La prova costume e le bevande dietetiche

a cura del Prof. Maurizio Podico presidente APPSA

In questi giorni è tornata alla ribalta la notizia, che ciclicamente compare nei periodi prevacanze, sulla pericolosità dei dolcificanti e delle bevande dietetiche che li contengono per la coincidenza della “prova costume” e delle “manovre dietetiche” (anche se spesso illusorie negli effetti reali) che lo accompagnano.

In primis, si tende a dimenticare che tali bevande sono “alimenti per diete particolari” in quanto hanno caratteristiche sostanzialmente differenti dai corrispondenti alimenti o bevande convenzionali.

Infatti, in etichetta si evidenziano ed esaltano delle caratteristiche come “senza lattosio”, “senza glutine” o come, nel fatto di specie, “senza zuccheri”.

In quest’ultimo caso si informa il Consumatore che il prodotto non contiene zuccheri, non che non è dolce: infatti, solitamente contiene delle sostanze che non sono carboidrati (zuccheri) pur apparendo al nostro palato dolci.

In pratica per avere il “gradimento” delle nostre papille gustative proviamo a ingannarle con sostanze che riescono a darci la sensazione di bevanda dolce (contenente zucchero) senza esserlo veramente.

Il maggior problema non è la loro presunta pericolosità (amplificata solitamente nelle crescite negli stadi giovanili = bambini) ma la subdola e inapparente politica che il nostro Paese e l’UE in generale supporta accettando i claim (pubblicità in etichetta ed altrove) che esaltano le doti dietologiche dei prodotti “senza zuccheri” o “senza zuccheri aggiunti” che nella realtà sono pieni di edulcoranti che spesso vengono identificati solo con un codice identificativo (sigla comunitaria) “Contiene EXXX” senza ulteriori informazioni.

Nel passato, la malnutrizione o la scarsità di cibo portava a valutare come alimenti di alta qualità quelli che fornivano molta energia abbinata a sostanze coadiuvanti del nostro metabolismo come aminoacidi essenziali e vitamine, mentre oggi individuamo come utili sono quelli che continuando a fornire queste sostanze e siano, però, ipocalorici.

La parte illogica è l’illusione data dai claim già citati sull’assenza di zuccheri che genera una logica domanda: lo zucchero fa male???

La risposta è no, assolutamente no! Se assunto in quantità moderata.

Ancora una volta siamo noi a trovare nell’abbondanza la capacità di farci del male quando già la scuola Salernitana diceva per mantenersi in salute:

«Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose:
l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta

Per quelli che non vogliono capire: mangiare poco e in maniera varia è la prima delle medicine, abbinata ad una adeguata attività intellettuale e, specialmente, fisica.

Per questa ultima siamo ormai agli sgoccioli, in quanto siamo alla trasmissione di sms anche se da pochi metri di distanza e con avatar, realtà virtuale e videocall anche gli spostamenti saranno sempre minori.

Ora quale riflessione vorrei condividere?

Una molto semplice: se leggendo BENE le etichette dei prodotti alimentari o delle bevande non vi viene alcun dubbio, pensando di somministrare il prodotto a vostro figlio, vuol dire che l’etichetta è stata chiara come richiesto dall’Art. 1 del REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori:

Oggetto e ambito di applicazione

  1. Il presente regolamento stabilisce le basi che garantiscono un elevato livello di protezione dei consumatori in materia di informazioni sugli alimenti, tenendo conto delle differenze di percezione dei consumatori e delle loro esigenze in materia di informazione, garantendo al tempo stesso il buon funzionamento del mercato interno.

Altrimenti, comunque, sarebbe utile, per una sorta di par condicio informativa, attribuire in etichetta lo stesso spazio ai claim – o reclame, come il grande Funari definiva le pubblicità – che affermano l’assenza di zuccheri o l’assenza di loro aggiunte, all’avviso che il prodotto contiene edulcoranti.

Approfondimento:

Principali dolcificanti o edulcoranti utilizzati in ambito alimentare:

Saccarina (E954) è stato il primo dolcificante impiegato e è stato utilizzato a lungo prima di essere messo in discussione. È stato recentemente “riabilitato” e tornato in uso.

Aspartame (E951) IARC e JECFA hanno condotto esami indipendenti per valutare il potenziale rischio cancerogeno e altri rischi per la salute associati al consumo di aspartame. È stato inserito nella Classe 2B con una Dose Giornaliera che non dovrebbe superare i 40 mg per kg di peso corporeo.

Acesulfame K (E950) scoperto per caso da un chimico nel 1967 è stato introdotto negli edulcoranti che esprimono una notevole capacità dolcificante (circa 200 volte il saccarosio).

A questi dolcificanti si aggiunge spesso nelle formulazioni europee il ciclamato di sodio (E952), un edulcorante messo al bando negli USA, ma non in tutti i paesi UE, di cui il maggior produttore è la Cina ed è spesso presente negli alimenti e nelle bevande da essa prodotte destinate all’UE.

Dulcis in fundo recentemente è aumentato l’uso della Stevia (E960) che parrebbe essere il meno preoccupante degli edulcoranti in quanto a suo carico ci sono, al momento, pochissimi dubbi.