a cura di Maurizio Podico, presidente APPSA
Negli ultimi anni negli Stati Uniti l’aumento di alcuni malori legati all’ingestione massiccia di carne rossa ha portato ad una sempre maggior convinzione che potessero essere correlate a reazioni allergiche era divento sempre più evidente e chiaro sia per il decorso e per la profilassi.
Uno degli aspetti che ha provocato dubbi e ritardi nell’identificazione delle cause è il manifestarsi dei sintomi, che al contrario delle più comuni allergie alimentari, non si manifestava a ridosso dell’ingestione di alimenti ma a distanza di alcune ore con sintomi abbastanza tipici come come prurito, gonfiore, edema del viso, lingua e gola, diarrea mal di stomaco e vomito.
Inoltre, a seguito di un’aumentata attenzione a tale fenomeno, si è notato che tali sintomi comparivano anche a fronte dell’ingestione di altri alimenti, anche non carnei, anche se non costantemente.
È ovvio che il ritardo dei sintomi rispetto all’ingestione degli alimenti e la moltiplicazione delle possibili cause della reazione ha ostacolato lo studio del problema che solo recentemente è stato definito come derivante da un particolare evento scatenante in individui predisposti: il morso di una zecca.
La reazione allergica è infatti causata dalla comparsa di immunoglobuline specifiche (le molecole che innescano la reazione) di classe IgE alla sostanza (allergene) scatenante chiamata “alfa-gal” (abbreviazione di galattosio-alfa-1,3-galattosio).
L’allergene in questione è infatti presente sia nella saliva che viene iniettata dal parassita che nella carne rossa o bianca di ogni tipo e genere (salvo che in quella dei primati) ma anche nel latte e latticini e nelle gelatine come la carragenina, sostanze utilizzate in salse, dolci, addensanti per yogurt o creme, caramelle ma anche tofu e altri preparati pronti.
Le vacanze estive in cui aumentano i momenti di esposizione della pelle senza protezione in ambienti contaminati possono aumentare il rischio di essere punti da una zecca e i casi di tale allergia stanno iniziando a comparire anche nel nostro paese.
In genere le zecche non sono molto selettive nella scelta dell’organismo da parassitare, ma possono scegliere diverse specie animali, dai cani ai cervi, agli scoiattoli fino all’uomo, in cui iniettano l’allergene sensibilizzando la vittima.
Occorre, inoltre, tenere presente che le stesse specie che si nutrono su grandi mammiferi possono parassitare anche gli uccelli quando sono nello stadio di larva e ninfa ed essere così diffuse.
Sia il CDC (Center for Disease Control and prevenction) americano che, oggi le autorità sanitarie europee racomandano di prestare grande attenzione durante escursioni e gite onde evitare di essere punti dalle zecche e utilizzare repellenti, calze e camicie, controllando di non essere stati attaccati in quanto, anche se pare che l’”allergia alla carne rossa” possa sparire in alcuni anni, non è l’unica malattia pericolosa che questi parassiti possono trasmetterci (https://www.epicentro.iss.it/zecche/ ).
Il quadro abbastanza sfumato di questa patologia dovrebbe far riflettere anche sulla segnalazione di malori attribuiti a tossinfezioni alimentari che però non trovano riscontri microbiologici.
In tal caso, pur giustificando ampiamente eventuali indagini o ispezioni da parte degli Organi di Controllo Ufficiali, in assenza di cause accertate, si dovrebbero scagionare le strutture di ristorazione eventualmente sospettate.