Diabete di tipo 2 in Lombardia: sfide e soluzioni per una pandemia silenziosa

Esperti del settore sanitario hanno recentemente delineato le criticità e le soluzioni legate al diffondersi del diabete di tipo 2 durante l’evento “LA PANDEMIA DIABETE T2 – DAI MODELLI ORGANIZZATIVI, ALLE CRITICITÀ GESTIONALI, ALLE NUOVE OPPORTUNITÀ DI CURA – LOMBARDIA”. Il dibattito, organizzato da Motore Sanità con il contributo di Menarini Group e la collaborazione scientifica di AMD, ha offerto una panoramica approfondita sulla complessità della situazione e proposte concrete per affrontare questa emergenza sanitaria.

 

Sfide emergenti

Il Coordinatore Operativo Gruppo Annali AMD Consiglio Direttivo AMD Lombardia, Alberto Rocca, ha sottolineato la necessità di azioni su vasta scala per modificare abitudini e contrastare l’obesità, strettamente collegata allo sviluppo del diabete di tipo 2. “Serve però un impegno ad ampio raggio – continua Rocca –, che aiuti a superare le barriere che ancora adesso rendono più complessa la prevenzione e la cura del diabete: l’assenza di un registro di malattia, lo scarso coordinamento delle cure fra la Medicina generale e le Strutture specialistiche, la necessità di avviare azioni sistemiche che coinvolgano il Governo centrale, le Regioni e le grandi città. Abbiamo strumenti legislativi e di orientamento ad hoc (la Legge 115/87, la Legge 8/92 in Lombardia, il Piano sulla malattia diabetica 12/2012…), che ancora adesso sono solo parzialmente applicati. Occorre rivalutare le modalità di attuazione dell’impegno dei Diabetologi all’interno delle Case di Comunità, attivare concretamente la Rete Diabetologica, tenendo presenti anche le indicazioni ed i suggerimenti proposti dalle Società Scientifiche (in particolare FeSDI – Alleanza per il Diabete, che raccoglie gli specialisti AMD e SID).  C’è ancora molta strada da fare per ottenere i risultati attesi nel miglioramento dell’accesso alle cure, della razionalizzazione dei percorsi assistenziali, dell’appropriatezza terapeutica, mantenendo quella formidabile garanzia di equità, garantita dalla nostra Costituzione e rappresentata dall’impostazione “universalistica” del nostro Sistema Sanitario Nazionale”.

 

Prospettive innovative

Il Professore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano, Livio Luzi, ha evidenziato l’esistenza di nuovi farmaci efficaci per la riduzione dei livelli glicemici e la prevenzione di complicanze cardiache e renali. “Le nuove classi di farmaci sono efficaci e scevre da importanti effetti collaterali – prosegue Luzi –, però hanno un costo medio maggiore dei farmaci già in uso. È perciò cruciale una corretta fenotipizzazione del paziente diabetico per permettere la scelta più appropriata farmaco, scelta che deve essere costruita per il singolo paziente e non in generale per la malattia”.

 

Coinvolgimento chiave

Il Consigliere Regionale Commissione Sanità Regione Lombardia, Davide Casati, ha enfatizzato l’importanza del coinvolgimento di diversi “stakeholders” per una presa in carico efficace dei bisogni delle persone e delle cronicità. “Dopo la pandemia è necessario invertire la rotta sul fronte della prevenzione – chiosa Casati -,  unica soluzione nel medio lungo termine per aumentare la qualità della vita e ridurre la spesa pubblica. Più prevenzione primaria e secondaria, aumento dell’accessibilità alle cure e assistenza, miglioramento dell’appropriatezza, valorizzazione del territorio e integrazione sociosanitaria devono essere i pilastri del presente e del futuro”.

 

Ruolo cruciale delle farmacie

La Vicepresidente dell’Associazione Chimica Farmaceutica Lombarda, Manuela Bandi, ha sottolineato il ruolo fondamentale delle farmacie nella gestione del diabete, fornendo supporto all’aderenza alla terapia e promuovendo stili di vita sani. “In particolare – aggiunge Bandi -, la rete delle farmacie lombarde permette di informare in modo adeguato il cittadino, ma anche garantire un accesso ai dispositivi più semplice e capillare e, in definitiva, rendere il sistema di cura del diabete più sostenibile”.

Punto di vista globale

Il diabete è una malattia molto diffusa – conferma il Presidente SID, Alessandro Roberto Dodesini –, nel mondo si stima che mezzo miliardo di persone abbia problemi di controllo della glicemia. In Italia ne soffrono circa 4 milioni di persone e sono poco più di 700.000 i residenti in Lombardia affetti da diabete. Il diabete è anche una malattia molto complessa: se non adeguatamente curato, può causare complicanze molto gravi a vari organi che incidono negativamente sul benessere della persona, condizionandone pesantemente la qualità e la quantità di vita (accorciandola in media di oltre 6 anni ma di quasi 16 se diagnosticato in età pediatrica). Il diabete pertanto, per il suo forte impatto socio-sanitario, necessita di grande attenzione da parte di tante figure (non solo sanitarie) che gravitano intorno al paziente diabetico I dati epidemiologici ci indicano quanto sia urgente investire dedicare risorse sufficienti alla prevenzione, all’educazione e alla cura del diabete”.

Appello per l’azione

Gianluca Perseghin, Professore Ordinario di Endocrinologia, ha sottolineato la gestione complessa del diabete, richiedendo un approccio differenziato in base alle fasi della vita del paziente.

La voce delle Associazioni Diabetici

Nel corso della tavola rotonda è intervenuta anche Maria Luigia Mottes, rappresentante del Coordinamento Lombardia Associazioni Diabetici, con queste parole: “Il diabete Tipo 2 è una spina nel fianco della nostra società sia per i costi diretti al SSN/R sia per i costo indiretti, sia per le condizioni di vita alquanto critiche dovute alle complicanze per le persone affette e i loro famigliari, inoltre colpisce per lo più anziani e fragili. In Lombardia su 560.000 diabetici gli over 65 sono 364.000! Certo non è la malattia diabetica che limita la qualità di vita, ma certamente le complicanze che essa porta per una prevenzione non fatta e una gestione non adeguata. La prima causa del proliferare del diabete tipo 2 è sicuramente la scarsa prevenzione ed oggi abbiamo disponibilità di presidi in grado di rilevare, sui soggetti a rischio, il controllo metabolico in continuo per più giorni e conseguentemente rilevare la probabilità di sviluppo del diabete; è un impegno importante ma altrettanto importante sarebbero le possibilità di diagnosi precoce e di prevenzione, uno screening tipo quello per la diagnosi del tumore al colon retto. Alla diagnosi di diabete Tipo 2 è fondamentale il coinvolgimento del malato e/o dei suoi caregiver nella gestione della malattia, il malato deve saper monitorare i parametri che incideranno sul buon esito della cura:  glicemia, pressione etc. Al malato non vanno solo prescritti dei farmaci, ma deve essere portato al saper essere diabetico, per fare questo sono necessari tempi di visite più lunghi sia da parte dei MMG che degli specialisti. In un quarto d’ora non si può convincere nessuno a cambiare stile di vita! Il controllo annuale, quando c’è, non è sufficiente a garantire una buona gestione della malattia!  L’erogazione periodica di ricette e il controllo del Farmacista sull’adesione alla terapia sono parametri non assolutamente garanti di un buon controllo metabolico e di una malattia non in evoluzione. Ricordiamo i piedi che nessuno controlla. Considerazioni: la malattia diabetica è curata e vissuta in modo diverso a seconda dei momenti della vita: il bambino riceve ogni attenzione e cura sia da parte dei genitori che dalle strutture socio sanitarie; il giovane adulto ha a disposizione ogni possibilità di cura e può interagire facilmente con le istituzioni sanitarie e non; il diabetico anziano o vecchio invece è molto spesso isolato e dipendente da altri e spesso con complicanze pesanti, difficili da gestire e, per i più anziani e fragili a volte si spalancano le porte delle RSA.   Un accesso più intensivo ai farmaci che prevengono complicanze cardiache, che annullano il rischio di ipoglicemia, che migliorano il controllo metabolico, che semplificano la terapia, che pure riducono il sovrappeso devono poter essere utilizzati da tutti i diabetici che ne potrebbero avere benefici. Una maggiore spesa oggi non deve essere vista come una spesa/un costo, ma un investimento per il futuro e un dovere verso il malato che ha diritto alle cure più appropriate. Anche i rinchiusi nelle RSA hanno diritto ad accedere a questi farmaci ed ai presidi di controllo glicemico in continuo. È importante che geriatri e responsabili dei servizi per anziani fragili si facciano carico di curare i diabetici con strumenti più efficaci possibili onde limitare le conseguenze drammatiche di amputazioni, dialisi, infarti e via… La cura del diabete e delle complicanze va migliorata e la stesura di PDTA, condivisi anche dall’Associazione dei Pazienti, con un’adeguata applicazione controllata e valutata attraverso il raggiungimento di obiettivi  a breve e lungo termine migliorerà la qualità e quantità di vita dei pazienti, porterà un risparmio di risorse economiche, eviterà di essere diagnosticati diabetici a seguito di infarto o amputazione. Il tutto è possibile se c’è: conoscenza della malattia e dei fattori di rischio nella società, conoscenza e partecipazione da parte del personale sanitario,  implementazione delle risorse umane per l’assistenza,  compartecipazione attiva di tutti gli stakeholders al percorso di cura,  coinvolgimento consapevole del paziente nella gestione della malattia, costi per l’innovazione accessibili e congruenti con la numerosità dei pazienti coinvolti,  risorse economiche pubbliche adeguate. Noi Associazioni Diabetici ci siamo al fianco di tutti per un diabete che non faccia più danni oltre alla malattia stessa. Preveniamo, preveniamo, preveniamo in tutte le fasi della non malattia sino all’impossibile. Autorizziamo e utilizziamo ogni mezzo possibile per ridurre il problema diabete!”.