile” ) una attenzione ai problemi del popolo minuto degli utenti, che muovono su una lunghezza d’onda differente rispetto a quella delle grandi imprese. Creano una domanda, ma non sono visti come operatori. I loro problemi sono: burocrazia infinita, vincoli condominiali, normative edilizio/urbanistiche punitive, difficoltà economica diffusa. La logica ispiratrice del programma non sembra tanto quella di favorire operazioni spontanee, quanto quella di promuovere operazioni “spintanee”.
In particolare, questo programma di rigenerazione urbana, pur lodevole per gli obiettivi che si pone, viene dibattuto in un momento di grande difficoltà per il settore edilizio esistente. Esso appare pertanto decontestualizzato anche per quanto riguarda l’invito alla Commissione a rivedere al rialzo gli obiettivi del 2030: tipica logica di un’economia ricca che si può permettere di essere virtuosa ad oltranza, e non di una economica di crisi qual è quella che ci troveremo a dover affrontare nel lungo periodo del “new normal”.
Si parla di una “ondata di ristrutturazioni”. A noi sembra che tutto questo sia fuori dalla realtà italiana.
L’asticella sempre più elevata degli obiettivi metterà in difficoltà i Paesi più deboli, come l’Italia, la quale ad esempio si trova nella necessità di ridurre i bonus edilizi, in relazione al grado di riqualificazione energetica degli edifici.
Questa logica francamente ci preoccupa poichè, secondo quanto anticipato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, informerà anche i criteri di erogazione del Recovery Fund.
Tra l’altro, la richiestadi introdurre un ”passaporto di ristrutturazione” degli edifici ( requisito necessario in tutta la U.E. ) che registri i miglioramenti costanti e verifichi la profondità delle ristrutturazioni nonché la prestazione energetica, rappresenta un ulteriore appesantimento burocratico del quale non si avverte minimamente la necessità; inoltre non precisandosi se applicabile solo alla nuova produzione edilizia, ovvero anche agli interventi edilizi ordinari su edifici esistenti, rischia di aggravare i problemi finanziari dei proprietari immobiliari privati, senza alcuna effettiva utilità: infatti tale documento, se correttamente realizzato per raggiungere i fini che si propone, avrà un costo notevole.
Viene fatto presenteche, al fine di garantire l’efficienza energetica del parco immobiliare entro il 2050, siano necessari incentivi UE per oltre 75 miliardi di euro all’anno. Ma l’entità degli stimoli che tali investimenti produrrebbero in termini di incremento dell’economia e dell’occupazione sembra elaborata prima della pandemia e comunque è del tutto apodittica.
NOTA (parte integrante del documento europeo):
[1] Secondo i calcoli dell’Istituto europeo per la prestazione energetica nell’edilizia (BPIE), la superficie abitabile degli edifici europei raggiunge all’incirca i 25 miliardi di m2. Ristrutturarne il 3 % all’anno significa ristrutturare ogni anno 750 milioni di m2. Il costo della ristrutturazione profonda oscilla fra i 300 e gli 800 EUR al m2, a seconda dei costi locali e delle condizioni dell’edificio. Una sovvenzione di 100 EUR per ogni m2 ristrutturato comporta una spesa di 75 miliardi di EUR all’anno. Spendendo 75 miliardi di EUR all’anno per il prossimo decennio sarebbe quindi possibile sostenere un tasso di ristrutturazione profonda pari al 3 %. Tale importo contribuirebbe con una percentuale compresa tra il 12 % e il 30 % agli investimenti nella ristrutturazione profonda, che a loro volta producono un risparmio energetico del 50 % almeno